La paura bifronte

Gli organizzatori dicono di puntare su un lavoro costante di lungo termine, una goccia che finirà per lasciare il segno. Ma una partecipazione con il contagocce ha un limite, grande: è tacciabile di scarsa rappresentatività. Un altro inconveniente è che non fornisce abbastanza copertura per attirare allo scoperto persone ordinarie che nutrono frustrazione nei confronti del nuovo governo, ma hanno bisogno della sicurezza di una marcia di massa, soprattutto oggi. Rispetto a otto anni fa, infatti, nel 2025 sia il partito conservatore che l’élite imprenditoriale si sono schierati dalla parte di Trump e la protesta è diventata più pericolosa. Il presidente ha detto che non avrà remore nell’usare l’esercito contro “i nemici interni” e non ha esitato, per arrestare gli studenti che hanno protestato a favore di Gaza, a usare tattiche di sorveglianza come il riconoscimento facciale, il tracciamento della geolocalizzazione e l’identificazione potenziata dall’intelligenza artificiale. 

Gli organizzatori delle manifestazioni di ieri hanno invitato i partecipanti a “non dare per scontato di essere al sicuro”, a indossare mascherine, a lasciare a casa il cellulare e a scrivere “un contatto di emergenza sulla pelle”. Non sono frasi che possono convincere la famiglia media a rimandare la spesa settimanale per andare a sventolare un cartellone a Washington. Come non lo sono le nuove leggi che rendono punibile “rallentare deliberatamente il traffico” o “indossare una maschera che fa sentire oppressa un’altra persona”. È innegabile che negli Stati Uniti rabbia e preoccupazione stanno aumentando. Nel clima politico di questi mesi, che cosa ci vorrà perché trascendano la paura e si distillino in una volontà collettiva impossibile da ignorare? La risposta, storicamente, è un tracollo economico. Potrebbe esserla anche questa volta. (da “Avvenire” – Elena Molinari)

E la chiamavamo democrazia! Sarò esagerato, ma mi viene spontaneo un paragone impossibile (?).

Mio padre mi diceva che, ai tempi del fascismo, bastava trovarsi a passare in un borgo, dove era stata frettolosamente apposta sul muro una scritta contro il regime, per essere costretti, da un gruppo di camicie nere, a ripulirla con il proprio soprabito (non c’era verso di spiegare la propria estraneità al fatto, la prepotenza voleva così).

Ciononostante sempre mio padre mi raccontava come esistesse un popolano del quartiere (più provocatore che matto) che era solito entrare nei locali ed urlare una propaganda contro corrente del tipo: “E’ morto il fascismo! La morte del Duce! Basta con le balle!”. Lo stesso popolano dell’Oltretorrente che aveva improvvisato un comizio ai piedi del monumento a Corridoni (ripiegato all’indietro in quanto colpito a morte in battaglia), interpretando provocatoriamente la postura nel senso che Corridoni non volesse vedere i misfatti del fascismo e di Mussolini, suo vecchio compagno di battaglie socialiste ed intervistate: quel semplice uomo del popolo, oltre che avere un coraggio da leone, conosceva la storia ed usava molto bene l’arte della polemica e della satira.  Ci voleva del fegato ad esprimersi in quel modo, in un mondo dove, mi diceva mio padre, non potevi fidarti di nessuno, perché i muri avevano le orecchie.

Dove voglio parare? Al fatto che gli americani si devono rendere conto di vivere in un regime, a cui purtroppo dolosamente, colpevolmente o ingenuamente hanno dato fiducia, e che ora dopo il peccato viene la penitenza, vale a dire la protesta e la resistenza, che non saranno facili e indolori. Esiste la paura bifronte, quella di chi comanda e spaventa i potenziali oppositori (è, tutto sommato, segno di debolezza politica, che lascia trapelare qualche speranza), quella dei potenziali oppositori che non osano scendere in piazza o assumere iniziative di protesta (è segno di mancanza di forza morale, che non induce alla speranza).

I contraccolpi economici potranno servire a svegliare le coscienze democratiche? Può darsi, ma non ne sarei tanto sicuro. Siamo dentro una deriva politica di tipo mediatico, in cui non vale più nemmeno il portafoglio a far ragionare la gente. L’egoismo è ormai talmente diffuso e incallito da paralizzare i cuori. La riscossa valoriale si allontana. Occorre il coraggio di scendere in piazza e, costi quel che costi, gridare: “É morto il nuovo fascismo! La morte di Trump! Basta con le balle di Musk!”.