Cercasi bottegaio per il museo egizio

Da bambino ho chiesto ripetutamente a mio padre di darmi alcuni ragguagli su cosa fosse stato il fascismo. Tra i tanti me ne diede uno molto semplice e colorito. Se c’era da scegliere una persona per ricoprire un importante incarico pubblico, prendevano anche il più analfabeta e tonto dei bottegai (con tutto il rispetto per la categoria), purché avesse in tasca la tessera del fascio e ubbidisse agli ordini del federale di turno. «N’ éra basta ch’al gaviss la tésra in sacòsa, po’ al podäva ésor ànca un stupidd, ansi s’ l’ éra un stuppid, ancòrra méj…». A quel punto chiesi: «E tu papa, ce l’avevi quella tessera lì?». «Ah no po’!» mi rispose seccamente.

«Faremo di tutto per cacciare il direttore del Museo Egizio di Torino. Chiediamo al ministro della Cultura Sangiuliano di cacciarlo se lui non fa un gesto di dignità e non si dimette lui». Nel mirino della Lega ritorna Christian Greco, egittologo e apprezzato manager museale che negli ultimi ha incrementato di molto gli ingressi al secondo polo espositivo al mondo della cultura dei faraoni, dopo quello del Cairo. A scagliarsi con foga contro lo studioso è il vicesegretario della Lega Andrea Crippa. Ma l’egittologo nel 2018 era stato attaccato anche dalla leader di Fdi Giorgia Meloni. 

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Qual è dunque il motivo per cui il direttore Christian Greco è nel mirino di Lega e Fdi? «Qualche anno fa – racconta il leghista Crippa – Greco decise uno sconto solo per i cittadini musulmani (una coppia avrebbe pagato solo un biglietto). Lui mi denunciò, fui condannato in primo grado e assolto in secondo, vincendo la causa. É un direttore di sinistra che ha gestito il Museo in modo ideologico e razzista contro gli italiani e i cittadini di religione cristiana. Incredibile che dopo aver gestito il Museo in modo ideologico ora chieda di mantenere la poltrona al governo di centrodestra. Il Museo Egizio di Torino viene pagato dai cittadini e lui ascolta solo la sinistra. È un razzista contro italiani e cristiani», conclude il vicesegretario della Lega.

Evidentemente l’attuale direttore del museo egizio non corrisponde ai criteri bottegai della destra, che non sta esercitando il potere, ma lo sta occupando, che non sta esprimendo una sua cultura, ma intende imporre la sua sub-cultura.

Fra le diverse reazioni critiche a questa, che, comunque la si voglia interpretare, altro non è che una censura bella e buona, la più appropriata mi è parsa quella di Osvaldo Napoli, presidente di Azione in Piemonte, il quale ritiene l’attacco al direttore del museo «rivelatore di una patologia tipica di una certa destra anche in Piemonte, vale a dire bulimia di poltrone, incarichi di vertice in enti pubblici e istituzioni culturali».

Non si tratta, come sostiene qualcuno, di cercare il pelo fascista nell’uovo meloniano, ma semmai di essere molto scettici sul fatto che la gallina nera possa fare l’uovo bianco. Anche la solita scusa del così han fatto e fanno tutti non mi convince affatto, perché non è vero che nella notte tutti i gatti sono bigi, sembra che sia così, salvo accorgersi della varietà dei colori, facendo appena un po’ di luce sul passato e sul presente.