Il direttore generale dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA), Rafael Grossi, ha dichiarato in un’intervista all’emittente statunitense CNN che, fino ad oggi, l’Agenzia non ha trovato nessuna prova dell’esistenza di un programma organizzato da parte dell’Iran volto alla costruzione di armi nucleari.
Grossi ha spiegato che, malgrado l’attenzione internazionale rivolta alle capacità nucleari iraniane, “non abbiamo osservato prove che indichino un movimento strutturato verso la produzione di armamenti nucleari”.
Alla domanda sul tempo che sarebbe necessario all’Iran per ottenere un’arma nucleare, Grossi ha risposto: “Senza dubbio, non è una questione imminente, ma non possiamo nemmeno dire con certezza che si tratti di anni. Queste rimangono solo ipotesi, ed è per questo che affermo che, in realtà, non lo sappiamo”. Il direttore dell’AIEA ha inoltre sottolineato che, nonostante alcune limitazioni, l’Agenzia continua a monitorare la situazione e a riferire quanto è in suo possesso. “Fino a questo momento, i nostri rapporti non contengono indicazioni di un piano coordinato per dotarsi di armi nucleari”, ha ribadito.
Quando venerdì scorso Israele ha lanciato la sua serie di attacchi contro l’Iran ha dichiarato di averlo fatto perché in possesso di prove secondo le quali la Repubblica Islamica si stesse avvicinando rapidamente a un punto di non ritorno nella sua corsa all’ottenimento di armi nucleari; gli attacchi dello stato ebraico sarebbero stati quindi necessari per prevenire tale risultato.
Tuttavia le valutazioni dell’intelligence statunitense sono giunte a una conclusione diversa: non solo l’Iran non starebbe attivamente perseguendo un’arma nucleare, ma sarebbe anche a tre anni di distanza dalla capacità di produrne e utilizzarne una.
Un alto funzionario USA interpellato dalla CNN ha però ammesso che l’Iran è tecnicamente “quasi pronto” e, qualora decidesse di costruire una bomba, avrebbe le risorse per farlo. I danni inflitti finora da Israele sembrano aver ritardato il programma iraniano solo di qualche mese. L’impianto di Natanz è stato colpito duramente, ma Fordow – la struttura sotterranea più protetta – è rimasta intatta.
Secondo esperti militari, Israele non ha la capacità tecnica per colpire Fordow senza armi e supporto aereo statunitensi. “Se vuoi davvero smantellare quel programma, serve un attacco americano o un accordo diplomatico”, ha dichiarato Brett McGurk, ex diplomatico USA. Questo crea un dilemma di non semplice soluzione per l’amministrazione Trump, che sta cercando di evitare un coinvolgimento diretto ma sa che Israele, da solo, non può distruggere l’intero programma nucleare iraniano. (Fanpage.it)
E allora come la mettiamo? Forse è giunta l’ora di finirla e di ammettere apertamente quel che (quasi) tutti hanno capito: Israele vuol fare piazza pulita dei Paesi disturbatori della sua imperialistica quiete, il resto sono balle etiche (salvare il mondo dall’atomica in mano ai cattivi iraniani, balle politiche (cambiare il regime anti-democratico e teocratico dei pasdaran), balle economiche (difendere gli interessi occidentali su approvvigionamenti energetici, scambi commerciali, etc.), balle internazionali (garantire equilibri di coesistenza pacifica).
Netanyahu (a proposito di democrazia non si è ancora capito se disponga di un serio e valido consenso) si sta comportando da autocrate tanto quanto i suoi amici di merende, vale a dire Putin e Trump. I diritti calpestati in Iran sono garantiti in Russia, negli Usa e in Israele? Cosa vogliono esportare gli israeliani e gli americani capeggiati da personaggi che stanno liquidando il diritto a livello interno e internazionale?
Cosa ci sta a fare l’Europa? Lo sgabello per i piedi trumpiani e/o la quarta colonna della politica israeliana? Come ha recentemente affermato Massimo D’Alema, non riesce a difendere i propri valori, ma nemmeno i propri interessi.
E l’Italia, tra le ridicolaggini di Tajani, le sceneggiate di Meloni e le puttanate di Salvini, cosa sta combinando? Non sta forse dilapidando un patrimonio storico fatto di azioni diplomatiche verso i Palestinesi e i Paesi arabi?
E Donald Trump cosa ci riserva (si accettano scommesse sulla sua entrata in guerra): parecchi anni fa gli Usa avevano concordato un accordo con l’Iran, ora se lo è rimangiato dando naturalmente la colpa ad Obama che l’aveva costruito, a Biden che lo ha gestito male e agli iraniani che non l’hanno rispettato. Ma non è così: la diplomazia non esiste più, esiste la legge della jungla, dove tutto è giustificabile ed ammissibile.
La montagna del recente G7 ha partorito il topolino di un vergognoso compromesso che ha tenuto insieme il no ad un Iran dotato di armamenti nucleari (al momento non le ha!), il diritto di Israele a difendersi (da cosa?), la ripresa dei negoziati (detto da chi li ha fatti saltare?) e udite-udite un cessate il fuoco a Gaza (esiste ancora la striscia di Gaza?).
Avete notato come si pavoneggiava Giorgia Meloni? Non sa fare altro… Dovrebbero andare tutti (incapaci, incoerenti e delegittimati) a nascondersi e invece…