Nelle stesse ore, Putin ha annunciato di avere avuto la prima telefonata con papa Leone XIV per ringraziarlo «della disponibilità nel risolvere la crisi». Conversazione confermata dalla Santa Sede che ha precisato: «Il Papa ha fatto appello affinché la Russia faccia un gesto che favorisca la pace, ha sottolineato l’importanza del dialogo per la realizzazione di contatti positivi tra le parti e cercare soluzioni al conflitto». Si è parlato, inoltre, «della situazione umanitaria, della necessità di favorire degli aiuti dove necessario, degli sforzi continui per lo scambio dei prigionieri e del valore che in questo senso svolge il cardinale Zuppi». Il Cremlino, da parte sua, ha definito il dialogo «costruttivo, entrambe le parti hanno espresso l’intenzione di proseguire i contatti». Putin si è detto «disponibile a raggiungere la pace attraverso mezzi politici e diplomatici» ma ha accusato Kiev di mancanza di impegno per raggiungere il compromesso. Quanto al dossier degli scambi dei prigionieri, lo zar ha accennato al ritorno dei bambini ucraini con i propri familiari, al centro della missione portata avanti dal cardinale Matteo Zuppi su incarico di papa Francesco. (dal quotidiano “Avvenire” – Lucia Capuzzi)
Durante una campagna elettorale in cui si contrapponevano Berlusconi e Prodi, Roberto Benigni, con la sua impareggiabile verve ironica, disse nel pieno di una trasmissione televisiva della Rai, fregandosene altamente della par-condicio: «Io non sono di parte, ma Berlusconi non mi piace…». Pur non avendo l’autorevolezza dialettica del grande Benigni, dal momento che, pur ritenendomi un cattolico credente e praticante, me ne frego altamente del religiosamente corretto, provo ad imitarlo: «Seguo l’inizio del pontificato prevostiano con molta attenzione, ma preferisco decisamente Bergoglio…».
Qual è la differenza fra i due papi? Francesco parlava come mangiava anche quando affrontava i problemi più complessi e delicati, Leone parla (ne ho almeno l’impressione) in vaticanese, mettendo la diplomazia prima se non addirittura al di sopra di tutto.
Per entrambi la pace era ed è un’opzione fondamentale, ma si può puntare alla pace dicendo pane al pane e vino al vino oppure limitandosi alle mozioni degli affetti senza affondare i colpi.
Perché in questi anni Putin non ha mai telefonato a papa Francesco? Non credo avesse il timore che gli sbattesse il telefono in faccia, ma probabilmente temeva che lo mettessa a nudo chiedendogli cose e passi concreti. D’altra parte Bergoglio aveva reagito subito all’invasione dell’Ucraina andando, a piedi, all’ambasciata russa, accolto con molta freddezza. Eppure aveva persino ammesso che c’erano state troppo abbaiate occidentali alle porte della Russia. Però aveva esortato il patriarca Kirill a non diventare il “chierichetto” del Cremlino. Aveva lasciato al suo pupillo Zuppi il compito di trattare la questione dei bambini ucraini proprio per non rapportarsi direttamente ad uno dei più grandi macellai di tutti i tempi. Insomma, un modo pragmaticamente evangelico di rapportarsi al “mondo”, badando bene ad essere nel mondo ma non del mondo.
Come mai invece Putin si è scomodato nei confronti di papa Leone? Da grande furbo qual è ha probabilmente capito che l’aria in Vaticano è cambiata, che il Vaticano può stare al gioco trumpiano (un americano a Roma…), che è partita una diplomazia soft che, tutto sommato, può fare a caso suo, che i rapporti della Chiesa cattolica con quella ortodossa a lui asservita possono normalizzarsi.
Forse la mossa putiniana serve a strappare un po’ di benevolenza all’estero e a riconquistare un po’ di consenso all’interno: se il Papa accetta di parlare con me, vuol dire che… senza esagerare però…infatti la Russia si è dichiarata contraria al tavolo vaticano per le trattative di pace… finché si scherza al telefono tutto bene, se si comincia a fare sul serio…
Tornando alle due diplomazie vaticane, apparentemente uguali ma sostanzialmente diverse, premesso che qualsiasi insorgente elemento di novità diplomatica vada comunque salutato con estremo favore, mi permetto di esprimere la mia convinta preferenza verso l’incedere poco diplomatico di papa Francesco rispetto al solito preoccupato e preoccupante perbenismo cattolico che tanti disastri a contribuito a permettere in passato.
Papa Leone XIV, ha introdotto il concetto di “pace disarmata e disarmante” nel suo primo discorso Urbi et Orbi. Questa frase, pronunciata in un contesto di forte corsa agli armamenti, sottolinea un’idea di pace basata sull’umiltà, la perseveranza e la rinuncia alla violenza, sia fisica che verbale. Mi chiedo provocatoriamente: la telefonata scambiata con Putin rientra in questo concetto di pace? Consentire, seppure indirettamente, una sorta di triangolazione tra Usa, Russia e Vaticano non espone la Chiesa al rischio di fare politicamente la parte del vaso di coccio tra i vasi di ferro? Dopo l’improvvisato (?) colloquio in San Pietro di Trump e Zelensky, dopo la frettolosa disponibilità ad ospitare in Vaticano il tavolo delle trattative, dopo la telefonata con Putin, non c’è il pericolo di mondanizzare il ruolo della Chiesa ridotta a pasta frolla politica anziché lievito evangelico?
Mancherebbe soltanto la ciliegina sulla torta vale a dire la partita delle nomine riguardanti la Curia vaticana alla ricerca di nuove sintesi dopo gli anni di scontro tra progressisti e conservatori: una Chiesa politica in tutti i sensi, che cerca il compromesso inevitabilmente anti-evangelico.
In conclusione preferisco una Chiesa che soffre i drammi del mondo da artigiana di pace rispetto ad una Chiesa che s’offre come pasticciera di pace.