La politica a scuola da certi pretacci

Andrà a Caivano. Giorgia Meloni ha accolto l’invito di don Maurizio Patriciello. Il parroco nei giorni scorsi ha chiesto alla premier di recarsi nel Comune dell’area a nord di Napoli, al confine con la provincia di Caserta, dove sono state stuprate due cuginette, «perché il Parco Verde è Italia, e i nostri bambini sono italiani». Giorgia Meloni ne ha parlato durante il Consiglio dei ministri di ieri. Ha detto che il governo punta a «bonificare l’area» di Caivano, sottolineando che «per la criminalità non esistono zone franche». Poi ha precisato che la sua «non sarà una semplice visita: offriremo sicurezza alla popolazione». E ha aggiunto che il centro sportivo in stato di abbandono, uno dei luoghi dove si sarebbero consumate le violenze del branco, «deve essere ripristinato e reso funzionante il prima possibile». «Ringrazio la presidente del Consiglio che ha accolto il mio invito. Ha mostrato sensibilità. E da credente ringrazio il Signore che ci dà la forza di andare avanti e di non arrenderci» ha aggiunto il sacerdote. (dal quotidiano “Avvenire”)

Purtroppo l’insensibilità della politica ai problemi sociali non ha colore. Volete la dimostrazione? Una volta mia sorella Lucia, consigliera comunale, durante un dibattito nell’assise parmigiana sul problema dell’assistenza alle persone svantaggiate, attaccò la giunta di sinistra e sbottò esclamando: «Il comune di Parma fa troppo poco per la povera gente, andate a scuola da don Sacchi, è lui che copre i nostri e vostri buchi…». Don Sergio Sacchi era il parroco del nostro quartiere, un prete costantemente dalla parte degli ultimi, sempre vicino alla gente nei momenti difficili, un prete che non aveva paura di sporcarsi le mani coi problemi sociali.

Don Patriciello ha fatto benissimo a chiamare in causa il governo. Ci vuole un prete a mettere la politica di fronte alle sue gravi responsabilità?

Per la verità nei giorni scorsi la segretaria del partito democratico Elly Schlein si è rivolta alla premier Meloni: “Sulla violenza di genere lavoriamo insieme. Sono giorni in cui leggiamo notizie tragiche di femminicidi e di episodi di stupri e di violenza di genere. Io vorrei fare appello alla presidente del consiglio Giorgia Meloni: questo non è un tema su cui utilizzare la solita dialettica tra le forze politiche. Vorrei che lavorassimo tutti insieme per fare un grande investimento, che serve, di prevenzione, oltre che sulle misure di repressione su cui abbiamo dato la nostra disponibilità a lavorare.  Se guardiamo a questi ultimi fatti, si tratta di vittime e carnefici giovanissimi, questo vuol dire che la cultura dello stupro in questo Paese sta attecchendo anche tra le giovanissime generazioni. Non lo possiamo permettere e quindi vuol dire che bisogna intervenire prima che si radichi quella cultura e quel pregiudizio sessista e quell’idea sbagliata di un diritto del possesso sul corpo della donna. Serve un grande investimento sull’educazione alle differenze, a partire dalle scuole. L’hanno fatto in altri Paesi europei e questo ha contribuito a cambiare questa cultura a prevenire la violenza di genere in tutte le sue forme che purtroppo colpiscono ogni giorno moltissime donne in questo Paese e non soltanto in questo paese. Riusciamo su questo a fare un lavoro comune per un grande investimento che parta dalle scuole e che sradichi quel pregiudizio patriarcale del diritto al possesso sul corpo delle donne che genera violenza anche tra i più giovani?”. (Ansa.it) 

La cosa al momento non ha avuto un seguito, a dimostrazione che la politica non riesce a sbloccarsi e rimane schematicamente abbarbicata alle proprie teoriche identità. Il mio amico Mario Tommasini, politico sui generis, pur di concretizzare progetti a favore di persone svantaggiate era disposto a superare gli schemi, andava a battere cassa dagli industriali, imbarcava nelle sue iniziative laici e cattolici, persone aderenti a diversi partiti e schieramenti: aveva il coraggio di non partire dalle ideologie e dalle tessere di partito, ma dal cuore di chi credeva a certi valori, in particolare la solidarietà sociale. Un giorno l’ho incontrato casualmente per strada: era sempre un piacere confrontarsi con lui, uomo schietto e leale, pronto al dialogo e alla collaborazione. Era comunista, ma estremamente critico verso gli esponenti del suo partito. Quel giorno mi disse: “Veddot  Mora, mi e ti ag cardemma, lor i neg crèddon miga…”. Aveva ragione! O si ha il coraggio di partire concretamente dai bisogni degli ultimi, altrimenti la politica finisce, come si suol dire, in cavalleria. Voleva recuperare i giovani delinquenti a tutti i costi, non li voleva mettere in carcere.

Sarà d’accordo Giorgia Meloni con questo approccio, che dovrebbe essere anche quello di don Patriciello? Cosa vuol dire sicurezza se non si riesce a recuperare queste fasce di emarginazione sociale, se non si riesce a difendere l’integrità delle ragazze riscattando anche i loro coetanei maschi dal gorgo della violenza? Quali proposte concrete ha Elly Schlein da mettere in campo? È lì che l’aspetto al varco. È di lì che deve ripartire la sinistra. Guai se tutto finisse in un compromesso con tanto di inasprimento delle pene. Non basta! Cerchiamo di essere seri! E anche concreti…