Le grida che fanno tenerezza

In questo periodo mi viene spontanea la domanda su “cosa direbbe mio padre” se fosse ancora vivente e alle prese con la problematica realtà del Covid 19. Certamente a lui, che credeva così fermamente alle regole ed alla necessità di rispettarle, molti comportamenti della gente andrebbero di traverso, soffrirebbe molto nell’assistere impotente alle disinvolte scorribande in barba ai divieti, a lui, che ingenuamente si illudeva di risolvere il problema dell’evasione carceraria apponendo un cartello “chi scappa sarà ucciso”, toccherebbe constatare che i Dpcm con i vari divieti hanno un effetto poco diverso dal nulla.

È giusto criticare i provvedimenti governativi, sfornati a raffica in un ginepraio in cui è obiettivamente difficile districarsi, ma occorre premettere che nessun decreto è utile se lo si vuole comunque aggirare per comodità o per disfattismo. Il primo lock down ebbe un certo effetto per la drastica generalizzazione dei divieti e non tanto per il senso civico dei cittadini, ma per la paura e per la sorpresa che costrinsero la gente a chiudersi in casa. Siccome si fa l’abitudine a tutto, cammin facendo si è giunti alla conclusione che bisogna convivere col virus, non nel senso di combatterlo costantemente, ma ignorandolo e/o sperando che colpisca solo gli altri.

Ormai siamo al punto che non fa effetto nemmeno il numero spropositato di decessi giornalieri: è scattato il meccanismo psicanalitico della rimozione, quel meccanismo psichico inconscio che allontana dalla consapevolezza del soggetto, nel senso quasi fisico del termine, quei desideri, pensieri o residui di memoria considerati inaccettabili e intollerabili dall’Io, e la cui presenza provocherebbe ansia ed angoscia.

Se il clima è questo i Dpcm di Giuseppe Conte, pur comprensibili, accettabili e finanche apprezzabili, diventano simili alle grida manzoniane: si trattava di disposizioni emesse con titoli altisonanti, con linguaggio contorto e articolato anche in dettagli e dove venivano annunciate pene assai severe per coloro che non le avessero rispettate, ma che poi, nella realtà, venivano ampiamente disattese. In effetti c’è una sorta di bulimia legislativa che sembra fatta apposta per incasinare la situazione, facilitando chiunque voglia farla franca fregandosene altamente delle prescrizioni. Le norme varate sono spesso di problematica applicazione: servirebbe il buon senso da parte di chi le deve osservare e da parte di chi le deve fare rispettare. Ma il buon senso, come noto, non si compra nel negozio all’angolo.

Poi occorrerebbe la consapevolezza dell’utilità delle disposizioni adottate dai governanti, invece purtroppo prevale erroneamente la sensazione dell’effetto “acqua fresca”, complici la logorroica e contraddittoria posizione della scienza e la sistematica disinformazione mediatica.

Ragion per cui se dal 21 dicembre al 06 gennaio scatta il divieto di viaggiare fra le diverse regioni, ebbene poco male, si parte il 20 dicembre e si torna il 07 gennaio, facendo entrare dalla finestra il casino che si voleva tenere lontano dalla porta. Se si ha in testa il concetto che festa equivale a casino, ebbene si troverà comunque il modo di fare casino. Mi fanno sorridere le preoccupazioni sui viaggi intercomunali o sulle rimpatriate famigliari: ma chi volete che vada a controllare se la sera della vigilia di Natale io mi sposto e vado a cena dai miei genitori o dai miei nonni. Improvvisamente poi tutti sono diventati cattolici osservanti e non possono rinunciare alla messa di mezzanotte, salvo spostarla alle ore venti o giù di lì, anticipando il caos di alcune ore e magari ampliandolo.

L’altro giorno mi è capitato di vedere in televisione la ressa in un centro commerciale: una coppia di persone piuttosto anziane ammetteva di essere lì solo per curiosare e di mantenere le distanze solo restando vicini al proprio coniuge. Non c’è Dpcm che tenga! Ci stiamo prendendo in giro.

Le opposizioni politiche fanno il diavolo a quattro e cavalcano indiscriminatamente la protesta e il malcontento: non so se questa tattica frutterà loro qualche consenso in più. Le statistiche dicono che la gente è prevalentemente d’accordo sulla linea rigida adottata dal governo, salvo poi comportarsi alla viva il parroco. Le Regioni sono nel pallone, non si capisce cosa vogliano fare se non ributtare continuamente la palla nella metà campo del governo centrale. In questo contesto anche le più stentoree urla di Conte e c. rischiano di rimanere inascoltate. Poi arriverà il vaccino e scoppierà un altro casino. La rima è voluta.   Qui, se non fuggo, abbraccio il caporale Conte, colla su’ brava scarica di decreti, molle ma piantato lì come un piolo.