Era ora, ma è molto tardi

“Per almeno 15 giorni ho da lavorare, da studiare, da fare altro. Se non emergono fatti straordinari nuovi preferisco fare a meno non solo di andare in televisione ma anche di rilasciare interviste”. Lo ha annunciato l’infettivologo Massimo Galli a L’Aria che Tira, su La 7.

È dall’inizio della pandemia che i cosiddetti scienziati, sollecitati da una vergognosa caccia allo scoop giornalistico sulla pelle e sulla psiche degli italiani, si contendono i palcoscenici mediatici alimentando, oltre tutto, incertezze e confusione dovuti ai loro pareri sparati alla viva il covid.

Spero che Massimo Galli, che giudico peraltro un sincero e competente, anche se un po’ stizzoso, professionista, possa fare scuola e indurre tutti i colleghi ad un proficuo silenzio stampa. Se ne sentiva veramente il bisogno.

Se un buon bicchiere di informazione verace fa indubbiamente bene, una sbornia di informazione fasulla altera la mente e confonde le idee. Massimo Galli forse passerà alla storia per avere dato più una lezione di democrazia e di corretto uso della libertà di stampa che di infettivologia.

Sulle ali di una deriva mediatica “tuttologa” siamo diventati tutti esperti di tutto, vale a dire che non sappiamo più “un cazzo di niente” e, cosa ancor più grave, non sappiamo più a chi rivolgerci per avere notizie e consigli veramente utili.

La sobrietà è la più grande delle virtù: tutto deve essere detto e fatto nelle giuste dosi, pena l’ottenimento di gravi e deleteri effetti contrari. Vale per gli scienziati, vale per i politici, vale per i giornalisti, vale per tutti.

Volete un esempio concernente l’area politica? Abbiamo davanti il semestre bianco, vale a dire il periodo durante il quale il presidente della Repubblica non può sciogliere le Camere per evitare di forzare la vita politica a suo uso e consumo. I costituzionalisti la sapevano molto lunga. Per la verità Sergio Mattarella ha tenuto un comportamento da semestre bianco per tutta la durata della sua carica, ricoperta con esemplare equilibrio e senso di responsabilità. Ebbene si è già scatenata la gara del toto-quirinale: nel tritacarne sono già finiti Mario Draghi, Marta Cartabia e Pier Ferdinando Casini, ma siamo solo agli inizi. Tutte chiacchiere inutili e prospettazioni fantasiose, in cui anche il sottoscritto a volte rischia di cadere.

La società italiana si è da tempo trasformata in un mega-salotto in cui si esibiscono soprattutto nani e ballerine, alla ricerca di un autoreferenziale e comodo palcoscenico (ad esso peraltro fa riscontro il bar-sport globale della politica leghistizzante). Le televisioni offrono al riguardo occasioni mattutine, pomeridiane e serali: forse presto avremo anche i talk show in notturna per coloro che soffrono di insonnia. Su tutto questo ambaradan informativo incombe la pubblicità che non è più l’anima del commercio, ma la follia del finto benessere.

Stiamo sprecando libertà e democrazia in una corsa verso il velleitario arbitrio e la “nullocrazia”. Scrive Carlo G. Gabardini in un libro intitolato “Churchill il vizio della democrazia”: «Perché se è vero che la democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte le altre forme che si sono sperimentate finora, è bene che diventi un vizio, nella speranza che sia difficilissimo poi smettere». Per noi purtroppo la democrazia non è né un pregio né un vizio, è diventata un divertimento innocuo (?) per cittadini da far diventare scemi.