Il grande giornalista e saggista Alberto Ronchey aveva inventato il fattore K dal russo Kommunizm (comunismo) – utilizzato per la prima volta in un editoriale del Corriere della Sera del 30 marzo 1979 – per spiegare il mancato ricambio delle forze politiche governative nei primi cinquant’anni dell’Italia repubblicana. In primo luogo, al partito comunista era interdetta la partecipazione al governo a causa dello stretto legame con l’Unione Sovietica. In secondo luogo, in Italia il PCI era la seconda forza politica in Parlamento: ciò impediva ai socialisti o ai socialdemocratici di raggiungere un numero di consensi sufficienti per rappresentare l’alternativa.
La storia a volte si ripete a parti capovolte. Mi sembra infatti all’orizzonte la nascita del fattore T (trumpismo) che dovrebbe significare d’ora in poi la preclusione al potere dei populisti dopo la triste esperienza trumpiana funzionante da vaccino contro il virus nazional-populista-sovranista. Se questo vaccino comincia veramente a fare effetto i nostrani destrorsi si dovranno mettere il cuore in pace perché al governo in Italia, con Biden presidente Usa, non ci andranno mai e poi mai. Me ne rallegro, anche se a precludere l’avventurismo di destra dovrebbero pensarci non tanto gli equilibri di potere a livello internazionale, ma la coscienza democratica globale.
Giorgia Meloni può continuare a sbraitare in Parlamento, ma a Palazzo Chigi non si scherza col fuoco e, a regola di briscola, non ci dovrebbe mettere piede. Lo stesso discorso vale per Matteo Salvini. Non amo le interferenze americane, ma se questo deve essere il prezzo per difendersi dall’onda populista, ben vengano. Steve Bannon, lo stratega trumpiano, amico e consigliere di Giorgia Meloni e Matteo Salvini, è finito maluccio e si è salvato con un condono varato in fretta e furia dal suo capo. Non credo che i sovranisti nostrani troveranno appoggi nella nuova amministrazione americana, ma forse riusciranno a riciclarsi in qualche modo all’ombra della pur sacrosanta nostrana unità nazionale.
Il centro-destra a guida estremista sembra puntare alle elezioni per sfondare a livello di consensi, ma sa benissimo di rischiare di affondare per sempre nell’irrilevanza post-fascista. Gli americani hanno fatto da cavie e ci stanno risparmiando tristi esperienze. Affidiamoci a Joe Biden e speriamo bene. Diamoci però una mossa e sfruttiamo l’aria nuova per governare meglio e rimetterci in carreggiata. La globalizzazione politica fa sentire la sua influenza e se da una parte ci rattrista la certezza di far tacere il nostro agonizzante patriottismo, dall’altra ci consola la prospettiva di un mondo più democratico e più giusto.
La rondine Biden non fa primavera, ma comunque il gelo invernale del trumpismo sembra superato. A Giuseppe Conte, schiacciato da una maggioranza rissosa e inconcludente, traballante per la propria fragile e debole costituzione, condizionato da una situazione incredibilmente difficile e drammatica, non è bastato incassare le flebo europee e statunitensi per continuare a vivere, per tirare a campare piuttosto che tirare le cuoia. Con il governo Draghi verranno tentate robuste cure ricostituenti a livello socio-economico, verranno incassati i fondi europei, verrà guadagnato tempo anche perché di tempo da perdere ce n’è poco. Staremo a vedere se lo lasceranno nascere e vivere.
Si può dire che Draghi ha la stima e avrà l’appoggio di tutta la comunità internazionale? Meglio sorvolare, perché lo si darebbe in pasto ai “cretini”, che lo considerano l’uomo delle élite, delle banche, dei poteri forti. È una storia vecchia…quando non si hanno argomenti per attaccare un personaggio politico si ricorre al complotto “demo-pluto-giudaico-massonico”. E di simili cazzate Giorgia Meloni se ne intende e Matteo Salvini le sta dietro. È bastata una improvvida sviolinata confindustriale a trasformare Draghi in un affamatore del popolo.
Il grillismo non è lontano da queste porcherie ideologiche e così, se facciamo bene i conti, abbiamo un Parlamento dove, sia alla Camera che al Senato, abbiamo tre forze politiche più o meno populiste (Lega, M5S e FdI) che hanno la maggioranza assoluta. Una prova di questa strana orchestra è stata seppure parzialmente e brevemente già fatta. Potrebbe tornare d’attualità pur di sabotare Mario Draghi. Il PD sta tentando di far ragionare i pentastellati, trattenendoli nella caserma giallo-rossa senza la pericolosa possibilità di libera uscita. Staremo a vedere…anche se si sta creando una sommatoria incredibilmente robusta tra populisti, nazionalisti, opportunisti, cretinisti, malpancisti, sfascisti con o senza la “s”, etc. etc. Non sarà facile per Draghi contare su una solida e ampia maggioranza che sostenga il suo governo di alto profilo qualitativo, di ampio respiro programmatico, di agognata salvezza nazionale, di necessario ed emergenziale superamento degli schemi parlamentari.
In questi giorni raccolgo reazioni schifate ai vergognosi atteggiamenti contrari o, quanto meno, molto dubbiosi, nei confronti del nascituro governo Draghi. Mi associo. Purtroppo però voglio ricordare ai miei concittadini che la stralunata composizione politica del Parlamento l’hanno voluta loro con il voto del 2018. Forse si stanno accorgendo di avere buttato il prete nella merda ed ora finalmente cominciano a sentire la puzza di cacca, anche se c’è chi la vuol gettare addosso a Mattarella e Draghi.