United Ambidextrous Kingdom

Di sicuro, il ritorno del centrosinistra al governo in Gran Bretagna è un segnale che riequilibra alcune tendenze continentali e potrebbe contribuire a raffreddare il clima politico infuocato sulle due sponde dell’Oceano, tra la sfida francese e lo psicodramma americano. La democrazia inglese dove resiste canvassing, il porta a porta dei politici per scambiare una parola direttamente con i cittadini senza la mediazione dei social media, indica che l’alternanza e il cambiamento possono viaggiare su binari consolidati senza strappi e avventurismi. Anche se l’asse si è spostato verso destra, come mostrano i seggi conquistati da Nigel Farage con il suo Reform UK di orientamento populista. (dal quotidiano “Avvenire” – Andrea Lavazza, che verrà citato anche nel prosieguo)

Un tempo i corsi e ricorsi storici a livello di governo venivano, superficialmente ma razionalmente, spiegati con questa teoria: quando le cose vanno bene può tranquillamente governare la destra per spargere benefici sui cittadini; quando le cose vanno male deve governare la sinistra per imporre sacrifici ai cittadini.

Questo giochino si è rotto non so se per il fatto che destra e sinistra si assomigliano troppo oppure per il fatto che le situazioni socio-economiche si sono complicate al punto da non capire più se le cose vadano bene o vadano male: quasi sempre vanno peggio per chi se la cavava già male; vanno ancor più bene per chi godeva già di un certo benessere.

Fatto sta che in Europa, dove le cose vanno maluccio, avanza la destra politica, mentre in Gran Bretagna, dove le cose vanno forse ancor peggio, stravince il centro-sinistra. Da osservatore distaccato mi sembra che i motivi siano sostanzialmente due in riferimento alla Gran Bretagna. Il casino politico combinato dai conservatori, compresa la Brexit, soprattutto nel senso dell’incapacità a dare un minimo di continuità al governo del Paese, è stato tale da “costringere” gli inglesi a cambiare, affidandosi ai laburisti. Il secondo punto riguarda il fatto che i laburisti, da molto tempo ed in particolare in queste elezioni, si presentano con un volto talmente moderato da far invidia ai conservatori: della vomitevole serie che la sinistra per vincere deve fare il verso alla destra e forse viceversa.

Di sinistra, ma solo un pochettino, senza spingere troppo sulla ridistribuzione, in un Paese che ha forti diseguaglianze e dove la crisi sta mordendo i ceti popolari. In altre parole, in campagna elettorale non si è parlato troppo di aumentare le tasse, per non spaventare la classe media. Sarà quindi complicato confidare solo nella crescita del Pil per avere più risorse da spendere. Fondi servono soprattutto per il sistema sanitario, un tempo vanto del Regno Unito, che ha milioni di visite ed esami da recuperare, nonché per un progetto di assistenza personalizzata a favore degli individui fragili.

La questione in cui si riscontra maggiore diversità sembra essere quella della transizione verde, avversata dai conservatori e spinta dai laburisti, per esempio anticipando il divieto di vendita di auto non elettriche al 2030. È ormai talmente inevitabile cambiare rotta sull’ecologia che anche l’elettorato di destra deve bere l’amaro calice.

Dove non vi sarà troppa discontinuità è il contrasto all’immigrazione irregolare. Se, ovviamente, cadrà il progetto di deportazione in Ruanda, rimarranno norme severe e restrittive. Gli immigrati infatti non sono né di destra né di sinistra, ma danno fastidio a tutti.

Nessuno scostamento è atteso in politica estera: linea atlantista e pieno sostengo all’Ucraina, come lo stesso premier in pectore ha confermato a Zelensky in un recente viaggio a Kiev. Forse ci sarà anche un lento riavvicinamento all’Europa, ma nessun nuovo voto sull’adesione alla Ue. Capirai se la Gran Bretagna oserà distinguersi dal gruppo dei guerrafondai che l’ha sempre vista protagonista assieme agli Usa.

Sul fronte dei temi sensibili, Starmer ha dichiarato che vuole cambiare la legislazione per consentire il suicidio assistito. In questo senso, i vescovi cattolici avevano invitato gli elettori a chiedere “ai candidati, per i quali intendete votare, se si opporranno alla legalizzazione del suicidio assistito e dell’eutanasia, se sosterranno una riduzione del numero di settimane alle quali l’aborto è legale e misure per interrompere la pratica dell’aborto fai da te, con mezzi propri, consentita, in questo momento”. Evidentemente la posizione di retroguardia dei vescovi non ha pesato niente se non nel collocare ancor più in fuori gioco i cattolici, finendo col fare assurdi ed inutili assist alla destra perdente (è così pure negli Usa).

In conclusione mi pare eccessivo dare giudizi ultimativi, ma le impressioni sono quelle di una melassa laburista, sempre meglio delle aggressive mire di destra, ma piuttosto insignificante e assai poco incisiva. Non credo che questa obiettiva novità possa avere una certa influenza sul continente. Sui francesi no senz’altro! I Riguardo ai rapporti con gli Usa, i laburisti non saranno partner ideali per i trumpisti, ma, quando Trump avrà il raffreddore, a Starmer farà comunque male la testa.

Se la sinistra per vincere le elezioni deve abiurare la propria fede, annacquare i propri valori, adattare i programmi e farsi guidare da perbenisti con la cravatta rossa, forse è meglio che continui a perdere in attesa di tempi peggiori.