Le distraenti scollature della D’Urso

“In un programma che tratta argomenti molto diversi tra loro – è il post odierno di Zingaretti indirizzato a @carmelitadurso – hai portato la voce della politica alle persone. Ce n’è bisogno!”. Non so cosa ci sia dietro questo endorsement zingarettiano a Barbara D’Urso, ma personalmente non ci vedo niente di scandaloso, si potrà eventualmente discuterne l’opportunità, ma non mi preoccupa e non mi interessa più di tanto.

Ammetto di soffrire il fascino delle belle donne: sono fatto così e quindi, siccome la D’Urso fa parte di questa categoria, sono portato ad essere particolarmente indulgente verso il suo programma, certamente non di alto livello culturale, ma di accettabile approccio popolare. Se ne vedono e sentono di peggio! Soprattutto apprezzo l’assenza di faziosità nella scelta degli ospiti con cui chiacchierare, il taglio umanamente disinvolto e il clima simpatico che viene creato. Ho avuto l’occasione di seguire questo programma solo occasionalmente incappando in esso durante i momenti di pigro zapping. Non accetto le snobistiche demonizzazioni e le sussiegose sottovalutazioni. Viviamo in questa società, che non mi piace, ma che tra le sue regole ha quella di navigare in mezzo ai talk show televisivi. Cosa ci possiamo fare!?

Se il rospo da ingoiare è Barbara D’Urso non è la fine del mondo, si può fare questo sforzo. Non capisco pertanto le reazioni stizzite e scandalizzate del popolo (?) piddino. Certo, se Zingaretti vuole recuperare appeal e identità verso il potenziale elettorato di sinistra, forse partire ingranando la marcia d’ursiana non è il massimo della credibilità e della forza di persuasione. Tuttavia non è scappando dal mondo che si cambia il mondo. Non è con la puzza sotto il naso che si migliora la società. I problemi del partito democratico sono tanti non aggiungiamocene uno falso.

Massimo D’Alema aveva, profeticamente, anche se contraddittoriamente, affermato: “La Lega c’entra moltissimo con la sinistra, non è una bestemmia. Tra la Lega e la sinistra c’è forte contiguità sociale. Il maggior partito operaio del Nord è la Lega, piaccia o non piaccia. È una nostra costola, è stato il sintomo più evidente e robusto della crisi del nostro sistema politico e si esprime attraverso un anti-statalismo democratico e anche antifascista che non ha nulla a vedere con un blocco organico di destra”.

Speriamo che Nicola Zingaretti non faccia altrettanto verso quel che rimane del popolo televisivo berlusconiano. Non credo volesse arrivare a tanto, a strizzare l’occhio ai salotti mediaset, magari per affrancarsi da quelli intellettualoidi di sinistra. Stia lontano dai salotti, di cui peraltro il suo “antenato” Massimo D’Alema è piuttosto esperto. Il mio carissimo amico Walter Torelli, comunista tutto d’un pezzo, durante una delle solite chiacchierate, molto tempo fa mi chiese, dal momento che mi sapeva piuttosto informato sulla cronaca politica, di riferirgli dell’episodio relativo a Massimo D’Alema, il quale, in occasione di una sua presenza in un salotto romano, rimbrottò vivacemente il cane di casa che gli era montato sulle scarpe. Ammise snobisticamente che gli erano costate una grossa cifra.

Se fosse ancora in vita forse mi chiederebbe conto dell’episodio di Zingaretti e del suo tweet in favore della D’Urso. L’amico Walter, che allora mi aveva confessato tutta la sua indignazione, oggi si limiterebbe a scuotere il capo e ripeterebbe con tanta convinzione: «Lé óra chi vagon a ca tùtti». Sì, caro Walter avevi ragione tu…che non eri un qualunquista, ma avevi un grave difetto, eri veramente di sinistra. Il problema infatti non è Barbara D’Urso. In fin dei conti forse Zingaretti ha solo confuso le scollature del PD rispetto alla sua storia ed alla sua identità con quelle ben più ammiccanti di una gran bella donna.