Il primo bigotto che canta ha fatto l’uovo omofobo

Innanzitutto vorrei chiamare il disegno di legge Zan, attualmente in discussione al Parlamento, con il suo vero nome, vale a dire “Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità”. Non è una pignoleria, ma il tentativo di togliere fin dall’inizio il discorso dalla strumentalizzazione e contrapposizione politica per portarlo alla sostanza dello scopo che la legge vuole raggiungere.

Siccome è difficile, oserei dire insostenibile, opporsi al suddetto scopo, gli oppositori sostengono alcune tesi che mi appaiono pretestuose, dopo avere letto attentamente il testo in questione. Esso violerebbe la libertà di opinione, sarebbe inutile in quanto il codice penale sarebbe in materia più che sufficiente, andrebbe addirittura contro la giusta considerazione per l’istituto familiare.

La prima contestazione è superata dall’articolo 4 del provvedimento, dedicato al pluralismo delle idee e alla libertà delle scelte, che recita testualmente: “Ai fini della presente legge, sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla li­bertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”.

La seconda critica è smentita dall’impostazione stessa della legge che prevede una serie di modifiche e di integrazioni al codice penale al fine di rendere punibili o comunque più punibili certe condotte riconducibili alla discriminazione e alla violenza. Se mai fosse vero che le norme penali sarebbero già sufficientemente chiare e severe in materia, ripetere la condanna e ribadire la punibilità di certi reati particolarmente odiosi e gravi non sarebbe comunque inutile: repetita juvant.

Quanto alla terza critica, strumentalmente collegata all’azione di sostegno alla famiglia, la tesi piuttosto ardita e cervellotica consiste nel timore che le opinioni favorevoli alla famiglia tradizionale possano diventare omofobe alla luce delle nuove norme, in quanto escluderebbero altre forme di famiglia. Siamo alla pura follia reazionaria, alla difesa d’ufficio di una tradizione fuori dal mondo e dal tempo.

Ricordo un piccolo ma eloquente episodio. Un caro amico, molto scrupoloso nell’osservanza delle regole previste dal catechismo cattolico in materia matrimoniale, fu invitato alla cerimonia di nozze che veniva celebrata in comune e non in chiesa. Il confessore tolse ogni e qualsiasi imbarazzo: vai tranquillo, in un periodo in cui non si vuole sposare nessuno, ben venga chi lo fa indipendentemente dal come e dove.

Mi sembra, tutto sommato, il solito motivetto bigotto dei vari family day riveduti e corretti, stigmatizzato dal mio caro indimenticabile amico don Luciano Scaccaglia, che alcuni anni or sono si espresse con accenti molto incisivi e, come al solito, fuori dal coro: «Dio non si interessa delle tendenze sessuali, stima tutte le coppie, sia etero che omosessuali, perché Lui è Padre e Madre di tutte/i. È questo che non hanno capito i bigotti sostenitori del Family day. Non c’è solo la famiglia tradizionale, ma anche altre unioni dove regnano l’amore e altre forme di fecondità. Di questo amore hanno bisogno tutti i bambini: di uomini e di donne con la vocazione genitoriali presente nelle persone etero e in quelle omo. Di amore hanno bisogno: perché Dio è amore universale, per estensione e per qualità. Ama tutti, sempre, e di tutti rispetta l’identità. Non fa l’esame del sangue, ma inietta in tutti un amore viscerale, di Padre e di Madre, ci salva con il sangue del Figlio sulla croce. Anche la famiglia di Gesù non era regolare, “canonica”: la madre, si legge nei vangeli, è biologica, ma in modo misterioso; il padre (Giuseppe) non è padre, ne fa le veci, è putativo: si pensava fosse padre, ma non lo era. Dio ama tutte le famiglie e tutte le unioni, perché, dice il Libro Sacro, ha “viscere” di misericordia. Tradotto in italiano: l’utero di Dio è un infinito contenitore di misericordia. Grazie, Dio!!!».

Chiedo scusa se in conclusione giro il discorso, forse un po’ troppo, sul piano religioso: d’altra parte, sotto sotto, chi contesta la legge di cui sopra strizza l’occhio alla mentalità cattolica più chiusa e retriva, per motivi meramente elettoralistici. Il cardinale Carlo Maria Martini diceva: «Non è male che due omosessuali abbiano una certa stabilità di rapporto e quindi in questo senso lo Stato potrebbe anche favorirli. Non condivido le posizioni di chi, nella Chiesa, se la prende con le unioni civili».