La procreazione imbastita

Maternità come «prima aspirazione femminile» e «missione». Un concetto da insegnare alle giovani generazioni, perché le ragazze vedano il diventare madri «un nuovo cool». Parole, pronunciate dalla senatrice Lavinia Mennuni (Fdi) durante una diretta tv, che hanno scatenato la bagarre politica con le opposizioni che parlano di frasi «offensive e pericolose» e di concetto di donna arretrata. A difendere la senatrice invece per lo più il suo partito per cui quelle parole sono una verità se si vuole evitare l’estinzione. (dal quotidiano “Avvenire”)

La maternità è un valore troppo grande per essere oggetto di assurde polemiche politiche. I valori più sono grandi e più non si insegnano, ma si devono testimoniare. È inutile negarlo, dietro le parole della senatrice Mennuni si intravede il fumo di una certa ideologia che poneva la maternità al servizio del regime: ora la si considera un presupposto per il mantenimento della specie. Se non è zuppa è pan bagnato!

Bisogna però essere altrettanto spietatamente obiettivi nell’intravedere in un certo concetto di emancipazione femminile una pura assuefazione ai falsi valori, peraltro maschilisti, che caratterizzano la nostra società. Sono solito così sintetizzare criticamente la battaglia in favore delle donne: si punta più alla parità di difetti che alla parità di diritti. La donna deve stare attenta a non cadere nella trappola consumistica spacciata come percorso di realizzazione delle proprie aspirazioni, così come non deve accettare il ritorno a schemi patriarcali spacciati come difesa della dignità femminile.

Anche la questione femminile rischia di entrare nel tritacarne manicheo della nostra società liquida, che mia madre originalmente, involontariamente, spontaneamente, superficialmente e “matusalmente” (da matusa) aveva a suo modo delineato: “J òmmi i vólon fär il dònni e il dònni i vólon fär j òmmi. Podrala andär bén”. Quanta ansiosa nostalgia, quanta graffiante ironia, quanta spietata critica e quanta inconsapevole ingenuità ci fossero in quelle parole è cosa difficile da calcolare; le butto lì tanto per dire, anche per divertirmi un po’. So che quanto detto da mia madre può essere equivocato in senso reazionario, ma fa lo stesso. Io voglio arrivare a ben altre conclusioni, vale a dire ad una emancipazione femminile al di là degli stereotipi consumistici e lontana mille miglia dalla maternità ricucita e dalla procreazione imbastita.