Dalla padella degli ayatollah alla brace di Netanyahu

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha rivolto un appello agli iraniani, invitandoli a unirsi contro il loro regime, dichiarando che Israele ha lanciato in Iran “una delle più grandi operazioni militari della storia”.

“Stasera, desidero parlare con voi: orgoglioso popolo dell’Iran. Siamo nel mezzo di una delle più grandi operazioni militari della storia, l’operazione ‘Rising Lion’. Il regime islamico, che vi ha oppresso per quasi 50 anni, minaccia di distruggere il mio Paese, lo Stato di Israele. L’obiettivo dell’operazione militare israeliana è quello di rimuovere questa minaccia, sia quella nucleare che quella missilistica”, ha dichiarato Netanyahu.

“Ed è giunto il momento per voi di unirvi attorno alla vostra bandiera e alla vostra eredità storica, LOTTANDO per la vostra libertà contro un regime malvagio e oppressivo. Non è mai stato così debole. Questa è la vostra opportunità DI ALZARVI e far sentire la vostra voce. Donna, vita, libertà. Zan, Zendegi, Azadi”. (da askanews)

Mia sorella Lucia, quando si immedesimava nelle lotte per la democrazia condotte in tanti Paesi con particolare riferimento alla condizione femminile, concludeva con un’affermazione a metà strada fra la disperazione e l’orgoglio: «Se vivessi in certi Paesi, mi sarei già fatta ammazzare non so quante volte, dal momento che non so stare zitta di fronte alla prepotenza e al sopruso perpetrati da un regime». Lo diceva anche e soprattutto per le donne i cui diritti vengono calpestati, come succede in Iran.

Un mio amico più volte mi ha espresso la sua fiduciosa speranza che i regimi arabi possano cadere sotto i colpi non violenti delle donne: sono perfettamente d’accordo, perché le donne hanno una forza d’urto culturale ben più importante delle armi.

Mi sono messo presuntuosamente nei panni degli iraniani e in particolare delle iraniane contrari al regime che li opprime: come reagirei di fronte alle pretestuose avance israeliane miranti ad esportare in Iran la democrazia delle bombe?

Accantonerei la realpolitik di Netanyahu e mi concentrerei su ben altre strategie e tattiche di opposizione non violenta. Come può essere attendibile un soggetto che mi propone di fare un salto nel buio? Avrei il timore di passare, come si suole dire, dalla padella alla brace.

Oltre tutto simili appelli avranno sicuramente ed esattamente l’effetto contrario, vale a dire quello di compattare, in difesa degli ayatollah, le fila degli iraniani convinti o incerti e quello di mettere in ulteriore rischiosissimo imbarazzo gli oppositori al regime.

Quale credibilità democratica può avere un governo che sta letteralmente massacrando il popolo palestinese e tentando di eliminare tutti i Paesi concorrenti al fine di poter spadroneggiare sui territori confinanti, già peraltro parzialmente e illegittimamente occupati.

Netanyahu sta tendendo trappole opportunistiche all’intero Occidente, sta tendendo mani sporche di sangue ai pur oppressi iraniani, ergendosi a salvatore della sua Patria cancellando quella altrui.

Credo che l’unico linguaggio ammissibile per solidarizzare con i popoli mediorientali, iraniani compresi, sconvolti dalle guerre, oppressi da regimi antidemocratici, fuorviati dalle scorciatoie terroristiche e ingannati dalle sirene israeliane, sia quello emergente dalla marcia della Pace Marzabotto-Monte Sole, vale a dire un appello perché le donne e gli uomini delle istituzioni, in Italia e in Europa, ricostruiscano una politica di pace e agiscano per fermare l’escalation, salvare e proteggere gli innocenti. Tra le richieste rivolte al nostro governo e alla Ue ci sono: la sospensione di ogni cooperazione militare e dell’Accordo di Associazione Ue-Israele, il ripristino del sostegno a Unrwa per i profughi palestinesi, il riconoscimento immediato dello Stato di Palestina, la convocazione di una Conferenza di Pace sotto l’egida Onu. (dal quotidiano “Avvenire”)