Si augura che da Pechino parta “un messaggio di pace”. Ma rimbalzando a Roma generano un vespaio di polemiche le parole di Massimo D’Alema, in piazza Tienanmen nella giornata della grande parata militare in occasione dell’ottantesimo anniversario della vittoria cinese nella seconda guerra mondiale. Da Carlo Calenda (Azione) a Galeazzo Bignami (FdI), passando per Maurizio Gasparri (FI), è un coro di indignazione, mentre non manca chi come Maurizio Acerbo del Partito della Rifondazione Comunista plaude all’ex presidente del Consiglio.
Occhiali da sole e maglioncino sulle spalle, D’Alema è stato intervistato da una tv cinese, e una quarantina di secondi di quel video, in italiano con i sottotitoli, sono rimbalzati sui social. “È importante ricordare la lotta eroica del popolo cinese, così importante non solo per la Cina ma per tutta l’umanità per la sconfitta del nazismo e del fascismo – le parole dell’ex segretario del Pds, ministro degli Esteri del governo Prodi -. Sì, viviamo un momento difficile nelle relazioni internazionali, io spero, confido che qui da Pechino venga un messaggio per la pace per la cooperazione, per il ritorno di uno spirito di amicizia fra tutti i popoli e per porre fine alle guerre che purtroppo insanguinano in modo così tragico diversi Paesi del mondo”.
A marzo in un dibattito assieme a Gianfranco Fini, D’Alema raccontò di un incontro con Voldymyr Zelensky che gli chiese “di andare in Brasile e a Pechino per capire se Lula e Xi Jinping potevano fare qualcosa”. La prima missione d Lula, spiegò, andò male. Nella seconda, raccontò, “il responsabile della politica estera del partito comunista (…), mi disse: si potrebbe pensare a una forza internazionale, un po’ come accadde nel Kossovo. Poi mi congedò con una frase che mi fece riflettere: sa, lei è il primo europeo venuto a parlarci di questo, gli altri ci chiedono solo di non sostenere la Russia”. (ANSA.it)
La politica richiede idealità temperata da concretezza, concretezza condita da fantasia. Interpreto questa mossa dalemiana in questo senso: è partito dalla lotta eroica del popolo cinese contro fascismo e nazismo per arrivare pragmaticamente a prendere atto che la Cina, al di là dei tatticismi di facciata più o meno filo-putiniani, rappresenta indubbiamente un elemento di notevole interesse a livello geopolitico in una prospettiva di revisione dei rapporti internazionali finalizzata ad una qualche ipotesi di convivenza pacifica.
L’incallirsi su schemi rigidi e superati che non stanno portando da nessuna parte viene spacciato come comportamento politicamente corretto atto e perpetuare uno status quo bellico. Fare qualche mossa, anche estemporanea, può aiutare ad uscire dall’impasse. L’intelligenza politica non fa certo difetto a Massimo D’Alema, purtroppo condizionata, per sua stessa ammissione, da una notevole dose di presunzione e di protagonismo.
Da parte mia interpreto questa mossa come una provocazione, che fa riflettere al di là delle scandalizzate reazioni della politica ufficiale. Il messaggio vuole mettere in rilievo l’importanza del ruolo cinese nello scacchiere internazionale e se non valga la pena di utilizzare questo dato incontestabile per avviare una ricerca di nuovi equilibri.
D’Alema ha recentemente affermato che l’assetto internazionale prescinde dai valori e financo dagli interessi per attestarsi su una deriva globale di potere più mediatico che effettivo. Forse rimettere al centro del mondo almeno gli interessi nazionali per trovarne una combinazione multilaterale non è un’idea peregrina.
Dall’alto (o dal basso) della sua comprovata capacità di mettere sale sulla coda di amici ed avversari, con questa strana (?) uscita ha spiazzato tutti, probabilmente anche in Italia, laddove governo, maggioranza ed opposizione sono bloccati su una visione usa-centrica e occidentalistica, peraltro superata dai fatti: tirare un sasso in questa penosa piccionaia non risolve nulla, ma tutto può servire a smuovere le acque stagnanti e sempre più putride.
Volete un esempio dello stagno pseudo-parlamentare in cui è bloccata la politica estera italiana?
La Russa: “Ho incontrato i capigruppo del Senato su necessità di convocare Aula su tema guerre”. “Il Senato già ieri ha ripreso i lavori con la possibilità delle Commissioni di convocarsi. Oggi ho incontrato separatamente, perché non era una capigruppo ufficiale, esponenti della maggioranza e i capigruppo dell’opposizione, quasi al completo, anche perché nel frattempo mi è arrivata la richiesta sia per telefono che per iscritto di una convocazione dell’Aula per affrontare i temi sui venti di guerra che purtroppo insanguinano ancora il mondo. É un tema che trova piena condivisione tra maggioranza e opposizione, con l’invito al governo a farci sapere chi verrà in Aula per questo confronto” così il Presidente del Senato Ignazio La Russa a seguito dell’incontro con esponenti della maggioranza e capigruppo delle opposizioni in Senato. (Fonte: Agenzia Vista).
Altro che sassi, qui ci vorrebbero dei macigni per svegliare il mondo parlamentare. D’Alema ha perlomeno tirato una pietra e tutti naturalmente si sono affrettati a ributtargliela addosso.