“Giorgia Meloni ha una strategia efficace, entra in sintonia culturale con mondi diversi dal suo. Il centrosinistra quella strategia non l’ha ancora trovata. Ma deve”.
“Non voglio dare giudizi, ma siccome a me interessa che il centrosinistra vinca le elezioni, non posso non notare che mentre Meloni ascolta ed entra in sintonia culturale con mondi lontani da lei, come Cl o la Cisl, il centrosinistra sembra non essere in grado di mettere in campo una sua strategia per parlare a quanti, non sentendosi rappresentati, si rifugiano nell’indifferenza e quindi nell’astensionismo”.
Direi che la responsabilità di questa chiusura sia ascrivibile ad un certo sguardo dell’attuale Pd, fisso a sinistra. Solo a sinistra. Manca l’approccio interclassista. Perfino Togliatti, che pur si muoveva in un contesto ideologico che di per sé non facilitava l’ascolto di mondi diversi, parlava di ceti medi. Facendo capire che un partito di governo deve avere l’ambizione di usare anche il loro linguaggio”.
Sono alcuni passaggi di un’intervista Di Graziano Delrio, esponente del Partito democratico, rilasciata al Corriere della Sera.
Ho grande stima per Graziano Delrio e condivido il suo anelito “interclassista”. Devo ammettere però che il Partito Democratico è combattuto fra l’esigenza di colmare le proprie lacune programmatiche elaborando contenuti di sinistra (si pensi solo ai problemi della pace e dell’immigrazione) e la necessità politica di aprirsi a mondi non strettamente riconducibili alla sinistra. Elly Schlein non è riuscita in nessuno di questi due obiettivi: la proposta programmatica è troppo generica e limitata; la strategia politica è schiacciata sugli equilibrismi partitici e sulle pregiudiziali identitarie.
Non facciamoci dettare l’agenda da Giorgia Meloni: non penso valga la pena di ispirarsi tatticamente alle sue opportunistiche sintonie. Non bisogna temere che possa sfilare in tutto o in parte il portafoglio socio-politico dalle tasche bucate del PD. Si lasci la Meloni al proprio destino assieme a quei mondi che sono suoi e che non aspettano altro che di imbarcarsi sulla sua nave. L’integralismo cattolico è destinato irrimediabilmente a sfociare a destra, non rincorriamolo per l’amor di Dio. Non illudiamoci di poter foderare le orecchie di certi mondi conservatori che hanno un piede nella tomba reazionaria per evitare che seguano le sirene della destra. Occorre invece entrare in dialogo con le forze sociali e con i cittadini aperti ad una politica progressista vincendo le loro perplessità e la loro sfiducia.
Quante volte mi sono chiesto chi possa avviare la rifondazione piddina. Graziano Delrio è certamente un personaggio adatto allo scopo, purché esca dal suo buonismo isolazionista e abbia il coraggio di buttarsi nella mischia. Fino ad ora la classe dirigente del PD è stata propaggine di comunisti e cattolici provenienti da esperienze alquanto superate. L’errore è stato probabilmente quello di mettere insieme due culture, che peraltro avevano fatto la fortuna della resistenza prima e della repubblica poi, pensando che potessero avere l’automatica capacità di interpretare un mondo nel frattempo molto cambiato. Esperimento valido in teoria, fallito in pratica.
La scelta Schlein voleva essere una variabile calda, oserei dire impazzita rispetto agli schemi di una fusione a freddo che non ha trovato compiuta realizzazione.
Non è corretto buttare la croce addosso a Elly Schlein: ha fatto e sta facendo quel che può anche se è estranea alla storia dei comunisti e dei cattolici. La botte dà il vino che ha… I piddini più critici sono indubbiamente quelli provenienti dall’area cattolica popolare e di sinistra a cui mi onoro di fare riferimento ideale ed esperienziale. Le loro sacrosante critiche hanno però un limite: non arrivano a concrete proposte di contenuto e di metodo, restano a mezz’aria o meglio dire nell’aria prepolitica. Sono uno fra i tanti (?) che aspettano una chiamata, ma al momento non la sento e allora…
Ci sono alcuni temi che chiedono e aspettano considerazione attiva da una sinistra degna di tale nome. Si parta di lì per allacciare rapporti, non per scimmiottare Giorgia Meloni, ma per fare una politica credibile, accattivante e coinvolgente.