La raccolta indifferenziata della spazzatura televisiva

“Noi siamo per un cambiamento radicale, forte, per una discontinuità profonda, lo dico a Draghi che nelle prossime settimane farà proposte sulla guida dell’azienda, la Rai non può più continuare così, quello che è successo a Rai 2, con una propaganda così becera e bieca contro l’Europa è intollerabile”. Lo ha detto il segretario Pd, Enrico Letta, nella replica alla direzione Pd. Finalmente ha mirato giusto: spero soltanto che non proponga di risolvere il problema rai con le quote rosa, anche perché in rai le quote rosa abbondano di insulse “sgallonatrici” e di pedanti esibizioniste, che trattano il pubblico come un esercito di guardoni.

Mi danno un certo fastidio le passerelle, vale a dire mi disturba l’esibizione clamorosa del proprio io sbattuto in faccia agli altri per conquistarne semplicisticamente il consenso o addirittura l’elogio: sopportavo soltanto la passerella finale delle spogliarelliste nelle riviste a luci rosse anche se mi sentivo comunque un guardone, ruolo da cui ho sempre tentato di rifuggire. Volendo restare un attimo in materia di erotismo da strapazzo, ricordo quando il giovanissimo garzone del mio barbiere, in occasione delle feste natalizie, mi propose di scegliere un piccolo regalo tra un almanacco profumato grondante culi e tette e una insignificante agendina telefonica: scelsi provocatoriamente l’agendina telefonica, lasciando di stucco l’apprendista parrucchiere. Volli comunque spiegare, a scanso di equivoci, il senso della scelta: «Anziché “sgolosare” sulle piccole foto di donne nude, preferisco rischiare l’approccio con donne in carne ed ossa, annotandone il relativo numero telefonico…».

Dopo questa strana e pruriginosa divagazione, che con la televisione, rai compresa, c’entra eccome, torno a bomba. Il riferimento di Letta è ad un servizio di circa due minuti trasmesso nel talk show di Rai2 Anni 20, che rischia di diventare un nuovo caso dalle parti di Viale Mazzini. La trasmissione condotta Francesca Parisella è finita nel mirino per un filmato fortemente antieuropeista, il tutto partito dal via libera al provvedimento che consente l’uso di vermi della farina gialla essiccati come nuovo alimento: “Cosa ci offre l’Europa per fine cena? Un gustoso biscotto alla farina di vermi. Un film dell’orrore? No, ce lo chiede l’Europa di mangiare da schifo”.

Solo un pretesto per poi occuparsi di altro: “L’Europa ci ha chiesto di fidarci sul piano vaccini. Il risultato? Siamo ancora chiusi con il coprifuoco (…) Il pacchetto europeo con il Recovery fund riscrive debiti e nuove tasse, ma ci chiede anche di munirci di bavaglio raccomandando una sorta di ddl Zan in scala continentale”. Così quello dell’Europa viene definito un “delirio regolatore”. D’altra parte è anche vero che il programma è stato visto da soli 453.000 telespettatori con l’1,9% di share, un flop di ascolti che ha condannato da tempo lo spazio, definito da molti in quota Fratelli d’Italia, alla sospensione prevista stando ai rumors per giovedì 20 maggio (da “fqmagazine”).

Non ho visto questo programma – cerco da tempo di non appiattirmi nel fare il guardone televisivo (vedi sopra) – ma mi sto chiedendo se in rai ci sia più spazzatura nelle trasmissioni leggere o in quelle (che dovrebbero essere) serie. Una cosa è certa: la spazzatura abbonda. Spero possa trattarsi della goccia che fa traboccare un vaso peraltro da parecchio tempo strapieno fino all’orlo della sopportazione buongustaia.

Da qualsiasi parte la si prenda, la rai mostra limiti e difetti clamorosi e pericolosi. Il livello dell’informazione è scadente alla faccia dell’inflazione giornalistica. I talk show imperversano in modo vergognosamente autoreferenziale. Il servizio pubblico non riesce minimamente a fare breccia in un panorama squallido e talora vomitevole. Si intravedono sprechi enormi di risorse. Il clientelismo, nonostante gli sforzi di occultamento, emerge con le punte di un vecchio e spregevole iceberg. Un carrozzone inguardabile ed inascoltabile in cui rischiano di venire occultati anche i pochi lodevoli sforzi di rai cultura e rai storia. Rai sport è il carrozzone nel carrozzone: frotte di inutili commentatori e di asfittici conduttori, bieco, pedissequo e sistematico ossequio al sistema. Potrei continuare.

Alcuni giorni or sono, in corrispondenza di un talk show particolarmente futile, mi sono chiesto: e io dovrei, con il mio canone, pagare lo stipendio a questi giocherelloni che seminano zizzania culturale? Purtroppo è così. Fino a qualche tempo fa, forse più a livello teorico che pratico, la rai funzionava come un piccolo e relativo bene rifugio di fronte all’invasione barbarica delle televisioni commerciali. Non vorrei esagerare ma forse si sta capovolgendo il discorso e talora mi capita di fuggire dalla rai per ripiegare sulle tv private: lì almeno so a cosa vado incontro e mi posso premunire meglio.

Torna d’attualità un discorso, tante volte da me citato. Ricordo che, molti anni fa, monsignor Riboldi, vescovo di Acerra, durante una conferenza all’aula magna dell’Università di Parma, raccontò di avere scandalizzato le suore della sua diocesi esprimendo loro una preferenza verso la stampa pornografica rispetto a certe proposte televisive perbeniste nella forma e subdolamente “sporche” nella sostanza. In fin dei conti la pornografia pura si sa cos’è e la si prende per quello che è, mentre è molto più pericoloso, dal punto di vista educativo, il messaggio nascosto che colpisce quando non te l’aspetti.

Se Mario Draghi avesse il coraggio di mettere la mano dentro questo autentico covo di serpenti velenosi, avrebbe tutta la mia solidarietà: non abbia paura di sforbiciare, di mandare a casa parecchia gente, di ridurre la rai ad una televisione “pallosa”. Meglio rischiare di annoiarsi alle prese con qualche proposta culturale seria che distrarsi con lo sciocchezzaio di Stato.