Scherzare con San Francesco per lasciare stare Trump

È per Roberto Vannacci che la gente di Pontida si scalda davvero. L’ex generale dei parà che ha scalato la Lega in pochi mesi (ad aprile la tessera, a maggio la promozione a vicesegretario) non fa fatica a prendersi la scena. E furbescamente inizia a parlare citando i versi del “Giuramento di Pontida” di Giovanni Berchet. Una lezione che l’eurodeputato vorrebbe fosse insegnata nelle scuole. Insieme alla storia della Decima Mas. «Oggi i ragazzi non conoscono quegli eroi, mentre sanno chi è Greta Thunberg che invece non ha combinato nulla», aggiunge più tardi ai cronisti. Ma la sua crociata è soprattutto anti Islam e anti stranieri. Così, riprendendo lo straniero citato da Berchet, chiarisce: «Per noi lo straniero è quello dei porti aperti e che purtroppo molto spesso stupra, ruba e rapina e che vuole imporre la sua cultura alla nostra millenaria». Ma proclama: «Non ci rassegniamo alla società meticcia che vorrebbe qualcuno e all’islamizzazione delle nostre città», trasferendo il proposito a tutta Pontida, quindi chiosa: «Eccola la generazione di Pontida, la generazione dei Padroni a casa nostra». (Ansa – Michela Suglia)

Mi era sfuggito il leghista raduno settembrino di Pontida: l’ho recuperato sfogliando i giornali dei giorni scorsi. Meglio tardi che mai? Meglio mai che tardi! Però bisogna pure prendere atto che, nei fermenti della società civile, esiste anche questo razzismo molto più diffuso di quanto si possa credere. Sì, perché si tratta di razzismo!

La destra italiana si muove culturalmente fra le convergenze parallele di due estremismi, quello nostalgicamente ideologico e sbracatamente neofascista e quello pragmaticamente egoistico e volgarmente discriminatorio: in mezzo ci sta il perbenismo melonian-tajaniano che funge da specchietto per le nostrane allodole patriottiche, cattoliche e benpensanti.

Ma il discorso, come acutamente argomenta Mauro Magatti su “Avvenire” è molto più profondo e rischioso. C’è il triste collegamento fra nazionalismi cristiani: quello cattolico statunitense sostenuto dal movimento Maga e da esponenti come Steve Bannon, che mira a ricostruire la coesione sociale sulla base di una rinnovata identità religiosa, alimentando la logica dello “scontro di civiltà”; quello ortodosso russo impersonificato dal patriarca Kirill, che sostiene il regime putiniano quale difesa contro il relativismo valoriale dell’Occidente.

La saldatura fra questi nazionalismi in fin dei conti è la guerra!  L’invasione putiniana dell’Ucraina e l’invasione trumpiana dell’intero assetto democratico occidentale!

Questo spaventoso vento, ammantato di religiosità fasulla, coinvolge anche il nostro Paese: volere o volare, Giorgia Meloni sta cucinando all’italiana questo piatto che ha come ingredienti blasfemi Dio (persino san Francesco viene strumentalizzato al riguardo), Patria (a cui sacrificare le istituzioni democratiche e i diritti costituzionali in una fuorviante apertissima gara a chi è più patriottico) e Famiglia (vista in contrapposizione con la galassia Lgbt).

C’è in atto, è inutile negarlo, un subdolo tentativo di aggiungere un tassello decisivo al mosaico della destra italiana: la conquista del consenso da parte di un mondo cattolico che si dibatte tra farisaica ingenuità, comodo rifugio nelle sacrestie del potere, adesione ad una menefreghista religione di maniera.

Il melonismo, partito come caricaturale movimento reazionario che sarebbe durato fino…alla prossima tirata di catena, sta diventando parte integrante dell’anelito ad un nuovo (dis)ordine mondiale.

Perché la cultura democratica non riesce a mettere in campo gli anticorpi? Sottovaluta la malattia? Non ne capisce la pericolosità? Preferisce snobbarla? La ritiene, montanellianamente parlando, un’infezione che deve fare il suo corso? Ha smarrito, strada facendo, la forza per combattere, preferendo chiudersi nei fortini salottieri o negli attendismi (im)popolari?

Perché la cultura cattolica di sinistra non riesce a scrollarsi di dosso le paralizzanti incrostazioni del tempo, non ha il coraggio di riscoprire la propria vocazione profetica e non si lascia provocare da quanto, qualche tempo fa, scrisse il laico Massimo Cacciari: “L’umanesimo europeo non è comprensibile senza la mistica dell’amore di Francesco, che si fonda su un grandioso paradosso: quello di gioire di tutto il creato compresa sorella morte”.

Perché i cattolici tuttora impegnati in ambito politico e/o sociale non si fanno vivi? Tanto per non fare nomi: dove sono Pierluigi Castagnetti, Graziano Delrio e Andrea Riccardi? Si accontentano dell’antidoto mattarelliano? Fino a quando?

Sono partito dalle farneticanti fantasie politiche di Roberto Vannacci, sono passato alle pornografiche teorie politiche nazionaliste, ho toccato i fili della corrente meloniana, ho suonato la carica ai cattolici democratici. Cos’altro posso fare? Pregare Dio perché ci faccia capire che non si può stare dalla parte di San Francesco e di Trump, che non si può scherzare coi Santi lasciando stare i fanti.