«Concordo con papa Leone quando afferma che il mondo dovrebbe essere liberato da ogni minaccia nucleare e che il modo migliore per prevenirla è il dialogo». L’ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, Yaron Sideman, segue passo dopo passo il nuovo Pontefice. Compresi i suoi appelli a fermare le armi in Medio Oriente. Più volte Leone XIV ha fatto riferimento a Gaza. Ora l’invito alla «responsabilità» e all’«incontro» rivolto a Tel Aviv e Teheran per evitare l’escalation.
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«Israele non ha intrapreso una guerra con l’Iran, ma un’operazione militare volta a eliminare un’imminente minaccia esistenziale portata avanti dal regime iraniano. In linea di principio, la guerra dovrebbe sempre essere considerata l’ultima opzione, ma ciò non significa che non sia affatto valida, qualora tutte le altre fallissero».
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«Un regime, come quello iraniano, dotato di capacità nucleari militari rappresenta una chiara minaccia per Israele ma anche per l’intero Medio Oriente. La storia ci insegna che, quando un regime minaccia la nostra esistenza, dobbiamo prenderlo sul serio».
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«Israele sarà l’ultimo a introdurre tali armi in Medio Oriente. Siamo un Paese che sostiene i valori della vita e della libertà. Però ci troviamo di fronte a regimi che santificano e glorificano la morte e diffondono terrore e distruzione nel mondo. Questa è la giusta prospettiva. Basta guardare la carneficina che l’Iran sta compiendo ora colpendo deliberatamente i civili israeliani con missili balistici convenzionali. Immaginate se quei missili fossero dotati di testate nucleari…».
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«Mentre l’Iran sta prendendo di mira le aree densamente popolate, Israele colpisce le infrastrutture militari e gruppi terroristi. L’unico obiettivo di Israele in Iran è agire contro le armi nucleari e l’arsenale di missili balistici. Iran e Hamas sono in perfetta sintonia. Entrambi invocano apertamente la distruzione di Israele e fanno parte di una mortale asse del male, guidata dall’Iran, che include anche Hezbollah e gli Houthi nello Yemen. Entrambi lavorano per raggiungere il loro comune intento, come dimostrano la carneficina di Hamas del 7 ottobre 2023 o gli attacchi di Teheran contro Israele nei vari anni, inclusi quelli missilistici non provocati proprio l’anno scorso. Iran e Hamas sono anche solidali finanziariamente, poiché l’Iran è un importante sostenitore finanziario di Hamas e le fornisce i mezzi per portare avanti le sue attività terroristiche contro Israele».
Giudico questa intervista rilasciata dall’ambasciatore israeliano presso la Santa Sede utilizzando due espressioni dialettali molto eloquenti: “bècch äd fér” e “la ragión la s’ dà ai cojón”.
Stando alla faziosa analisi del diplomatico, Israele sarebbe il regno del bene che combatte contro quello del male: storicamente le vittime sono diventate vittimiste. La realtà è molto più complessa e ingarbugliata. Come minimo anche Israele ha le sue colpe: la morte a Gaza di centinaia di bambini a cosa è dovuta se non a una pazzesca e smisurata vendetta? Sono forse vittime del caso?
Quando mio padre commentava la morte di una persona di cui non si riusciva a trovare la causa e per la quale non si individuava nemmeno l’esecutore materiale dell’eventuale delitto, concludeva sarcasticamente: «As védda che quälcdòn al gà preghè un cólp…».
La guerra giusta non esiste, è sempre sbagliata. Mi rifaccio al giudizio papale. «…è lecito fermare l’aggressore ingiusto. Sottolineo il verbo “fermare”. Non dico bombardare, fare la guerra. “Fermarlo”. I mezzi con i quali si possono fermare, dovranno essere valutati… una sola nazione non può giudicare come si ferma questo, come si ferma un aggressore ingiusto…» (papa Francesco).
Il becco di ferro consiste nel propinare un’incredibile ricostruzione dei fatti spacciandola per verità: non è possibile accettarla. La verità è che ormai, come sostiene il filosofo Massimo Cacciari, non esiste più un ordine internazionale e quindi ogni Stato costruisce una verità a suo uso e consumo secondo la realpolitik ridotta a mera legge del più forte, facendo poi credere addirittura che l’aggredito sia l’aggressore e viceversa.
Quanto al dare ragione al Papa per poi smentirlo clamorosamente nelle parole e nei fatti è una vecchia storia ben sintetizzata appunto nel detto parmigiano “la ragión la s’ dà ai cojón”.
Sappiano i governanti di Israele che in Vaticano ci sono personaggi che la sanno molto più lunga di loro, che sanno discernere e separare le verità dalle falsità anche senza essere infallibili e che non sono affatto coglioni a cui concedere contentini dialettici.
Per cortesia, almeno non prendiamoci in giro. Dialoghiamo, ma ammettendo le proprie responsabilità, altrimenti il dialogo è fra sordi.
A volte, per segnare marcatamente il distacco con cui seguiva i programmi TV, mio padre si alzava di soppiatto dalla poltrona e quatto-quatto se ne andava. Mia madre allora gli chiedeva: “Vät a lét?”. Mio padre con aria assonnata rispondeva quasi polemicamente: “No vagh a lét”. Era un modo per ricordare la gustosa chiacchierata tra i due sordi. Uno dice appunto all’altro: “Vät a lét?”; l’altro risponde: ” No vagh a lét”. E l’altro ribatte: “Ah, a m’ cardäva ch’a t’andiss a lét”.