Moody’s scopre l’acqua calda

La nuova tassa “è credit negative” per il settore, avvertono gli analisti di Moody’s. Che ne evidenziano l’effetto negativo per gli istituti: secondo i calcoli proforma su cinque banche che rappresentano oltre il 60% del margine di interesse del sistema (UniCredit, Intesa Sanpaolo, Bper, Banco Bpm e Mps) “ridurrà sensibilmente il loro reddito netto”, con un peso di “circa il 15% dell’utile netto 2022 del sistema”. Per Fitch intaccherà la redditività delle banche, ma senza comportare un abbassamento del rating. 

Moody’s Corporation è un’agenzia di rating, privata, che ha sede a New York, fondata nel 1909 da John Moody, giornalista specializzato in economia che aveva un particolare interesse per la trasparenza finanziaria delle aziende. Detto in parole povere si tratta di un soggetto che giudica autorevolmente i conti delle aziende. E cosa dice riguardo agli effetti della tassa sugli extraprofitti delle banche, di cui si fa un gran parlare? Prevede una riduzione del reddito degli istituti bancari! Non c’era bisogno di Moody’s per arrivare a questa considerazione. Le tasse colpiscono i redditi dei contribuenti e fino a prova contraria li diminuiscono. Il problema non è questo, ma semmai di vedere se la tassazione sia equa, colpisca chi ha più capacità contributiva, contribuisca a creare le risorse per meglio governare, fornire migliori servizi ai cittadini e riequilibrare le loro economie.

Se il sistema bancario va in crisi per effetto di una tassa, peraltro già in via di annunciato ridimensionamento, che colpisce notevoli profitti non dovuti allo sviluppo dell’economia, ma ai sacrifici esosi ed indiscriminati imposti a intere categorie di cittadini, vuol dire che si basa sulla speculazione e niente più.

Mio padre, da grande saggio qual era, sosteneva che per giudicare e fare i raggi etici a una persona bizoggnäva guardarne e toccarne il portafoglio. È lì che casca l’asino, è lì la prova del nove di certa generosità a parole, di certa disponibilità teorica. «Tòchia in-t-al portafój…».

Le banche, toccate nel vivo e oltre tutto sorprese con le dita nella marmellata dell’inflazione galoppante, reagiscono né più né meno come qualsiasi contribuente, che preferisce difendere le proprie rendite di posizione e rinvia agli altri il contributo al sostegno delle casse erariali.

Cosa potrai mai succedere se le banche guadagneranno un po’ meno? Troveranno subdolamente il modo di recuperare reddito torchiando direttamente o indirettamente i loro clienti. Questo è il vero problema: il sistema ha gli anticorpi per resistere agli attacchi. Sono i contribuenti poveri che non li hanno e quindi soffrono. Servirà questo improvvisato provvedimento governativo ad intaccare lo strapotere globale della finanza? Temo di no.

Il prelievo sugli extraprofitti bancari è finito in prima pagina sul quotidiano finanziario britannico che dedica al caso un lungo articolo intitolato “La Robin Hood tax danneggia la reputazione dell’Italia”. Il giornale sottolinea come la tempesta scatenata dalla misura decisa dal governo “metta alla prova la capacità di Giorgia Meloni di afferrare la realtà del mercato”. E aggiunge che “la gaffe del governo italiano ha inflitto un serio danno alla credibilità degli sforzi del primo ministro Giorgia Meloni di presentarsi come un’amministratrice responsabile dell’economia”. (dal quotidiano “Avvenire”)

La politica si illude di determinare le sorti del mondo che sono nelle mani della tecnocrazia finanziaria: la reputazione dell’Italia verrebbe incrinata dalla tassa sugli extraprofitti e non dalla povertà dilagante. Giorgia Meloni comincia a pagare il suo appiattimento sull’andazzo affaristico e bellicistico. Ha trovato legittimazione a questo livello ed ora il sistema non ammette scherzi e digressioni dilettantesche.

La sinistra invece di balbettare di fronte a questa spiazzante iniziativa del governo dovrebbe farne l’occasione per giocare al rialzo sul terreno dell’equità fiscale, sul terreno della lotta a tutti gli extraprofitti, nel campo della revisione di un sistema basato sull’inequità e sull’ingiustizia sociale. Vada cioè a vedere se il governo Meloni sta bluffando giocando le carte truccate di una destra sociale e punti a giocare al rialzo in una virtuosa gara di apertura verso chi fa fatica a vivere e addirittura a sopravvivere.