I degasperiani fasulli

La testimonianza di De Gasperi “ci insegna la grande lezione di un cristiano, di un uomo di fede, un uomo di altri tempi. Un uomo che ha sempre saputo distinguere quello che significa un partito di ispirazione cristiana dalla inevitabile laicità dei comportamenti politici che un uomo di governo ha. Non è mai stato clericale. Non è mai stato succube delle indicazioni della Chiesa. Un uomo che ha difeso la dignità la politica con una vocazione spirituale fortissima”: così il senatore Pier Ferdinando Casini, presidente del gruppo italiano all’Unione Interparlamentare, a margine del convegno “De Gasperi, politico cristiano” alle Biblioteca Vallicelliana a Roma. “Sull’Europa De Gasperi ha detto prima di morire tutto quello che dovevamo fare nei 70 anni successivi e non abbiamo ancora fatto: la politica di difesa comune europea e la politica estera comune. Un vademecum da cui attingere in vista delle elezioni europee”, ha aggiunto. (Roma, 3 aprile 2024 – askanews)

La predica è molto buona, ma il pulpito è molto discutibile. Cedo la parola a mia sorella Lucia che di cattolici impegnati in politica se ne intendeva molto.

Al fumoso e galleggiante doroteo, Pierferdinando Casini, acutamente e impietosamente soprannominato Pierfurby, mia sorella avrebbe saputo come rivolgersi (lo ammetteva lei stessa), dal momento che  lo conosceva bene e le friggeva la lingua: “Forlani aveva in tribunale la bava alla bocca, è stato condannato a due anni e quattro mesi di reclusione per finanziamento illecito ed affidato in prova al servizio sociale presso la Caritas di Roma…mentre tu, che ne eri il portaborse, sei ancora in pista a blaterare, a ricoprire incarichi prestigiosi e non hai il buon gusto di andartene a casa…”.

Mia sorella Lucia era implacabilmente severa nei confronti dei cattolici nel loro approccio alla politica: sintetizzava il giudizio con una espressione colorita, esagerata e disinibita come era nel suo carattere. Non andava per il sottile e li definiva “cattolici di merda” (l’epiteto calza a pennello a Pier Ferdinando Casini n.d.r.). Diffidava degli integralismi cattolici: quello di chi pensa di poter fare politica come si usa fare in sagrestia, bisbigliando calunnie e ostentando un insopportabile e stucchevole perbenismo; quello di chi ritiene di fare peccato scendendo a compromessi e negando quindi il senso stesso della politica per rifugiarsi nella difesa aprioristica, teorica per non dire astratta dei principi religiosi; quello di chi ritiene la politica qualcosa di demoniaco da esorcizzare, lavandosene le mani e finendo col lasciare campo ancor più libero a chi intende la politica come l’arte dei propri affari; quello di chi pensa di coniugare al meglio fede e politica confabulando con i preti, difendendo il potere della Chiesa e assicurandosi succulente fette di consenso elettorale; quello di chi pensa che i cattolici siano i migliori fichi del bigoncio e quindi li ritiene per ciò stesso i più adatti a ricoprire le cariche pubbliche.

Sondaggi politici, il 37% degli italiani vorrebbe un partito cattolico. Soprattutto gli elettori di FdI e Forza Italia. Questo secondo la rilevazione Quorum per Demos, il soggetto politico che orbita nel centrosinistra vicino alla comunità di Sant’Egidio. Più di un italiano su tre è convinto che in Italia manchi un partito che si ispiri espressamente ai valori del cattolicesimo. Un po’ come era la Dc nella Prima repubblica: grande contenitore politico, trasversale e popolare. Una platea elettorale ancora oggi per nulla trascurabile, ma poco rappresentata: per il 27 per cento degli elettori nessun partito si fa carico delle istanze cristiane. (dal quotidiano “La Repubblica”)

Mi auguro che questo pur interessante anche se ermetico sentimento filocattolico degli elettori italiani non trovi corrispondenza e rappresentanza in personaggi come Pier Ferdinando Casini e nei tanto chiacchierati rigurgiti centristi di cui lui potrebbe essere un (in)degno interprete.

Mia madre di calcio non capiva una mazza, ma, pur di stare in mia compagnia, guardava le partite e poneva simpatici interrogativi che alla fine avevano più un contenuto etico che sportivo. Anche allora si faceva un gran parlare di centrocampisti e lei ne aveva un concetto molto limitato: pensava che fossero i giocatori costretti a stazionare nel cerchio di centrocampo (per dirla alla parmigiana di pistapòcci, alla faccia di quanti sostengono che le partite di calcio si vincono a centrocampo).

Ebbene anche in politica si fa continuamente un gran parlare di centro, in questi giorni di vigilia elettorale europea il discorso si è intensificato, stando ai giornali, soprattutto nell’area cattolica, insoddisfatta della linea politica del PD, considerato un partito radicale di massa, e lontana dalle logiche della destra e dei partiti dell’attuale centro destra.

Riguardo ai centrocampisti cattolici alla Casini, che rischiano di infoltire il centrocampo senza dare sbocchi ad azioni di attacco, in base ad una vecchia, simpatica anche se un tantino triviale, rima dialettale parmigiana, potrei esprimermi così: “Al céntorcampista  l’é vón che primma al la fa e po’ al la pista”.

Per andare verso una “Camaldoli europea”, invito fatto a più riprese dal cardinale Matteo Zuppi, «il primo passo, urgente e necessario, per favorire la pace è riprendere il sogno di Alcide De Gasperi, svanito 70 anni fa, di una difesa comune», dice Pier Ferdinando Casini. Parlamentare di lungo corso, con 11 legislature alle spalle, fermatosi a un passo dal Colle, è oggi senatore eletto come indipendente nelle liste del Pd. Ma qui l’ex presidente della Camera ed ex segretario dell’Udc parla con l’occhio lungo di ex presidente della commissione Esteri, e attuale presidente del gruppo italiano dell’Unione Interparlamentare, incarico che fu già di Giulio Andreotti e in seguito di Antonio Martino. (dal quotidiano “Avvenire”)

Sarebbe interessante aggiungere tutti i giri di valzer compiuti da Casini nello schieramento politico italiano: da Forlani a Berlusconi il passo era molto lungo, ma per Casini fu molto breve. Ebbene oggi ce lo ritroviamo a sinistra, senatore eletto nelle file del PD nella Bologna rossa (in questo caso rossa di vergogna), a blaterare opportunisticamente in vista di non so quale futura carica politica da ricoprire (all’ultima nomina del Presidente della Repubblica l’abbiamo scampata bella, temo che al prossimo colpo rispunti Pierfurby: sarebbe una beffa colossale). L’abilità dialettica non gli manca, per la coerenza e la credibilità rivolgersi a chi conosce bene i suoi trascorsi. Certo nel piattume politico attuale un personaggio come Casini può anche permettersi il lusso di pontificare, di dare lezioni di europeismo, di farsi portatore dell’eredità degasperiana, di scherzare coi santi lasciando stare i fanti. Questa gente però assomiglia a De Gasperi, al massimo, nel pisciare (mi scuso per l’eloquente trivialità…).

In estrema sintesi: evviva i De Gasperi, abbasso i Casini!!!