La fattoria dei neonazisti

Il portavoce del Cremlino, Peskov, dichiara che “lo scopo del cessate il fuoco proposto dalla Federazione russa è quello di testare la disponibilità di Kiev a trovare soluzioni per una pace sostenibile”. E aggiunge: il rifiuto da parte di Kiev della tregua di tre giorni per il Giorno della Vittoria “dimostra che il fondamento ideologico dell’attuale regime è il neonazismo”. (Rai News.it)

Le provocazioni diplomatiche e le scaramucce verbali non servono alla ricerca della pace, nemmeno ad una tregua degna di tal nome: il tutto rientra in un macabro gioco al rialzo della guerra.

Mi permetterei quindi di consigliare a Zelensky di non cadere in questa trappola, ne guadagnerebbe in termini di fiducia dai Paesi che lo sostengono: come noto, a volte, il più bel tacer non fu mai scritto. Non so se gli serva a tenere caldo il consenso interno, che probabilmente scricchiolerà, tuttavia la sua credibilità non dipende certo dalle risse verbali da cortile.

Forse un gesto di buona volontà nell’accettare la proposta di cessate il fuoco proveniente dal Cremlino non sarebbe stato del tutto sbagliato. Vale la pena provarle tutte…

Ciò non toglie che l’accusa di neonazismo lanciata dal portavoce russo fa sinceramente pena e fa ricordare immediatamente la favola del lupo e dell’agnello: non è difficile applicarla un po’ a tutto l’atteggiamento russo nei confronti dell’Ucraina, che non avrà certo tutte le ragioni, non sarà un esempio specchiato di democrazia, ma non penso possa essere accusata sic et simpliciter di neonazismo per essersi avvalsa di unità paramilitare di volontari di orientamento neonazista. Restando nelle similitudini animalesche, sa tanto di bue che dà del cornuto all’asino. Torno alla favola di Esopo.

Un lupo vide un agnello che beveva ad un torrente, sotto di lui, e gli venne voglia di mangiarselo. Così, gli disse che bevendo, sporcava la sua acqua e che non riusciva nemmeno a bere. «Ma tu sei a monte ed io a valle, è impossibile che bevendo al torrente io sporchi l’acqua che scorre sopra di me!» rispose l’agnello. Venuta meno quella scusa, il lupo ne inventò un’altra: «Tu sei l’agnello che l’anno scorso ha insultato mio padre, povera anima». E l’agnello, di nuovo, gli rispose che l’anno prima non era ancora nato, dunque non poteva aver insultato nessuno. «Sei bravo a inventare delle scuse per tutto» gli disse il lupo, poi saltò addosso al povero agnellino e lo mangiò.

Non esito a considerare Vladimir Putin il più grande delinquente politica della storia di tutti i tempi: ha sommato in sé tutti i misfatti del comunismo e del post-comunismo, della dittatura e dell’autocrazia, dell’imperialismo e del sistema politico mafioso. A mio giudizio nella gara fra chi ha più morti sulla coscienza arriva al fotofinish con Hitler. Gli europei in passato gli hanno staccato troppe cambiali in bianco, che probabilmente Putin ha nel cassetto e che gli servono per tenere in scacco parecchi esponenti politici (pensate ai silenzi di Angela Merkel…).

Mi ricordo le piccate e reiterate reazioni di Mosca ai ragionamenti e riferimenti storici ineccepibili di Sergio Mattarella in merito al parallelismo fra nazismo e attuale imperialismo russo concretizzatosi nell’invasione dell’Ucraina. Ebbene, il neonazista di turno sarebbe Zelensky.

Visto che sono in vena di richiami etici in chiave zoologica, aggiungo, a proposito di neonazismo, un “la prima gallina che canta ha fatto l’uovo”.

La “neonazistizzazione” di Zelensky mi sembra un po’ troppo, anche se al lupo russo sta venendo in soccorso il lupo statunitense. Ricordiamoci la vomitevole scena dell’incontro con Zelensky alla Casa Bianca ipocritamente ammorbidita dallo pseudo-incontro in San Pietro.

Ora abbiamo il mondo in mano al club dei delinquenti: Putin (il più furbo), Trump (il più imbecille) e Xi Jinping (il più simpatico). Giocano a tressette col morto (l’Europa). Se esistesse un termometro per misurare il tasso di neonazismo, certamente Zelensky ne uscirebbe con poche linee di febbre, gli altri con un febbrone da cavallo infettivo per tutto il pianeta terra (altro che covid…).