Il presidente Mattarella non si stanca di richiamare gli Stati (Russia in primis) al rispetto del diritto internazionale. Chi vuole rimanere in tale solco dovrebbe avere riguardo verso le istituzioni che lo concretizzano: Onu, Corte penale internazionale, etc. etc.
C’è gente che afferma di credere in Dio e di osservarne le leggi, ma si rifiuta di riconoscere l’autorità della Chiesa: molto spesso è un pretesto per fare i propri comodi… Succede anche nei rapporti internazionali: delle risoluzioni dell’Onu non frega niente a nessuno, così anche dei provvedimenti della Corte dell’Aia.
Il 21 novembre 2024 la Corte penale internazionale (Cpi) ha emesso mandati d’arresto per crimini di guerra e crimini contro l’umanità nei confronti del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, dell’ex ministro della difesa israeliano Yoav Gallant e del capo del braccio armato di Hamas Mohammad Deif.
Lasciamo da parte la Russia considerata fuori concorso per manifesta superiorità di violazioni, per i Paesi occidentali possiamo stilare la seguente classifica: la Cpi da alcuni Stati non è riconosciuta, da altri è riconosciuta ma categoricamente e vergognosamente smentita nei fatti, da altri ancora è elegantemente dribblata.
Tra gli Stati che non hanno aderito alla giurisdizione della Cpi ci sono in bella evidenza gli Usa, che quindi dialogano con Netanyahu e lo ricevono alla Casa Bianca: ultimamente gli hanno addirittura rilasciato di fatto una sorta di licenza di uccidere i palestinesi.
L’Ungheria ha ufficialmente annunciato l’intenzione di ritirarsi dal trattato fondativo della Corte Penale Internazionale, proprio durante la visita ufficiale a Budapest del Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu.
L’Italia predica bene e razzola malissimo: certamente (e non sarà l’unico Paese europeo a violare i dettami dell’Aia) non si farà scrupolo di accogliere a Palazzo Chigi il premier israeliano, magari dopo avere sparso abbondanti lacrime sulla striscia di Gaza tramite il coccodrillone Antonio Tajani. La più bella però è stata la vicenda del torturatore libico Almasri: l’acrobata Carlo Nordio ha fatto i salti mortali per violare la decisione della Cpi, che ne richiedeva l’arresto, e mandarlo libero in patria per inconfessabili ma facilmente intuibili motivi di vomitevole realpolitik.
Con tanti saluti al diritto internazionale e una subdola opzione per l’arbitrio internazionale. Come la storia insegna l’Italia si distingue per il suo cerchiobottismo. Mentre Orbàn ha il coraggio sovranista di mandare a quel paese l’Europa assieme alla Corte dell’Aia, mentre Trump se ne sbatte altamente del diritto dal momento che fonda la sua presidenza e la relativa strategia sulla legge del più forte, Giorgia Meloni esibisce un farisaico perbenismo, applicando ai rapporti internazionali il maanchismo di veltroniana memoria: con i palestinesi massacrati ma anche con Israele massacrante, con l’Europa ma anche con Orbàn che dell’Europa se ne fa un baffo, con la Ue ma anche con Trump che, in poche parole, la vuole distruggere.
Un mix di ideologia fascista targata sovranismo e populismo, di pragmatismo politico targato europeismo e atlantismo, di opportunismo nullafacente targato moderatismo, di menefreghismo istituzionale camuffato da efficienza democratica, di insofferenza verso le proteste e i dissensi targata sicurezza: questo è il governo italiano!
Che differenza c’è fra la dura arroganza sovranista di Viktor Orbàn e la morbida prassi sovranista di Giorgia Meloni. Per spiegarlo ricorro a una gustosa barzelletta.
Su un calesse trainato da un asino viaggia un gruppo di suore con tanto di madre superiora. Ad un certo punto l’asino si blocca e non vuol più saperne di proseguire. Il “cocchiere” le prova tutte, ma sconsolato si rivolge alla badessa: «In questi casi l’esperienza mi dice che l’unico modo per sbloccare la situazione, costringendo l’asino a proseguire, è la bestemmia. Mi spiace, ma non c’è altra soluzione…». La suora dopo qualche ovvio tentennamento pronuncia la sua sentenza: «Se è davvero così, non resta altro da fare, ma mi raccomando la bestemmia gliela dica piano in un orecchio…».