Il ghiacciolo bianco e la Chiesa in bianco

In questi giorni, conversando amabilmente con una suora mia conoscente, è spontaneamente uscito un commento piuttosto imbarazzante (almeno per me) su Leone XIV: un papa che vuole accontentare un po’ tutti, che non vuole scontentare nessuno, un papa di centro usando una espressione presa a prestito dalla politica.

Ci siamo però fortunatamente entrambi ribellati a questa prospettiva, ricordando le scelte evangeliche e i perentori inviti di Gesù (il vostro parlare sia sì-sì, no-no).

D’altra parte le mosse continuano ad essere piuttosto contraddittorie, dietro le quali c’è chi vede discontinuità e chi continuità rispetto alla pastorale bergogliana.

Subito dopo l’elezione al soglio di Pietro, Papa Prevost ha incontrato monsignor Fernando Ocariz, prelato dell’Opus dei. Con la stessa naturalezza con cui i rapporti tra Bergoglio e la prelatura personale sono stati definiti distanti, in molti hanno visto quell’incontro come l’inizio di un riavvicinamento. In particolare, è stato notato il timing: Prevost ha subito incontrato Ocariz, dimostrando di voler perseguire l’unitarietà che ha citato in più di una circostanza. Anche per questo motivo, una delle mosse più sussurrate riguarda la possibilità che l’Opus dei torni a occuparsi di comunicazione in Vaticano. Sarebbe un atto ecclesiale dal grande potere simbolico. (Il Giornale)

L’Opus Dei non era certo un punto di riferimento per papa Francesco, d’altra parte è un’associazione che ha una filosofia tutt’altro che bergogliana. Parlare di carità e di unità come punti cardine del nuovo corso papale comporta inevitabili confusioni, perché non sempre l’unità ad intra è perseguibile se non a prezzo di edulcorare la carità ad extra.

È un messaggio fortissimo, di continuità evidente col papato di Jorge Mario Bergoglio. In udienza a San Pietro, Papa Leone XIV ha ricevuto venerdì una delegazione della Ong Mediterranea Saving Humans, assieme ad altri movimenti e associazioni laiche e cattoliche dell’Arena di Pace.

Incontro che arriva a pochi giorni dal rinvio a giudizio del fondatore della Ong, Luca Casarini, assieme al comandante della nave Mare Jonio e a diversi membri dell’equipaggio, che finiranno alla sbarra dopo la decisione del Gup del tribunale di Ragusa Eleonora Schininnà di processare con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione illegale, aggravata dal trarne profitto.

Un “processo ai soccorsi”, l’aveva invece definito Casarini, già al centro del caso Paragon, col suo telefono spiato tramite il software dell’azienda israeliana Paragon.

Sull’accoglienza dei migranti anche Robert Francis Prevost non si tira indietro e ribadisce l’impegno della Santa Sede: con Mediterranea nell’udienza in Vaticano hanno partecipato anche gli attivisti di Refugees in Libya.

“Soccorrere le persone, accoglierle e strapparle ai naufragi e ai respingimenti significa dare carne a quella fraternità che, come ha detto il papa, deve essere scoperta, amata, sperimentata, annunciata e testimoniata”, le parole del cappellano di bordo di Mediterranea, don Mattia Ferrari, anche lui finito nella rete di Paragon.

“Grazie anche allo straordinario supporto di Papa Francesco, oggi abbiamo una nuova nave di soccorso. Con quella praticheremo nel concreto e non solo a parole ciò che ci ha detto Papa Leone, al quale va tutta la nostra gratitudine per averci, ancora una volta, mostrato una Chiesa attenta agli ultimi e a chi patisce l’ingiustizia e gli orrori di questo mondo”, ha affermato don Ferrari al termine dell’incontro in San Pietro. (L’Unità)

Un colpo al cerchio e uno alla botte oppure l’opportuno sganciamento da pregiudiziali logiche nelle relazioni interne ed esterne alla Chiesa? Mi auguro che il tutto rientri nella seconda ipotesi anche se il timore del cerchiobottismo papale mi rende un po’ inquieto.

Molti dicono: bisogna aspettare. Non son d’accordo del tutto. Valgono assai ed hanno un grosso significato le prime impressioni, che generalmente sono quelle giuste. Un papa deve mettere in gioco il suo carisma e con esso la sua capacità di trascinare il popolo di Dio, non con atteggiamenti bipartisan, ma con proposte chiare ed entusiasmanti. Il carisma è la capacità di una persona di ispirare e influenzare gli altri, creando un forte legame emotivo e di fiducia. Si tratta di un insieme di tratti personali e di comportamenti che rendono una persona affascinante, attraente e capace di esercitare un forte ascendente sugli altri.  Il carisma, in teologia cristiana, è un dono soprannaturale dello Spirito Santo, conferito a un individuo per il bene della comunità e per la sua edificazione. Deriva dal greco “charisma,” che significa “grazia” o “dono”. Questi carismi sono doni speciali che permettono a un membro della Chiesa di servire la comunità in modo unico, secondo il suo talento specifico.

Non ho dubbi che lo Spirito Santo possa ricolmare di doni papa Leone XIV, ma sono impaziente nello scoprirli. Papa Francesco era stato trasparente fin dall’inizio, mentre temo che l’impostazione pastorale di Prevost possa arrivare col contagocce e magari fuori tempo massimo.

Per ora mi viene spontaneo definire maliziosamente papa Leone XIV come un ghiacciolo bianco al gusto di limone, non certo un pezzo di ghiaccio bollente.