Sergio Mattarella sceglie Genova per gli 80 anni della Liberazione, un 25 Aprile che però è un po’ nel segno di papa Francesco, citato nel discorso che Mattarella fa al Teatro Nazionale. «Non ci può essere pace soltanto per alcuni. Benessere per pochi, lasciando miseria, fame, sottosviluppo, guerre, agli altri. È la grande lezione che ci ha consegnato Papa Francesco. Nella sua “Fratelli tutti”, ci ha esortato a superare “conflitti anacronistici” ricordandoci che “ogni generazione deve far proprie le lotte e le conquiste delle generazioni precedenti e condurle a mete ancora più alte… -dice Mattarella – Non è possibile accontentarsi di quello che si è già ottenuto nel passato e fermarsi, e goderlo come se tale situazione ci facesse ignorare che molti nostri fratelli soffrono ancora situazioni di ingiustizia che ci interpellano tutti». Il capo dello Stato ricorda poi – e dalla platea è partito un applauso – che «è sempre tempo di Resistenza», e «sono sempre attuali i valori che l’hanno ispirata». (da “Avvenire” – Alessia Guerrieri e Angelo Picariello)
Ecco l’ennesimo capolavoro del nostro Presidente della Repubblica, capace di coniugare etica e politica, storia e impegno nel presente, passato glorioso e futuro problematico. Non si tratta solo di riconoscersi nei valori dell’antifascismo, testimoniati eroicamente nella Resistenza, ma di tradurli in teoria e prassi attuali: ci sono due modi per obnubilare la Resistenza, quello di scioglierla negli strumentali equivoci della storia passata e quello di relegarla nel mito e in un immobilistico pantheon.
Chi tende ad enfatizzare la vittoria degli anglo-americani vuole subdolamente misconoscere l’apporto fondamentale della Resistenza quale esperienza di popolo, sulla base della quale è nata la nostra democrazia, che non ci è stata né importata né regalata, ma che è stata conquistata dagli italiani con eroici sacrifici cominciati nella eloquente clandestinità durante il ventennio e culminati nella coraggiosa lotta partigiana.
C’è però anche il rischio di fermare le lancette del tempo in una sorta di impagabile nostalgia e di irripetibile esperienza: forse è questo sostanziale tradimento che sta portando la politica a finire nel pantano di un irrefrenabile ed inquietante egoismo. Non mi fanno paura i rigurgiti nazifascisti sparsi per il mondo, temo il mondo che sta perdendo la bussola della giustizia sociale e sta vivendo la politica come un inutile e fastidioso orpello.
Qualcuno ha temuto che la celebrazione della Liberazione potesse interferire in quella della vita e della morte di papa Francesco. Mattarella ha risposto a questi penosi menagramo operando una mirabile sintesi fra le due celebrazioni. Altro che sobrietà!