Il 18 luglio l’avvocata e procuratrice generale di Donald Trump, Pam Bondi, dovrebbe chiedere la revoca del segreto professionale per i documenti che riguardano il finanziere Jeffrey Epstein, un caso che imbarazza il presidente americano da diversi giorni.
Giovedì il Wall Street journal ha pubblicato un articolo che attribuiva al miliardario newyorchese diventato presidente degli Stati Uniti la responsabilità di aver scritto, nei primi anni duemila, una lettera a Jeffrey Epstein in occasione del suo cinquantesimo compleanno con dei dettagli compromettenti per Trump.
Il 17 luglio il presidente ha annunciato la sua intenzione di intentare una causa contro il giornale e il suo proprietario, il magnate Rupert Murdoch. Sotto la pressione di alcuni politici del suo stesso schieramento, ha anche chiesto alla sua avvocata di chiedere la desecretazione di tutte le testimonianze “rilevanti” del procedimento legale riguardante Epstein, morto nel 2019 prima del processo.
La procuratrice Pam Bondi ha confermato di essere “pronta” a chiedere a un tribunale di revocare il segreto d’ufficio sulla testimonianza resa davanti a un gran giurì su questo caso. Nel sistema giudiziario americano il gran giurì è composto da gruppo di cittadini selezionati, che analizza prove e testimonianze per decidere un possibile rinvio a giudizio.
La decisione di pubblicare le testimonianze sarà “soggetta all’approvazione del tribunale”, ha dichiarato Donald Trump il 17 luglio. Ma questi documenti “riguarderanno solo Epstein e (Ghislaine) Maxwell”, la sua compagna già condannata, e non altri nomi, ha dichiarato Daniel Goldman, deputato democratico ed ex procuratore federale.
Il presidente americano è alle prese da oltre una settimana con le accuse mosse da alcuni dei suoi stessi sostenitori, che accusano la sua amministrazione di voler chiudere la questione troppo in fretta.
Jeffrey Epstein è stato arrestato e accusato nel luglio 2019 di sfruttamento sessuale di minori e associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento sessuale di minori.
La morte di Epstein, amico di molti personaggi famosi e potenti, trovato impiccato nella sua cella di New York prima del processo, ha alimentato numerose teorie non verificate secondo cui sarebbe stato assassinato per impedire rivelazioni che coinvolgessero personaggi di alto profilo.
Era già stato condannato a una breve pena detentiva nel 2008, dichiarandosi colpevole di aver fatto uso di prostitute, tra cui una minorenne.
Personaggi vicini al movimento “Make america great again” (Maga) di Donald Trump si battono da anni per la pubblicazione di una presunta lista segreta dei clienti di Jeffrey Epstein.
Ma circa dieci giorni fa, il dipartimento di giustizia e la polizia federale, l’Fbi, hanno stabilito in un rapporto congiunto che non vi erano prove dell’esistenza di questa lista, né di ricatti nei confronti di alcune figure.
Questi annunci hanno scatenato un’ondata di messaggi di rabbia da parte degli account Maga sui social network.
Donald Trump si è mostrato apertamente infastidito, definendo “stupida” questa parte dei suoi sostenitori e chiedendo loro di voltare pagina, accusando allo stesso tempo l’opposizione democratica di avere “orchestrato” ipotesi sul suo coinvolgimento. (internazionale.it)
Ucci ucci sento odor di scandalucci! Per Donald Trump si profila una ulteriore e delicatissima emergenza giudiziaria: assomiglia per certi versi allo scandalo Watergate, per altri al Clintongate, per altri ancora al bunga-bunga berlusconiano.
La giustizia americana (non) farà il suo corso, invischiata com’è nel potere esecutivo. Quando poi le indagini arrivano a certi gotha si è quasi sicuri dell’insabbiamento.
Non mi diverte guardare dal buco della serratura di nessuno, men che meno dei potenti di turno. Il teorema che striscia sotto la sabbia americana, qualora fosse dimostrato, sarebbe però veramente molto grave.
Per Donald Trump c’è oltre tutto una complicazione: il bigottismo Maga che gli ha fatto tanto comodo sul piano elettorale potrebbe ritorcersi contro di lui e risvegliare un certo elettorato dal torpore in cui è sprofondato.
A volte basta poco per inceppare certi meccanismi apparentemente intoccabili: il sesso sfrenato potrebbe essere il sassolino che inceppa la macchina. Da una parte sarebbe l’ulteriore prova che gli americani non capiscono niente; dall’altra parte sarebbe la dimostrazione che il diavolo insegna a fare le pentole ma non i coperchi.
La storia italiana insegna che per mettere in discussione il potere berlusconiano ci volle anche la maniacale deriva sessuale del cavaliere: la Chiesa lo godeva, ma quando si aprirono certi cassetti non poté più far finta di niente; così anche all’estero la sputtanata pesò eccome.
Nel frattempo il mondo è cambiato ed è diventato ancor più impermeabile a certo rigore etico. Si scontreranno due atteggiamenti: da un lato il “sono tutti sporcaccioni” meglio lasciar perdere; dall’altro lato il “però tutto ha un limite”.
Di una cosa sono certo: la premier Meloni non si azzarderà a censurare Trump per queste sue eventuali avventure. Si sentirebbe rispondere: ma tu da che mondo vieni? non eri amica del Berlusca? E allora fammi il piacere… Non ho idea di cosa dovrebbe fare di brutto Trump, che non stia già facendo, per essere criticato dall’attuale governo italiano. E poi diciamolo pure: un po’ di (in)sano garantismo non si nega a nessuno, figuriamoci al presidente statunitense…