L’anti-Costituzione è la mia legge

Più i tempi politici passano e più emerge la lucidità e la lungimiranza dei nostri padri costituenti. All’articolo 54 hanno scritto: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”. Andrea Delmastro Delle Vedove è un cittadino italiano a cui è stata affidata la funzione pubblica di sottosegretario di Stato alla Giustizia ed ha giurato “di essere fedele alla Repubblica, di osservarne lealmente la Costituzione e le leggi e di esercitare le sue funzioni nell’interesse esclusivo della Nazione”.

Il Tribunale di Roma ha condannato a otto mesi il sottosegretario alla giustizia Andrea Delmastro. Nei suoi confronti l’accusa era di rivelazione di segreto d’ufficio in relazione alla vicenda dell’anarchico Alfredo Cospito. I giudici della ottava sezione penale del tribunale di Roma hanno riconosciuto a Delmastro le attenuanti generiche, la sospensione della pena e applicato l’interdizione di un anno dai pubblici uffici.

Tutto il resto è chiacchiera pseudo-giuridica. I fatti sono arcinoti. Non mi interessano in quanto superate le richieste del Pubblico Ministero così come non mi interessano le tesi difensive dell’imputato: sono state vagliate dai giudici che hanno emesso la sentenza di condanna.

Non sono un giustizialista anche se non ho ben capito in cosa consista esserlo, sono un garantista anche se le garanzie personali devono trovare un limite in quelle dello Stato costituzionale, sono portato per mio carattere ad essere innocentista e a non affrettare giudizi di colpevolezza. E allora non voglio che Delmastro vada in galera, né che venga messo alla gogna, né che gli si tolga il sacrosanto diritto di difendersi nelle sedi e nei tempi previsti dalla legge.

C’è però quel succitato benedetto articolo della Costituzione italiana che impone disciplina ed onore. A questo punto dell’iter giudiziario il sottosegretario Delmastro ritiene oggettivamente che il suo comportamento corrisponda agli obblighi costituzionali? I cittadini, in nome dei quali sta governando, non hanno diritto di chiedergli di farsi da parte, di ripristinare la “legalità costituzionale”, di sgombrare il campo da assurde polemiche verso i magistrati, da un vittimismo fuori luogo, dal considerare la politica come un modo per aggirare gli ostacoli dei governanti e non per affrontare i bisogni dei governati?

Si rende conto della gravità non tanto degli atti per cui è stato condannato, ma del comportamento che ha tenuto e sta tenendo nei confronti delle istituzioni dello Stato e dei cittadini?

Resto letteralmente sconcertato di fronte alle inammissibili giustificazioni che Delmastro accampa per non dimettersi: “Una sentenza politica! Le sentenze non si commentano – ha scritto in un post su Facebook -, ma quelle politiche si commentano da sole! E questa sentenza si commenta da sola! Dopo che l’accusa ha chiesto per tre volte l’assoluzione, arriva una sentenza di condanna fondata sul nulla! Vogliono dire che le riforme si devono fermare? Hanno sbagliato indirizzo! Vogliono dire che il Pd non si tocca? Hanno sbagliato indirizzo. Io non ho tradito i miei ideali: ho difeso il carcere duro verso terroristi e mafiosi. Io non ho tradito! E gli italiani lo sanno! Attendo trepidante le motivazioni per fare appello e cercare un giudice a Berlino. E da domani avanti con le riforme per consegnare ai nostri figli una giustizia diversa”.

Tutto bene (si fa per dire…), posso prendere atto di quanto sostiene, ma solo a condizione che si dimetta, tolga, seppur provvisoriamente, l’incomodo. Non gli chiedo di rinunciare alle sue idee politiche, ma di considerare, oltre che l’assoluta inopportunità di restare in carica violando apertamente e sostanzialmente il dettato costituzionale, l’incompatibilità del suo giudizio sulla magistratura con la funzione che riveste, la confusione che fa tra riforma della giustizia e il suo caso personale nei rapporti con i giudici che l’hanno giudicato e lo giudicheranno.

Aggravano ancor più la sua situazione le vergognose dichiarazioni del presidente del Consiglio, del ministro della Giustizia, dei suoi colleghi di partito e di maggioranza parlamentare. Siamo completamente fuori dalla Costituzione italiana: questi signori si stanno assumendo enormi responsabilità, di cui forse non si rendono conto. Sono peraltro in linea con l’andazzo trumpian- putinian-muskian-netanyahuano: loro se ne fregano dell’Onu, del diritto internazionale, della democrazia, del mondo intero; i governanti italiani (per tutti Delmastro e Santanché) se ne fregano altamente della Costituzione e giù-giù fino a… Molti si chiedono cosa pensi Giorgia Meloni degli indirizzi politici trumpiani. A parole c’è un imbarazzato silenzio, nei fatti c’è una perfetta e spaventosa sintonia di stile e di contenuti.

Il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ha sintetizzato il tutto con una azzeccata e sarcastica battuta: «Un sottosegretario alla Giustizia che attacca i magistrati che lo condannano. E la Meloni sta con lui. Dalla Repubblica delle Banane è tutto».