Lo spartiacque mattarelliano

Un mio carissimo e indimenticabile zio sosteneva convintamente che, tutto sommato, “si vive di soddisfazioni”. Lui si riferiva soprattutto a quelle famigliari, io oggi allargo il discorso alla politica. L’intervento perfetto di Sergio Mattarella volto alla soluzione di una penosa e sado-masochistica crisi di governo, mi ha dato tre soddisfazioni, due grandi e una piccola.

La più importante è che dovremmo avere un governo guidato dall’unica persona capace di affrontare i problemi del Paese nella situazione in cui ci troviamo: Mario Draghi, se non gli metteranno delinquenziali bastoni fra le ruote, con un governo di alto profilo tecnico ed amministrativo, ci può veramente aiutare così come ha già fatto in passato nei ruoli importantissimi che ha ricoperto. Tutto il mal (l’autentico naufragio di un’intera classe politica, salvo eccezioni che purtroppo confermano la regola) non vien per nuocere (ci libera infatti da una situazione di incertezza e ci consente qualche realistica speranza per il futuro).

La seconda soddisfazione riguarda l’orgoglio di avere un presidente della Repubblica che ci rappresenta al meglio, che rispetta rigorosamente la Costituzione, che è un punto di riferimento per tutti gli italiani, che dà dell’Italia un’immagine dignitosa e seria. Non è poco! Meno male che c’è Mattarella! Un carissimo amico, al termine della drammatica giornata politica culminata nell’intervento di cui sopra del capo dello Stato, ha così commentato: “Dopotutto, il momento più lirico della giornata è stato toccato dal discorso del Capo dello Stato”, anteponendolo persino all’opera lirica La traviata trasmessa in televisione. Un altro amico, col quale, scambiamo spesso pareri ed opinioni, mi ha inviato un messaggio liberatorio: “Finalmente! Grazie a Dio!”. Un altro ancora mi ha scritto: “Gira e rigira…siamo arrivati a Draghi”.

La terza soddisfazione, quella piccola, è di non essermi sbagliato nelle mie modestissime analisi e nei miei sinceri auspici: ho da tempo teorizzato una risposta competente ai problemi dell’Italia, intravedendola in Mario Draghi. Tutto sommato, di politica qualcosa ne capisco, grazie ad una passione innata e ad un impegno civile che sono riuscito modestamente ad esprimere lungo l’arco di tutta la mia vita.

“Ero andato, con mia madre e mia nonna a trascorrere qualche giorno di vacanza a Fabbro Ficulle (paesino in provincia di Terni), ospite del convento dove viveva mia zia, suora Orsolina. Avevo quattro o cinque anni, non ricordo con precisione. Pranzavamo in una saletta messa molto gentilmente a nostra disposizione ed in quella saletta vi era un apparecchio radio: la nonna gradiva ascoltare, durante il pasto, il giornale radio. Un giorno, al termine del notiziario politico, me ne uscii candidamente con questa espressione: «Adesso nonna chiudi pure la radio, perché a me interessa il governo». Lascio a voi immaginare le reazioni di mia madre, ma soprattutto di mia nonna, incredula e divertita, che rideva di gusto, ma forse aveva anche fatto qualche pensiero”.

Purtroppo rimane un grave e sofferto rammarico: la politica, quella con la “P” maiuscola, che mi ha sempre direttamente o indirettamente coinvolto, sta penosamente tramontando, lasciando un vuoto incolmabile. Abbiamo forse toccato il fondo e, come si dice, a volte serve per darsi una spinta verso la risalita. Che Sergio Mattarella e Mario Draghi ci aiutino, perché abbiamo tanto bisogno di politica, quella vera s’intende.