Sarah ma non ci credo

«La Tradizione fa crescere la Chiesa dal basso verso l’alto, come le radici con l’albero. Ma oggi c’è un grande pericolo: quello di andare indietro, “l’indietrismo”, che porta a pensare secondo la logica: ‘si è fatto sempre così’». Indica questo rischio Papa Francesco incontrando in Vaticano i membri della Commissione teologica internazionale. (da Vatican news)

«La Tradizione è come un motore della storia: sia della storia in generale, sia di quella della Chiesa. Senza Tradizione vivente che permette la trasmissione della Divina Rivelazione, non potrebbe esistere la Chiesa stessa. Tutto ciò è in perfetta continuità con gli insegnamenti del Concilio Vaticano II. C’è bisogno di superare un approccio ideologico che ha promosso due visioni della Chiesa che si alimentano l’una contro l’altra. Da una parte, c’è chi vorrebbe cancellare e rinnegare la Tradizione in nome di un’apertura-assimilazione incondizionata al mondo e ai suoi criteri di giudizio. Dall’altra, c’è chi considera la Tradizione come qualcosa di cristallizzato e mummificato che si sottrae a ogni processo fecondo della storia. La missione della Chiesa è unica e come tale occorre che sia adempiuta in pieno spirito di comunione. Diversi sono i carismi, ma la missione è una sola e presuppone la comunione». (cardinale Robert Sarah, prefetto emerito del Culto divino – intervistato da “Avvenire”)

Nella Chiesa cattolica, la Sacra Tradizione è la trasmissione orale e scritta della fede e degli insegnamenti di Cristo e degli Apostoli, che completa e interpreta la Sacra Scrittura. Essa comprende la dottrina, la vita, il culto e la pietà trasmessi dalla Chiesa di generazione in generazione dallo Spirito Santo, distinguendosi dalle “tradizioni umane” che possono essere non conformi al Vangelo.  È come dire tutto e niente.

«La religiosità del nostro popolo si esprime in atteggiamenti più cultuali che profetici, più devozionali che liturgici, più tradizionali che innervati dall’ascolto e dalla conoscenza della Parola di Dio» (d. T. Bello, vescovo e profeta)

Se i profeti si fossero appiattiti sulla tradizione non avrebbero svolto il loro compito: infatti spesso furono osteggiati se non addirittura emarginati e/o perseguitati. Qualcuno di essi non temeva di considerare le fedeltà alla tradizione come una croce.

«E’ la croce che porto per godere dei sacramenti. Non mi ribellerò mai alla Chiesa perché ho bisogno più volte alla settimana del perdono dei miei peccati, e non saprei da chi altri andare a cercarlo quando avessi lasciato la Chiesa» (don Lorenzo Milani e i rapporti con la Chiesa)

Il pericolo dell’indietrismo, evocato da papa Francesco, è sempre stato dietro l’angolo e temo che sia tornato in primo piano con il papato di Leone XIV. La preoccupazione per l’unità e la comunione ecclesiale è il dito dietro cui si nascondono i benpensanti della tradizione usata come clava della conservazione. Sono portato a credere che non si tratti di approccio ideologico, di contrapposizione manichea tra progressisti e conservatori, ma che tutto debba inquadrarsi nell’impegnativa ricerca a livello di prassi cristiana in cui ognuno ha il diritto/dovere di mettere in campo i propri carismi.

«a) La prassi cristiana ha una permanente difficoltà a focalizzare esattamente il giusto atteggiamento dei singoli e della comunità nei confronti del potere tecnico, economico e politico del mondo. b) La prassi cristiana fa fatica nel trovare il giusto atteggiamento nei confronti del corpo, del sesso, della famiglia. c) la prassi cristiana non riesce a trovare il giusto rapporto tra la speranza escatologico-messianica e le speranze, le aspettative degli individui e delle comunità, in relazione alla giustizia, ai diritti umani e così via» (card. Carlo Maria Martini, discorso tenuto a Vallombrosa nel 1984).

Azzardo un provocatorio esempio di assoluta fedeltà alla tradizione, prendendolo di seguito da un profeta del nostro tempo.

«Chi è divorziato non potrebbe comunicarsi, la stessa proibizione la dice l’Humanae vitae per una donna che prende la pillola, mentre chi ha milioni e milioni in banca la comunione la può fare» (p. Alex Zanotelli).

Un altro esempio di staticità tradizionalista lo colgo dalla succitata intervista al cardinale Sarah, riportandone un ulteriore passaggio significativo.

D: Vari episcopati hanno espresso perplessità su Fiducia supplicans, la dichiarazione sulla benedizione delle coppie “irregolari”, fra cui quelle dello stesso sesso. Che cosa lei si aspetta adesso?

R: Mi auguro che si possa chiarire meglio e forse riformulare quanto contenuto in Fiducia supplicans. La dichiarazione è teologicamente debole e quindi ingiustificata. Mette in pericolo l’unità della Chiesa. È un documento da dimenticare.

“Fiducia supplicans” (dall’inglese “supplicating trust” o “benedizioni supplicanti”) è il titolo di una dichiarazione pubblicata dal Dicastero per la dottrina della fede il 18 dicembre 2023, approvata da Papa Francesco, che ha definito la possibilità di impartire benedizioni a coppie in situazioni “non tradizionali” o “irregolari” (come le coppie omosessuali), senza che ciò implichi un’approvazione delle loro unioni o un cambiamento della dottrina cattolica sul matrimonio e la sessualità. Più moderati di così! Ebbene, non va bene nemmeno così…perché si metterebbe in pericolo l’unità della Chiesa: ma fatemi il piacere…

Allora, visto che la moderazione non basta, come la mettiamo con due pareri sull’argomento, certamente delicato, nettamente in controtendenza con la tradizione?

«Racconto la storia di una coppia. Lui aveva dedicato tutta la vita al compagno, lo aveva assistito con dedizione durante una lunga malattia. Il compagno è morto. Lui non aveva diritti. È stato sfrattato dalla casa dai parenti. Ti pare giusto? È la sincerità che comanda» (don Andrea Gallo).

«Non è male che due omosessuali abbiano una certa stabilità di rapporto e quindi in questo senso lo Stato potrebbe anche favorirli. Non condivido le posizioni di chi, nella Chiesa, se la prende con le unioni civili» (Cardinale Carlo Maria Martini).

Concludo: mi associo nel mio piccolo al grande cardinal Martini e – alla luce della inversione di tendenza che si coglie dall’aria che tira intorno a papa Leone XIV, nonché della sorta di secchiata di acqua gelida gettata sui sogni profetici di papa Francesco – faccio mia, con umile ma forte convinzione, la sua disincantata e stimolante affermazione testamentaria che riporto di seguito. «Sognavo una Chiesa giovane, oggi non ho più di questi sogni. La Chiesa che non ha paura di mangiare e di bere con le prostitute e i pubblicani (cfr Lc 15). La Chiesa che ha le porte spalancate per ricevere i bisognosi, i pentiti e non solo i giusti o coloro che credono di essere perfetti» (Cardinale Carlo Maria Martini, “Conversazioni notturne a Gerusalemme).