Il contrappasso geopolitico

Il risultato del ballottaggio presidenziale in Polonia può essere letto come la prima grande vittoria in Europa per le forze vicine a Donald Trump da quando quest’ultimo è tornato alla Casa Bianca. Karol Nawrocki incarna un nazionalismo affine a quello “Maga”, contrapposto al liberalismo pro-europeo del suo rivale Rafał Trzaskowski, battuto con uno scarto minimo in un voto che ha portato alle urne ben il 71% degli elettori.

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L’Europa non è nel suo animo profondo più sovranista di due giorni fa, come non lo sarebbe stata di meno con la vittoria di Trzaskowski, spostando qualche manciata di consensi. Quello che però vedremo sarà l’effetto amplificato di questi minimi cambiamenti nelle urne. L’Ucraina non perderà aiuti, la Ue troverà altri ostacoli al suo funzionamento concorde ed efficiente. Soprattutto, i futuri candidati non sovranisti devono prendere nota che spesso avranno da misurarsi con un ostacolo in più (e non da poco): i nemici di un’Europa libera e non asservita.

Ho citato l’incipit e la conclusione di un interessante articolo di Andrea Lavazza sul quotidiano “Avvenire”, che commenta il quadro politico europeo alla luce della recente affermazione sovranista in Polonia.

L’aria che tira non è delle migliori. La sporca intromissione politica di Donald Trump è solo agli inizi: non so se l’Europa avrà il coraggio politico di resistere. Non voglio esagerare ma l’attuale situazione internazionale si è paradossalmente capovolta rispetto agli schieramenti della seconda guerra mondiale. Gli Usa aiutarono allora l’Europa a riconquistare la democrazia, oggi li stanno aiutando ad andare nel fosso dell’autocrazia. Gli Ebrei furono vittime della più grande catastrofe umanitaria di tutti i tempi, oggi i governanti dello Stato di Israele stanno compiendo un autentico genocidio ai danni della popolazione palestinese. E che dire dei Paesi vittime dell’oppressione comunista che oggi cavalcano politiche di stampo reazionario ai limiti del fascismo.

Siamo in una sorta di contrappasso geopolitico in cui i liberatori si trasformano in oppressori e le vittime diventano persecutori.

Mi corre l’obbligo di tornare con la mente in Scozia ai tempi della Brexit e a un episodio profetico. La propensione scozzese – seppure almeno in parte strumentale rispetto alle loro mire indipendentiste – verso l’Unione europea, sfociò in rabbia e trovò, per ironia del destino, un ulteriore motivo di ribellione nelle parole proferite proprio in Scozia nei giorni del referendum dall’aspirante candidato repubblicano alle presidenziali americane, Donald Trump: «Vedo un reale parallelo fra il voto per Brexit e la mia campagna negli Stati Uniti». Come riferì Pietro Del Re, inviato di Repubblica, nel pub di John Muir a Edimburgo, quando Trump apparve in tv, tutti i clienti si avvicinarono allo schermo. Poi, tutti assieme cominciarono a urlargli insulti di ogni genere, il cui meno offensivo è stato senz’altro pig, porco.

Oggi, nel periodo in cui il subdolo attacco Trumpiano all’Europa si sta facendo sempre più invasivo, i governanti degli Stati europei non hanno il coraggio di urlargli “pig”, ma balbettano qualche giaculatoria europeista o gli prestano molta attenzione se non gli indirizzano addirittura elogi e/o intenti di emulazione.

Stiamo confondendo l’amicizia con la subalternità, il dialogo con la sottomissione, il rispetto con la piaggeria. Stiamo scherzando col fuoco sovranista e dilapidando un patrimonio ideale, culturale e politico storicamente e faticosamente accumulato.

Forse non ci rendiamo conto del disastro politico incombente e assistiamo inerti alla fine del sogno europeista e al tramonto della democrazia di stampo occidentale. Persino la Chiesa Cattolica sembra vacillare di fronte al trumpismo.

Probabilmente non resta che sperare nell’implosione del nuovo “regime” statunitense e nel conseguente misero fallimento dei sovranismi nostrani. Speriamo che non occorrano al riguardo bagni di sangue in senso stretto, ma nemmeno in senso allargato.

Sandrone, nella tradizione del carnevale modenese, è una maschera che rappresenta il contadino, spesso rozzo e ignorante, ma anche scaltro e arguto. “Polonia” è invece la moglie di Sandrone, descritta come donna di casa, legata ai costumi tradizionali, e il cui nome è legato alla figura di Sant’Apollonia. La loro relazione è spesso fonte di divertimento, con Sandrone che cerca di sbarcare il lunario e Polonia che si destreggia con le difficoltà della vita quotidiana.

Come non vedere e temere un’analogia tra queste figure carnevalesche e gli attuali personaggi della scena politica internazionale, con la differenza che mentre a carnevale ogni scherzo vale, in politica ogni scherzo si paga duramente.