La polemica a distanza Trump-Zelensky non si placa affatto. Perché intanto Trump prende le distanze dal conflitto, quasi a volersi parare in caso la sua mediazione fallisca. «La guerra tra Russia e Ucraina è la guerra di Joe Biden, non la mia. Se io fossi stato presidente quando è iniziata l’avrei fermata sul nascere», dice, ripetendo un suo vecchio motto. Ma poi eccolo accusare sia l’ex presidente Usa che lo stesso leader ucraino. «Il presidente Zelensky e il corrotto Biden hanno fatto un lavoro assolutamente orribile nel permettere che questa fase della guerra iniziasse. Io sto semplicemente cercando di fermare distruzione e morte», commenta. (dal “Corriere della Sera” – Lorenzo Cremonesi)
Della follia di poi son piene le fosse di Trump. Intendiamoci bene, non è che sulla guerra fra Russia e Ucraina non siano stati commessi errori madornali dal punto di vista diplomatico prima e durante l’aggressione. Si poteva certamente fare di più per prevenire la situazione e per affrontarla. Ne sono sempre stato convinto e non cambio parere.
Di qui a sparare cazzate come sta facendo Trump…
Consentitemi di riportare un piccolo episodio davanti al video, vale a dire una delle solite vuote interviste propinate ai fanatici del pallone. Parla il nuovo allenatore di una squadra, non ricordo e non ha importanza quale, che ottiene subito una vittoria ribaltando i risultati fin lì raggiunti. L’intervistatore chiede il segreto di questo repentino e positivo cambiamento e l’allenatore risponde: “Sa, negli spogliatoi ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti che dovevamo vincere”. Non ci voleva altro per scatenare la furia ironica di mio padre che, scoppiando a ridere, soggiunse: “A s’ capìssa, l’alenadór äd prìmma, inveci, ai zugadór al ghe dzäva äd perdor”.
Cosa si può dire di fronte alle sbruffonate di un megalomane come Trump? Non invidio Giorgia Meloni, che qualche cazzata di rimando dovrà pur dirla durante il colloquio che ha scelto di avere con il presidente americano. Tra incoerenti megalomani ci si intende…Forse non sapremo mai cosa si saranno detti, e, tutto sommato, è meglio così… Come farà Giorgia a giustificare i bacetti scambiati con Biden? Come farà a spiegare gli abbracci con Zelensky e di essere stata sempre così schierata in suo favore?
Se avevo perplessità su Biden e la sua politica internazionale, alla luce degli sbruffoni del giorno dopo, mi vedo costretto a rivalutarlo. Stesso discorso vale per Zelensky. Solo ora capisco la testardaggine con cui Biden voleva mantenere la sua candidatura alla Casa Bianca: era l’estremo anche se tardivo tentativo di risparmiare agli Usa e al mondo una folle avventura.
Come si può impostare un dialogo serio con un personaggio inaffidabile come Donald Trump? Cosa ci può essere di serio nell’assetto mondiale che si va delineando? Solo i ricatti reciproci! I dazi non son forse tali?! Stia attenta la premier italiana, perché se i rapporti con la Ue dovessero precipitare finirà per essere tutta colpa sua. D’altra parte non è anche lei una specialista nel capovolgere le frittate, dando sempre le colpe a chi osa criticarla? È sempre tutta responsabilità dei governi precedenti! E le sue contraddizioni clamorose? “Solo i morti e gli stupidi non cambiano mai opinione”.
Da qualche giorno, dopo essere precipitato nello sconforto, sono portato a buttarla in ridere: il teatro dei burattini. Strana e incredibile diplomazia in cui tutto è paradossalmente possibile. In dialetto parmigiano, quando una persona assume atteggiamenti sfrontatamente in contraddizione col suo normale comportamento, viene immediatamente apostrofata con una espressione colorita: “avérgh un bècch äd fér”. Gilberto Govi, in dialetto genovese, li chiamava “marionéti”.