La transizione verso gli argini di carta assorbente

Mio padre era un socialista senza socialismo (almeno a livello nazionale) ed anche questo lo si deduceva da come spesso sintetizzava la storia della sinistra in Italia, recriminando nostalgicamente sulla mancanza di un convinto ed autonomo movimento socialista, che avrebbe beneficamente influenzato e semplificato la vita politica del nostro Paese. Non era anticomunista, ma era autonomo rispetto a questa ideologia ed estremamente critico verso gli aspetti più superficiali, faziosi, demagogici, anticlericali, filo sovietici del comunismo italiano.

E qui viene bene la battuta velenosa in occasione di una alluvione in Italia (non ricordo dove e quando, ma non ha molta importanza). Di fronte al solito ritornello dei comunisti trinariciuti, quelli col paraocchi, che recitava più o meno “Cozi dal gènnor in Russia in sucédon miga”, mio padre rispose: “Sät parchè? In Russia i gh’àn j èrzon äd cärta suganta”.

É indubbiamente una delle più belle battute di mio padre per stile, eloquenza, brillantezza, spontaneità e parmigianità. Non sopportava la faziosità in generale, detestava la mancanza di obiettività e nelle sue frequentazioni terra terra, nonché nel far politica a livello di base, lanciava questi missili fatti di buon senso più che di analisi politica.

Il Nord sott’acqua e il Sud ancora alle prese con la siccità. Secondo quanto denuncia Coldiretti, sono stati 62 gli eventi estremi, tra nubifragi, grandinate e tempeste di vento che hanno colpito il Nord Italia nelle ultime 24 ore con centinaia di ettari di mais, grano, soia e ortaggi finiti sott’acqua, terreni franati e danni ai vigneti. (dal quotidiano “Avvenire”)

Oggi come oggi occorrerebbero veramente al nord argini di carta assorbente per assorbire l’acqua da riversare al sud. Questi miracoli non li faceva il comunismo sovietico e nemmeno quello cinese, ma una cosa è certa: viviamo in una continua emergenza ecologica. Nessuno è in grado di dire quanto di questa disastrosa situazione sia dovuta ai naturali cambiamenti climatici e quanto all’incuria dell’uomo che si è preoccupato soltanto di sfruttare la terra e il cielo.

Non so se siamo ancora in tempo per fare qualcosa oltre che rimpiangere gli argini di carta assorbente ipotizzati dai comunisti trinariciuti di un tempo. Continuiamo a rinviare il problema, dopo aver rovinato l’ambiente in cui viviamo, pretendiamo dai Paesi in via di sviluppo che si convertano immediatamente ad una fede che nemmeno noi abbiamo raggiunto dopo tanto tempo.

La transizione ecologica, vale a dire “quel processo di innovazione tecnologica e rivoluzione ambientale volto a favorire l’economia e lo sviluppo nel rispetto dell’ambiente e della sua sostenibilità”, è di là da iniziare: comporterebbe un cambio di mentalità e sacrifici enormi di cui tutti parlano e nessuno azzarda concretamente.

Ammetto di essere stato sempre molto sensibile ed attento verso i problemi sociali, ma poco propenso a valutare quelli dell’ambiente naturale snobbati come un privilegio esercitato nei salotti. Adesso con l’acqua alla gola tocca riconoscere, come insegna papa Francesco, che si tratta delle due facce di una stessa medaglia.

Saranno capaci i governanti, così poco credibili in tutto il mondo, di invertire la rotta? Sarà capace la gente di spingere in tal senso a costo di cambiare abitudini e modo di vivere? Ci sarà chi considererà il problema con intento negazionista per considerarlo come la solita fantasiosa e tragica distorsione della realtà? Non ho idea se ce la faremo o ci incammineremo non tanto verso la fine del mondo, ma verso il mondo senza un fine.