La frase “molti nemici, molto onore” è un’espressione idiomatica che significa che un gran numero di avversari e oppositori indica un grande valore e prestigio della persona. Non c’è un unico autore, ma è attribuita a vari personaggi storici, tra cui il condottiero tedesco Georg von Frundsberg.
“Molti nemici, molto onore”, firmato Mussolini. L’avevo letto fin da bambino sulle medaglie dei familiari che avevano combattuto nella guerra di Etiopia, una frase dipinta o scolpita sulle facciate dei palazzi dell’Era fascista. Avevo percepito subito un senso di orgoglio in quelle parole. Poi, crescendo, ho cominciato a studiare la storia e mi sono reso conto che è vero quello che diceva del Duce il re Vittorio Emanuele III, “è una brava persona ma ha studiato poco la storia”.
La storia, infatti, dimostra il contrario, cioè che, se i nemici sono tanti, il rischio è grande. Di situazioni del genere se ne conoscono molte. Senza andare molto lontano nel tempo basta ricordare Napoleone, sicuramente un grande generale ed un amministratore accorto del suo impero, che però decide di combattere contro tutti in Europa, dall’Inghilterra alla Prussia, alla Russia. Così Hitler, alla guida di una potenza industriale ed economica che gli aveva consentito di realizzare un dispositivo militare indubbiamente potente, decide di combattere su tutti i fronti, in Africa in Russia, contro la Francia e l’impero Inglese, ignorando il possibile apporto degli Stati Uniti d’America, che nella Grande Guerra erano intervenuti a fianco degli inglesi. La Germania dimostra una evidente visione limitata del quadro internazionale che, peraltro, per quanto riguarda l’Italia, era stato correttamente rappresentato a Mussolini dai gerarchi più attenti, a cominciare da Dino Grandi che, da ambasciatore d’Italia a Londra per molti anni, di quel mondo e di quel popolo aveva percepito la straordinaria determinazione. Tanto che il Primo Ministro, Winston Churchill, nei momenti più drammatici della battaglia d’Inghilterra, avrebbe promesso ai suoi concittadini “lacrime e sangue”, mai la resa.
E così il motto “molti nemici, molto onore” mi è tornato alla mente osservando la situazione politica attuale, le scelte della maggioranza che, nell’assumere responsabilità di governo promette di combattere contro tutti, di riformare la Costituzione, quanto alla forma di governo, di incidere sulla Magistratura eliminando reati e dividendo le carriere, di entrare in conflitto con mezza Italia con l’“autonomia differenziata”, di criticare l’Autorità Nazionale Anticorruzione (ANAC), prevista da una legge di ratifica di un trattato internazionale, istituzione che fra l’altro è ben vista dai cittadini, di cercare di ridimensionare la Corte dei conti. (Salvatore Sfrecola)
Il più autorevole attuale personaggio politico che sta adottando la logica del “molti nemici molto onore” è Donald Trump: il discorso vale nei rapporti internazionali per i quali sta scombussolando le alleanze all’insegna del ricatto e della rivalsa, le inimicizie giocandole sul filo del rasoio del bastone e della carota, il mondo intero considerato un giocattolo da smontare e rimontare a suo piacimento.
Anche all’interno della società e delle istituzioni americane Trump ha dichiarato guerra a intere categorie di persone (immigrati, studenti, uomini di cultura, omosessuali, etc. etc.) nonché al Parlamento, alla Federal Reserve, all’Agenzia sanitaria nazionale, alle Corti d’appello e a chi osa mettere in discussione la legittimità delle sue scelte politiche.
Ogni giorno c’è un nemico da combattere o comunque un potenziale nemico da illudere e imbrogliare (vale anche per i cattolici statunitensi e alcuni dei loro vescovi catturati dalla rete dell’anti-trasgressione). Temo che persino il Vaticano possa vacillare, condizionato più o meno volutamente, dai natali statunitensi di papa Prevost. Quanto all’Europa altro che vacillamenti!
Fino a quando potrà andare avanti questa impostazione da autentico regime, che trova peraltro un certo riscontro anche nel centro-destra al governo in Italia? Se è vero che i cani abbaiano perché hanno paura, evidentemente Trump di paura ne deve avere parecchia.
Fare paura è lo sport preferito da chi ha paura. Poco o tanto tutti però stanno a questo gioco perverso e non se la sentono di reagire, salvo qualche rara eccezione che purtroppo conferma la regola.
Mio padre si lasciava andare a sintetizzare la parabola storica di Benito Mussolini, usando questa colorita immagine: «L’ à pisè cóntra vént…». Spero che possa succedere anche a Trump, possibilmente prima che riesca a farci pisciare sangue come succede alle bestie distrutte dalla fatica.