In Austria la destra può tornare al potere. A Vienna si potrebbe presto realizzare una coalizione di governo guidata dalla destra populista Fpö. Il presidente federale austriaco, Alexander van der Bellen, ieri ha incaricato il leader del partito della libertà d’Austria (Fpö) Herbert Kickl, in qualità di vincitore delle ultime elezioni (29%), di tentare di formare una coalizione di governo con i conservatori dell’Övp. Una riedizione di una coalizione, in cui l’Fpö era il però il partito di minoranza realizzata nel 2017 dal cancelliere dell’Övp, Sebastian Kurz, e anche nel 2000, guidata sempre da un cancelliere conservatore, Wolfgang Schüssel e sostenuta dall’allora leader dell’Fpö, Jörg Haider, criticato in quegli anni in Austria ed in Europa per aver elogiato pubblicamente la politica socio-economica di Adolf Hitler.
Il nuovo leader del partito della libertà d’Austria (Fpö), Herbert Kickl non si è spinto a tanto, ma nel corso dei suoi comizi, durante la campagna elettorale, ha spesso utilizzato slogan cari all’estrema destra. Dopo la vittoria alle elezioni del 29 settembre, Kickl non ha mai nascosto la sua posizione favorevole alla Russia, con cui vorrebbe riaprire dialoghi e gasdotti dalla Siberia. Inoltre il leader di destra ha riscosso sempre maggiori consensi per una politica migratoria estremamente severa, che prevedono deportazioni su larga scala. «Chi non lavora e crea problemi o compie reati, deve andarsene e deve essere rimandato a casa», ha tuonato spesso nei suoi comizi.
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L’eco delle vicende austriache, come spesso accade, si riverbera oltre le Alpi e giunge fino a Berlino. Ieri molti politici tedeschi, impegnati nella campagna elettorale in vista del voto anticipato del 23 febbraio, hanno interpretato l’incarico a Kickl come un avvertimento e un segnale d’allarme per la Germania. Il vicecancelliere del governo federale di minoranza e leader dei Verdi, Robert Habeck, teme che dopo il voto del 23 febbraio possa crearsi uno scenario politico simile a quello di Vienna, ovvero «che i partiti diano priorità alle loro tattiche rispetto alle possibilità di formare alleanze di governo. In questo modo si favorirebbero solo le posizioni e gli obiettivi dei populisti». Preoccupazioni e timori sono giunti anche da socialdemocratici e liberali. (dal quotidiano “Avvenire” – Vincenzo Savignano)
In quietante ma realistico! Da tempo in Europa tira una aria di destra-destra: in Francia è stata bloccata pur nell’equivoco e nella precarietà, in Austria sta prendendo corpo a meno di resipiscenze democratiche dell’ultimo minuto, in Germania sembra ne abbiano molta paura, in Italia quest’aria la stiamo respirando, magari senza accorgercene fino in fondo anche perché Giorgia Meloni, che ne è la protagonista incontrastata, gioca a farsene garante nei confronti delle istituzioni europee e madre putativa nei confronti del nuovo corso trump-muskiano degli Usa.
Una missione lampo. Ventiquattr’ore negli Usa, in Florida, nella residenza privata di Trump a Mar-a-Lago. Un confronto largo. Da una parte Giorgia Meloni. Dall’altro il neo presidente Usa. Al loro fianco una squadra da serie A: il futuro segretario di Stato Usa, Marco Rubio; il futuro segretario al Tesoro, Scott Bessent; il futuro ambasciatore Usa in Italia, Tilman Fertitta, e l’ambasciatrice d’Italia negli Usa, Mariangela Zappia. I temi del “faccia a faccia” sono noti: Dazi, Nato e caso Sala. Il motivo della “missione” lo spiega una analisi del New York Times: rafforzare le «speranze dei sostenitori di Meloni che il primo ministro italiano conservatore diventerà l’alleato di Trump in Europa». Cinque ore di confronto largo. E, convitato di pietra della missione top secret è il patron di Space X, Elon Musk. Il miliardario patron di Tesla non compare infatti nelle immagini della serata, ma tra i primi a confermare la visita di Meloni negli Usa (l’incontro tra i due leader era infatti fissato per il prossimo 20 gennaio in occasione della cerimonia di insediamento di Trump) è stato tuttavia, Andrea Stroppa. In un post su X, il referente di Musk in Italia ha utilizzato l’intelligenza artificiale per creare un’immagine di Trump e Meloni raffigurati l’uno accanto all’altra vestiti da antichi romani con lo stesso imprenditore che compare un pò defilato. C’è Trump. C’è il rapporto Stati Uniti Europa. La Nato. C’è il ruolo di Giorgia Meloni. E ci sono gli affari. Le scelte economiche. Il nodo Dazi. E la collaborazione con Musk. È Bloomberg a dare i primi dettagli di un accordo che già fa discutere: l’Italia è «in discussioni avanzate» con la Space X di Musk per un contratto di 5 anni che prevede la fornitura al governo di servizi di telecomunicazione sicuri. Una operazione dal valore di 1,5 miliardi di euro. Un progetto che prevederebbe un sistema criptato di massimo livello per le reti telefoniche e i servizi internet del governo, le comunicazioni militari e i servizi satellitari per le emergenze. (dal quotidiano “Avvenire” – Massimo Chiari)
L’Italia sarà quindi protagonista, seppure per ora a livello di telenovela, di una saldatura mondiale pluto-tecno-socio-politica, tale da far tremare ai polsi le vene democratiche? Siamo solo alle prove di Sala, ma lo spettacolo promette sfracelli.
Potrebbe essere il definitivo tramonto del rilancio democratico guidato dall’Europa, di una classe politica veramente europeista, di un assetto mondiale aperto e pacifico. E a mettere la ciliegina su questa vomitevole torta sarebbe Giorgia Meloni, che si sta candidando a svolgere il ruolo di saldatura tra le destre condite all’italiana.
La speranza è che Trump e c. se la stiano vezzeggiando senza prenderla sul serio: non posso credere che pensino veramente a lei come interlocutrice per un nuovo disordine mondiale. Fin che si scherza la lasceranno sfogare, poi, quando si comincerà a fare sul serio, le daranno il benservito. A quel punto in Italia ci sarà ancora un Mattarella capace di toglierci dalla cacca? Il premierato infatti è già operante. Pensate al protagonismo meloniano, al comprimariato tajaniano e al divertissement vonderleyeniano. Non resta che aspettare la passerella erotica delle ballerine nude per divertirsi un po’.