Dove c’è Meloni c’è fumo

Non voleva essere un attacco a Mario Draghi bensì al Pd, assicura subito dopo. Ma quando il partito di Elly Schlein prova a sbandierare l’immagine dell’ex premier sul treno per Kiev con Olaf Scholz ed Emmanuel Macron per metterla in difficoltà, Giorgia Meloni chiarisce che la sua politica estera non può risolversi nella triangolazione Roma-Berlino-Parigi, come nella foto del “grande gesto da statista del mio predecessore”. “Per alcuni la politica estera è stata farsi foto con Francia e Germania quando non si portava a casa niente. L’Europa non è a tre ma a 27, bisogna parlare con tutti: io parlo con Germania, Francia e pure con l’Ungheria, questo è fare bene il mio mestiere”, rivendica alla vigilia della sua sfida politica più delicata, quella che si gioca in settimana sul Patto di stabilità. (dall’agenzia Ansa.it)

Quanta pena mi fa questa premier! Il suo smodato ego non ha proprio limiti. Osa persino ironizzare sul suo predecessore Mario Draghi. Lo attacca peraltro proprio sul punto in cui era più forte e inattaccabile: il carisma e l’autorevolezza universalmente riconosciuti nei rapporti europei ed internazionali. Si tratta probabilmente anche di complesso di inferiorità tipico delle persone piccole, non solo e non tanto dal punto di vista fisico (basta guardare come si muove e si atteggia…).

Un giorno una rana vide in un prato un bue e, toccata dall’invidia per una così grande mole, gonfiò la sua pelle rugosa. Domandò poi ai suoi figli se non fosse più grossa del bue. Quelli risposero in coro: “Noooo”. Di nuovo, con uno sforzo maggiore, tese la pelle e chiese di nuovo chi dei due fosse più grosso. I figlioletti risposero: “Il bueeee”. Infine, mentre provò a gonfiarsi ancora di più, inspirò moltissima aria finché… BOOOOOM! Perché chi troppo vuole…

Gli atteggiamenti e i comportamenti di Giorgia Meloni sono talmente assurdi e fastidiosi nell’ostentare sicurezze e certezze, da non meritare critiche nel merito, ma piuttosto puerili ma significative reprimende metodologiche e psicologiche.

Ricordo un politico di razza, a cui mi sentivo molto vicino per mentalità e cultura prima che per motivi politici: Mino Martinazzoli, allora segretario del Partito Polare nato sulle ceneri della Democrazia Cristiana. Ad una domanda secca su un problema complesso rispose con ammirevole equilibrio e grande onestà intellettuale, dicendo (riporto a senso): «Sento molti miei colleghi che ostentano certezze a tutto spiano, io rischio di esprimere solo forti dubbi, perché di certezze ne ho ben poche…». Sono sicuro che, dall’alto della sua intelligenza di pensiero, associata all’umiltà di proposta, direbbe così anche e a maggior ragione oggi.

Pur sprofondando nel berlusconismo, penso che molti ricorderanno l’espressione di scetticismo del cavaliere con la sua alzata di sopracciglio, riservata all’autocandidatura meloniana propinata al Quirinale davanti ai giornalisti.  Lui lo ha fatto, anche se, in fin dei conti, Giorgia Meloni poteva essere considerata una sua inopinata appendice politica e comportamentale. Oggi avrebbe molte cose da alzare…

Tornando a bomba, di fronte alle sfrontate e penose sottovalutazioni draghiane da parte di Giorgia Meloni, mio padre, che amava bollare le vicende ridicole e non si lasciava sfuggire la possibilità di sottolinearle in modo sarcastico, lancerebbe il suo acido e personale commento di sintesi, spiritoso ma profondo, buffo ma ironico e direbbe rivolto all’incauta premier attuale: “A sarìss cme där dal povrètt a Barìlla s’al magna ‘na sigolla”.

Quando una persona esagera con le parole, allargando a dismisura le proprie possibilità di intervento, le si dice in dialetto parmigiano “Cala Tèlo” per riportarla al proprio livello. Non so chi fosse Tèlo, è facile immaginarlo. Cala Giorgia!

Qualche tempo fa mi hanno parlato di un soggetto che passava il suo tempo a stupire la gente, girovagando per i bar, sfoggiando auto e moto di lusso, raccontando le sue imprese di vario genere (naturalmente sesso compreso). In effetti di personaggi del genere ce ne sono in giro parecchi (anche in politica). Quindi, niente di originale. La cosa che però mi è piaciuta è il come veniva vissuto dai suoi concittadini. Lo avevano letteralmente sepolto, appioppandogli un soprannome azzeccatissimo: “füm” (con la u lombarda). La premier “füm”. Vi è piaciuta?