Il momento che delizia i cronisti parlamentari lassù in tribuna e fa esplodere sui social l’hashtag #santanchedimettiti, è quello in cui la «pitonessa» si compiace dell’immagine che ogni giorno lo specchio le rimanda: «Io sono l’emblema di tutto ciò che detestate, lo rappresento pla-sti-ca-men-te. Sono il vostro male assoluto. Sono una donna libera, porto i tacchi da 12 centimetri, ci tengo al mio fisico, amo vestirmi bene e sono anche quella del Twiga e del Billionaire, che voi tanto criticate». E qui si sente forte e chiara la voce di Angelo Bonelli, di Avs: «Pensi alle famiglie dei suoi cassintegrati!». (Corriere della Sera – Monica Guerzoni)
Se i dubbi sull’opportunità di presentare la mozione di sfiducia contro il ministro Daniela Santanchè erano parecchi sul piano politico e tattico, dal punto di vista etico tale mozione ha costretto l’interessata ad uscire allo scoperto, rivelando la sgradevole, oserei dire vomitevole, concezione esibizionistica della donna in carriera.
Due sono le possibili reazioni: il compatimento, la rimozione prima culturale che politica di un personaggio squallido; oppure la valutazione del nesso tra questo atteggiamento e il fare politica non solo della Santanché ma di un intero gruppo dirigente di cui è, lo si voglia o no, emblematico porta-bandiera.
La bellezza oggi è qualcosa di ben preciso a cui adeguarsi: un certo modo di vestire, di mangiare, di parlare, di camminare. Non si tratta di una questione puramente estetica, ma di una tecnica politica di esercizio del potere. In altre parole, di una gabbia dorata in cui non ci rendiamo conto di essere rinchiusi. (Maura Gancitano)
Serviranno le parole di Daniela Santanché a scuotere, seppure in negativo, i cittadini oppure li porteranno ancor più ad una sorta di rassegnazione verso una concezione commediante della politica? Con le arie che tirano sarei portato a propendere per la seconda ipotesi anche se forse si sta un po’ esagerando e chissà che…
Qualcuno dirà che con tutti gli sconvolgenti problemi sul tappeto interno e internazionale, interessarsi alle sciocchezze propalate dalla Santanchè sembra un divertimento innocuo per cittadini scemi.
A parte il fatto che la ministra si sta mettendo la Costituzione sotto i piedi, tutto si tiene: il bullismo di Trump, l’opportunismo di Meloni, lo strapotere di Musk, l’ideologia di Bannon e le arie di Santanchè. A ben pensarci sono tutti modi di interpretare la politica a livello di prepotenza. Se proprio volete, le donne al potere, anziché ammorbidire i toni machisti, li stanno scopiazzando in modo più o meno penoso. Non mi stupirei se dal clan dei Trump partisse un endorsement nei confronti di Santanchè: allora cosa farebbe Giorgia Meloni? Avrebbe un motivo in più per continuare a fare il pesce in barile…