Lo specchio delle brame di Netanyahu

“Abbiamo intercettato, abbiamo respinto, insieme vinceremo”, ha scritto Netanyahu su X. L’esercito israeliano ha dichiarato che le forze armate hanno abbattuto più del 99% degli ordigni iraniani. La TV israeliana Channel 12 ha citato un funzionario israeliano anonimo che annuncia una “risposta significativa”. Alcuni analisti ritengono che l’azione ordinata da Teheran offra il destro per l’operazione di terra a Rafah, nella Striscia di Gaza, dove sono ammassate 1,4 milioni di persone.

Il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha parlato telefonicamente con il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, e ha riferito che l’Iran “considera la questione conclusa”. Il Segretario alla Difesa americano Lloyd Austin ha usato toni che sottintendono la necessità di abbassare i toni, spiegando che l’America non cerca un conflitto con l’Iran, ma non esiterebbe a intervenire per proteggere le forze armate Usa e preservare Israele. (dal quotidiano “Avvenire”)

Ho la netta impressione che la guerra in Medio Oriente non giri tanto intorno al problema arabo-israeliano, ma al corto circuito Biden- Netanyahu: questa sta diventando sempre più la guerra per la sopravvivenza politica del premier israeliano. L’Iran punta evidentemente più a logorare i nervi di Netanyahu che a difendere i palestinesi: non si spiega diversamente l’antipasto servito all’esercito israeliano.

Si calcola che l’Iran abbia lanciato complessivamente centinaia di proiettili – dicono fonti della difesa israeliana -, di cui almeno 100-150 droni e 40-60 missili. Incrociando varie fonti, il New York Times azzarda la stima di 185 droni kamikaze, del tipo Shahed 137, 110 missili balistici (superficie-superficie) ipersonici modello Kheibar e 36 missili da crociera tipo Paveh 351. Si tratta delle armi più sofisticate mai affrontate dalle difese israeliane oltre che le più numerose in un solo attacco, ma certamente non le più potenti nel temibile e variegato arsenale degli ayatollah. (da “Il Fatto quotidiano)

Evidentemente l’Iran sta dialogando con gli Usa, tagliando fuori Israele sempre più isolato nella sua condotta bellica demenziale: non può andarci fino in fondo per ovvi motivi di compatibilità internazionale e ripiega su una politica volta a difendere il ruolo israeliano nello scacchiere mondiale, nascondendosi dietro gli ostaggi e dietro la vendetta contro i terroristi di Hamas (finendo magari col dirottarli contro i Paesi europei).

Le guerre sono tutte stupide e ingiustificate, spesso supportate da megalomanie di personaggi squallidi e spregiudicati, ma questa forse sta superando i limiti: se Netanyahu avesse il buon gusto di farsi da parte, si potrebbe aprire un negoziato serio. Gli Usa, Biden in particolare, non se la sentono di scaricare questo alleato scomodo e impertinente: il perché non lo capisco e, se lo capisco, mi fa schifo, perché è tutto racchiuso negli equilibri del reciproco strapotere economico e bellico. I problemi razziali e religiosi fanno, come sempre succede, da specchietto per le allodole: a livello israeliano (i capi dell’ebraismo imperante) e arabo-iraniano (gli ayatollah e i capi mussulmani). Dietro c’è ben altro…