Le quote rosa del Vaticano

Accogliendo tali raccomandazioni, si è giunti in questi ultimi anni ad uno sviluppo dottrinale che ha messo in luce come determinati ministeri istituiti dalla Chiesa hanno per fondamento la comune condizione di battezzato e il sacerdozio regale ricevuto nel Sacramento del Battesimo; essi sono essenzialmente distinti dal ministero ordinato che si riceve con il Sacramento dell’Ordine. Anche una consolidata prassi nella Chiesa latina ha confermato, infatti, come tali ministeri laicali, essendo basati sul sacramento del Battesimo, possono essere affidati a tutti i fedeli, che risultino idonei, di sesso maschile o femminile, secondo quanto già implicitamente previsto dal can. 230 § 2.

Di conseguenza, dopo aver sentito il parere dei Dicasteri competenti, ho ritenuto di provvedere alla modifica del can. 230 § 1 del Codice di Diritto Canonico. Pertanto, dispongo che il can. 230 § 1 del Codice di Diritto Canonico abbia in avvenire la seguente redazione:

“I laici che abbiano l’età e le doti determinate con decreto dalla Conferenza Episcopale, possono essere assunti stabilmente, mediante il rito liturgico stabilito, ai ministeri di lettori e di accoliti; tuttavia tale conferimento non attribuisce loro il diritto al sostentamento o alla rimunerazione da parte della Chiesa”.

In occasione della festa della donna, ho ritenuto opportuno, per celebrare causticamente la ricorrenza, riportare testualmente i passaggi fondamentali del motu proprio “Spiritus domini”, emanato da papa Francesco, col quale viene sfondata una porta aperta circa l’accesso delle persone di sesso femminile al ministero istituito del lettorato e dell’accolitato. In parole povere le donne potranno leggere la parola di Dio durante le liturgie e insegnare il catechismo: ecco spiegato perché ho usato l’espressione dello sfondamento della porta aperta, in quanto di fatto e da tempo fortunatamente questo avviene all’interno della Chiesa cattolica.

I fini dicitori progressisti sono persino riusciti a trovare una rivoluzione in questa burocratica e sistematica elaborazione dell’ovvio ecclesiale, mentre magari i più accaniti reazionari vi troveranno l’ennesima eresia di papa Francesco. Visto da sinistra e visto da destra, per usare una semplicistica e inappropriata logica politica. In mezzo a soffrire ci stanno le donne, a dimostrazione del fatto che il problema dell’emancipazione femminile all’interno della comunità cristiana è ben altra e più coraggiosa cosa, tuttora piuttosto carente per non dire assente.

Per capire che non è sufficiente una spolverata di zucchero velo papale per coprire la torta marcia del trattamento riservato alle donne e per vedere dove sta purtroppo la triste realtà basta leggere sul numero di febbraio della rivista mensile Jesus, edita dai Paolini, lo choccante reportage intitolato “Abusi sotto il velo”, secondo il quale non sono solo i bambini le vittime di violenze nella Chiesa. Anche le religiose subiscono abusi fisici, sessuali e spirituali. I predatori sono preti, laici ma anche consorelle che detengono il potere. E le vittime faticano a denunciare perché può succedere che chi parla venga messa alla porta o non sia creduta…

Da tempo si ipotizza che possa essere la questione femminile, con la clamorosa emersione dello scandalo latente (discriminazione-emarginazione-violenza), a sconvolgere l’immagine e la sostanza di una Chiesa anti-evangelica in tanti, troppi, comportamenti. L’abuso è figlio della cattiva coscienza: la donna oggetto esiste anche nella mentalità e nella prassi cattoliche e bisognerebbe avere il coraggio di sovvertire la situazione capovolgendo i criteri e non aggiustando la mira solo per continuare ad assestare i colpi al “basso ventre delle donne”.

Per quanto concerne la condizione femminile la Chiesa è specchio fedele della società civile e viceversa. Le lamentazioni per lo scarso numero di ministre compensato frettolosamente da una notevole quantità di sottosegretarie fa il solletico al problema vero. Basta seguire i continui casi di violenza perpetrati ai danni delle donne per capire che non si cala dall’alto, con le quote rosa più o meno pallido, quel cambiamento radicale e culturale necessario ad una vera e propria inversione di tendenza. In fin dei conti anche il Vaticano ha istituito le sue quote rosa nei ministeri laicali…