«Sia chiaro che sulla querela del generale Vannacci andrò fino in fondo. Voglio andare al processo. La mia domanda, ancorché in forma scherzosa ed evidentemente non diretta a offendere Vannacci ma a criticare le opinioni che esprime, era e resta vera e sostanziale: se cioè qualcuno, per di più con le stellette, possa definire anormali degli esseri umani, racchiusi in una categoria, senza che questo venga considerato quantomeno un insulto e non una constatazione. Se nell’anno di grazia 2024 si decidesse che è possibile ci sarebbe davvero di che preoccuparsi». Lo scrive su Facebook Pier Luigi Bersani. La risposta dell’ex segretario del Pd arriva dopo la condanna della procura di Ravenna al pagamento di una multa per diffamazione aggravata in merito alle affermazioni pronunciate alla Festa dell’Unità nei confronti dell’europarlamentare della Lega Roberto Vannacci. Bersani aveva dato del “coglione” a Vannacci per le sue posizioni, una dichiarazione considerata dai magistrati un giudizio di merito. (dal quotidiano “Domani”)
Da una parte la questione mi fa sorridere, dall’altra mi preoccupa. Mi sembra infatti che il giudizio espresso da Bersani sia pieno di bonario compatimento: non c’è violenza verbale, non c’è insulto, c’è soltanto una sacrosanta perplessità di fronte a certe affermazioni che hanno dell’incredibile in un Paese democratico.
Fin qui il sorriso sdrammatizzante, ma arriva anche la preoccupazione. Certe analisi, quando passano dal bar sport alle cabine elettorali, cominciano ad infastidire. E allora bisogna pure reagire e diventa difficile mettere un freno e un confine alla doverosa critica per non farla debordare nel pur meritato insulto.
Pier Luigi Bersani è uno specialista al riguardo, perché riesce a coniugare la bonomia emiliana con l’intransigenza politica: fa specie che Vannacci non l’abbia capito, ma ancora più strano è che non l’abbia capito la procura di Ravenna. Fa benissimo quindi Bersani a volerci andare fino in fondo, anche se forse stiamo dando troppa importanza ad un parvenu della politica in vena di sparare cavolate alla viva Salvini. Il religioso silenzio a volte è più eloquente dell’appassionata critica.
Senonché questo signore, passato dal generale dell’esercito al particolare delle osterie di seconda mano, ha raggranellato centinaia di migliaia di voti, lasciando intendere di interpretare opinioni largamente diffuse nella pancia del Paese. E allora…tutto ha un limite.