Mario Draghi è ancora di gran lunga il leader politico più amato dagli italiani, anche se (faccio riferimento a dati leggermente arretrati, ma il discorso a cui voglio arrivare non ne dovrebbe risentire) il suo consenso cala di 1,7 punti percentuali e si attesta al 56,1 per cento. A seguire Giorgia Meloni, sostanzialmente stabile con il 40,1 per cento di gradimento. Al terzo posto si piazza Giuseppe Conte, che compie un balzo in avanti di 0,6 punti percentuali al 35,8 per cento, mentre Matteo Salvini perde lo 0,2% e scende al 33%. Chiude la cinquina Enrico Letta che guadagna lo 0,4 per cento e raggiunge il 28,4. A stilare la classifica è Tecné, in collaborazione con l’agenzia Dire, nel suo tradizionale “borsino” dei leader. Dopo i primi cinque, seguono Silvio Berlusconi al 27,4, Roberto Speranza al 23,1%, Emma Bonino al 21%, Carlo Calenda al 17,5%, Matteo Renzi al 10,8%.
Anche Pilato fece un rapido e sbrigativo sondaggio e risultò che Barabba, forse non un semplice brigante ma un politico rivoluzionario e violento, aveva un consenso altissimo, quasi unanime rispetto a Gesù, relegato alla simpatia di quattro donnette e pochissimi altri, che urlavano la sua innocenza. Si dirà che si trattava di un esperimento mediatico imbastito ridicolmente dal potere civile, Pilato appunto, che ci rimase molto male e se ne lavò le mani, e vomitevolmente strumentalizzato ed enfatizzato dal potere religioso, il Sinedrio, che riuscì in breve volgere di tempo a rovesciare la situazione fino a qualche giorno prima trionfalmente favorevole al potenziale “Re dei Giudei”.
Nell’opera lirica verdiana Simon Boccanegra, di fronte ai rapidi voltagabbana della gente genovese, il doge popolare si lascia andare ad un aristocratico sarcasmo: “Ecco le plebi”. Il tutto a dimostrazione di come le classifiche, che ci vengono continuamente propinate, lascino il tempo che trovano e forniscano indicazioni assai poco plausibili se non addirittura fuorvianti. Non capisco infatti come dallo stesso campione statistico possa uscire una simpatia così accentuata verso Mario Draghi assieme ad una pur notevole considerazione verso Giorgia Meloni: schizofrenia popolare, anche perché subito dopo viene il dato dell’alta considerazione verso Giuseppe Conte. Agli italiani, in buona sostanza, piace tutto e il suo contrario, fatto salvo che questi dati sono sostanzialmente e mediaticamente truccati e servono solo a giochicchiare con la democrazia.
E allora? Preferisco ragionare e sbagliare con la mia testa. Dietro il governo Draghi ed i suoi tentativi di mettere in buca la politica politicante e inconcludente, intravedo il tentativo doroteo di ritrovare il bandolo della matassa partitica piuttosto ingarbugliata. Nel secolo scorso la politica italiana si avvitò intorno alla formula del centro-sinistra: si passò gradualmente da una lungimirante e coraggiosa intuizione di collaborazione tra il centro moderato e la sinistra riformista fino ad arrivare, strada facendo, all’accordo di puro potere fra democristiani e socialisti consacrato nel Caf (acronimo di una formula politica bloccata su un patto sciagurato fra Craxi, Andreotti e Forlani).
Oggi abbiamo la prospettiva di un accordo fra Pd e M5S, doroteizzato da due improvvisati ma ragionati leader, Giuseppe Conte ed Enrico Letta. Pur con qualche fatica riesco a trovare qualche somiglianza e mescolanza con Andreotti e Forlani, mentre non riesco a individuare il Craxi della situazione (azzardo: Giancarlo Giorgetti? E perché no!). Una cosa è certa: il Caf portò la politica italiana al disastro culminato in tangentopoli. Non ho idea dove potrebbe portare l’accordo fra Letta e Conte.
Non chiedetemi il perché, ma temo il peggio, vale a dire una doroteizzazione di ritorno della politica, preoccupata solo di tornare in sella. Forse sono un po’ cattivo, penso male, ma ricordiamoci che proprio Andreotti ci insegnava come a pensar male si faccia peccato, ma ci si azzecchi. Gli italiani ci impiegheranno due minuti a capovolgere le loro simpatie, a liquidare Draghi, a sostituire il Covid con i virus della peggiore politica. Se andasse così, tutto sommato, mi accontenterei, perché gli anticorpi contro la politica politicante me li sono fatti da tempo e, nella mia mente, funzionano. Quanto alle plebi, al Paese, non mi resterebbe altro che mandarlo a quel paese…