La cena delle beffe a vaccino nudo

Diversi Land tedeschi hanno sospeso la somministrazione agli under 60 del vaccino AstraZeneca. Dopo Berlino anche Monaco di Baviera, così come gli stati di Brandeburgo e Nord Reno-Westfalia, smettono immediatamente di vaccinare con l’agente i minori di 60 anni.

Nelle scorse ore anche il Canada ha sospeso l’uso del vaccino anti-Covid di AstraZeneca per le persone sotto i 55 anni. Una decisione che segue le indicazioni della Commissione nazionale sulle vaccinazioni che, nonostante sul territorio canadese non si siano verificati casi mortali, ha preso in considerazione i dati forniti dai vari Stati sugli effetti collaterali del vaccino.

La Sanità siciliana si risveglia travolta da uno tsunami. Che investe in pieno il governo della Regione. Un’inchiesta della procura di Trapani ha portato a tre arresti, facendo luce su alcune presunte irregolarità relative ai dati regionali sulla pandemia da Covid. Numeri falsati, morti «spalmati» su più giorni, tamponi «gonfiati», comunicazioni a Roma inesatte: questo ritengono di avere appurato gli inquirenti che tra gli altri indagano anche l’assessore regionale alla Salute; quest’ultimo ha presentato le dimissioni, subito accolte dal governatore della regione. Spero vivamente che non sia vero, anche se confesso come da parecchio tempo, in mezzo alla pioggia di dati giornalieri, a volte piuttosto strani, a volte inspiegabili, mi è venuto spontaneo pensare a qualche aggiustamento in corsa.

Fioccano i casi di totale assenza o di scriteriata gestione della vaccinazione in diverse zone del Paese: siti vaccinali deserti, prenotazioni in tilt, presunti favoritismi, inaccettabili confusioni e paradossali disfunzioni. Non sembrano casi eccezionali e isolati, ma esempi di una situazione di diffusa malasanità. Arrivano immagini di alcuni hub vaccinali deserti e di lunghe e disordinate code davanti ad altri. C’è persino l’assegnazione dei vaccini rimanenti a fine giornata previa coda ad hoc, come si fa ai mercati o come si faceva davanti a certi teatri per i biglietti destinati ai posti in piedi in loggione. Non ci stiamo proprio facendo mancare niente e non è ancora finita.

Lasciamo perdere la folle e provocatoria possibilità di fare le vacanze pasquali all’estero salvo tamponi e brevi quarantene. Disposizioni che sembrano fatte apposta per far incazzare albergatori ed operatori turistici italiani e per consolidare nell’immaginario collettivo la solita classificazione tra poveri e/o rigorosi da una parte e ricchi e/o trasgressivi dall’altra.

Forse, anzi sicuramente, ci saremo meritati un virus che scopre tutti gli altarini del nostro assurdo e disumano modo di vivere e di convivere, ma la cura si sta rivelando peggio della malattia e questo, forse, è troppo. Le autorità governative, scientifiche e culturali ci spingono a vaccinarci, a tenere un comportamento lucidamente orientato dal senso civico e dalla razionalità e fin qui niente da ridire. Tuttavia se contestualizziamo questi appelli, essi assumono (quasi) il sapore della beffa, della presa in giro, della spinta al qualunquismo.

L’altro pomeriggio mi è capitato di assistere ad un grilloparlantesco salotto televisivo (Dio ce ne scampi e liberi!) in cui i benpensanti sfogavano tutta la loro riprovazione verso chi osa nutrire dubbi e incertezze rispetto alla vaccinazione: e giù a vomitare improperi contro gli operatori sanitari recalcitranti, verso i magistrati sgomitanti, verso chiunque osi dissentire dal pensiero forte della vaccinazione a tutti i costi. Mai forse come in questo momento storico la ragione ed il torto si sovrappongono: avevano infatti ragione in teoria, ma torto marcio in pratica. Sarebbe indispensabile aiutare tutti a credere nel vaccino adottando comportamenti virtuosi e non scagliando anatemi a vanvera, che oltre tutto ottengono l’effetto contrario.

Un giorno, come ho più volte ricordato, un mio conoscente, piuttosto intelligente e attento alle cose della politica, mi chiese provocatoriamente: “Secondo te è più qualunquista l’uomo della strada che si scandalizza delle porcherie dei politici o il politico che fa le porcherie?”. Non mi iscrivo al partito dei qualunquisti, che oggi si fa chiamare no vax, ma se tutti gli operatori impegnati (si fa per dire) si dessero una regolatina non sarebbe male. La domanda di cui sopra dovrebbe essere così riveduta e corretta: “Secondo te è più qualunquista l’uomo della strada (e non solo…), che nutre seri dubbi sulla vaccinazione, o chi sta creando, da tutti i punti di vista, un casino pazzesco intorno alla procedura vaccinale?”. Giunti a questo punto ci vuole più coraggio a vaccinarsi che ad aspettare inerti e inermi l’incedere inesorabile del virus.

Come italiani abbiamo molti difetti, ma i panni sporchi tendiamo a lavarceli masochisticamente in casa ed infatti ci vomitiamo addosso una valanga di informazioni più o meno attendibili che finiscono col distrarci e disorientarci. Bisognerebbe, nel caso della pandemia, avere la freddezza di selezionare accuratamente le informazioni, scartando quelle fuorvianti. Siccome non è possibile ed è addirittura rischioso democraticamente parlando, sotto con la tortura aggiuntiva delle porcherie vaccinali. Non sarà facile riuscire ad evitare di buttare via il vaccino assieme all’acqua sporca della vaccinazione.

Don Raffaele Dagnino, un prete che sapeva essere ad un tempo rigoroso e aperto, radicale e dialogante, laico e sacerdote, sfoderando una schietta e profonda religiosità incarnata, diede un incoraggiamento sui generis ad una persona a cui era nato un figlio con una piccola imperfezioni fisica. «L’important l’è cal g’abia dal bon sens, ‘na roba ca ne’s compra miga dal bodgär» sentenziò con sano realismo umano e religioso di fronte alle ansie di una madre inquieta. In merito alla vaccinazione anti-covid ci vorrebbe tanto buon senso civico da parte di tutti, ma purtroppo i bottegai che vanno per la maggiore lo vendono a parole e non coi fatti. Risultato: un disorientamento piuttosto allargato e sofferto. Ne continueremo a vedere delle brutte.