All’indomani del discorso di insediamento di Sergio Mattarella mi sono ripromesso di metterne il testo sulla scrivania e/o sul comodino per consultarlo prima di parlare, pensare e scrivere di politica. Sto cercando di mantenere il proposito ed eccone un’occasione propizia: lo scontro-rissa tra Matteo Renzi e i giudici. Riprendo di seguito quanto detto, assertivamente e criticamente, da Mattarella in ordine alla Magistratura.
“Nell’inviare un saluto alle nostre Magistrature – elemento fondamentale del sistema costituzionale e della vita della nostra società –mi preme sottolineare che un profondo processo riformatore deve interessare anche il versante della giustizia. Per troppo tempo è divenuta un terreno di scontro che ha sovente fatto perdere di vista gli interessi della collettività.
Nella salvaguardia dei principi, irrinunziabili, di autonomia e di indipendenza della Magistratura – uno dei cardini della nostra Costituzione – l’ordinamento giudiziario e il sistema di governo autonomo della Magistratura devono corrispondere alle pressanti esigenze di efficienza e di credibilità, come richiesto a buon titolo dai cittadini. È indispensabile che le riforme annunciate giungano con immediatezza a compimento affinché il Consiglio superiore della Magistratura possa svolgere appieno la funzione che gli è propria, valorizzando le indiscusse alte professionalità su cui la Magistratura può contare, superando logiche di appartenenza che, per dettato costituzionale, devono rimanere estranee all’Ordine giudiziario. Occorre per questo che venga recuperato un profondo rigore. In sede di Consiglio Superiore ho sottolineato, a suo tempo, che indipendenza e autonomia sono principi preziosi e basilari della Costituzione ma che il loro presidio risiede nella coscienza dei cittadini: questo sentimento è fortemente indebolito e va ritrovato con urgenza.
I cittadini devono poter nutrire convintamente fiducia e non diffidenza verso la giustizia e l’Ordine giudiziario. Neppure devono avvertire timore per il rischio di decisioni arbitrarie o imprevedibili che, in contrasto con la doverosa certezza del diritto, incidono sulla vita delle persone. Va sempre avvertita la grande delicatezza della necessaria responsabilità che la Repubblica affida ai magistrati. La Magistratura e l’Avvocatura sono chiamate ad assicurare che il processo riformatore si realizzi, facendo recuperare appieno prestigio e credibilità alla funzione giustizia, allineandola agli standard europei”.
I giudici lavano i loro panni sporchi in casa, vale a dire nel Consiglio Superiore della Magistratura: ciò, se da una parte è garanzia di autonomia e indipendenza della Magistratura, dall’altra crea non pochi sospetti sulla imparzialità delle procedure per la selezione, la carriera, la gestione e il controllo dei giudici. Occorre quindi che l’organo di autogoverno risponda a regole molto rigorose a partire dalla sua composizione.
Non è così! Correntismo, corporativismo e politicizzazione rappresentano i tarli di una giustizia molto screditata e poco credibile. Ci sono stati e ci sono giudici impegnati fino al punto da mettere a repentaglio la propria vita e ciò fa suonare ancor più l’allarme per i giudici che non si impegnano, si lasciano distrarre da tentazioni politiche e tengono comportamenti inaccettabili sul piano etico e professionale.
Se ci si sforza di oggettivizzare e sistematizzare l’attacco renziano, non possiamo che concordare con le sue scioccanti critiche: parzialità, accanimenti, interferenze e pressapochismi sono abbastanza evidenti. Matteo Renzi però sta usando un suo caso personale per sferrare un attacco alla magistratura, approfittando della sua posizione politica per difendersi da essa. Ai presunti, anche se molto probabili, colpi ricevuti sotto la cintura, egli risponde con pugni direttamente indirizzati al basso ventre dei procuratori che l’hanno rinviato a giudizio.
Il discorso del finanziamento della politica è molto delicato ed è difficilissimo coglierne le illiceità; il confine tra partiti politici e fondazioni ad esse collegate è altrettanto labile; la conflittualità fra interessi privati e pubblici è un autentico ginepraio in cui la legislazione ha preferito non avventurarsi più di tanto. Sembra che le procure della Repubblica, una volta individuato, più o meno correttamente e sbrigativamente, un terreno di possibili spregiudicatezze ed illegalità, entrino a gamba tesissima, rischiando addirittura di sparare nel mucchio, forse addirittura con un cannone contro un moscerino.
Se però tutti i cittadini, che si sentono in qualche modo lesi nei loro diritti, sparassero a zero come sta facendo Matteo Renzi, il Paese diventerebbe una bolgia molto più di quanto non lo sia già. Non ritengo che la miglior difesa dalle denunce dei giudici sia l’attacco agli stessi. La tentazione di difendersi non tanto nel processo ma dal processo, di cui è stato portatore Silvio Berlusconi, sta facendo scuola e creando non pochi danni nei rapporti tra Magistratura e politica, con ripercussioni su tutti i cittadini.
Ciò non toglie che i macigni di una giustizia ingiusta siano presenti ed ostacolino il cammino della nostra democrazia. Appare con chiarezza la rabbia renziana che può essere comprensibile, ma comunque inaccettabile, oltre tutto essa non serve a creare per lui un clima di rigoroso accertamento della verità e per il Paese i presupposti politici per una riforma urgente e puntuale dell’ordinamento giudiziario.
Separazione delle carriere fra magistratura requirente e giudicante, netta e irreversibile distinzione tra funzione giudiziaria e politica, responsabilità dei magistrati nell’esercizio delle loro funzioni, snellimento dei tempi della giustizia civile e penale: sono alcuni punti irrinunciabili per un miglioramento sostanziale.
Il giusto modo per tirare sassi in piccionaia è quello, per correttezza ed autorevolezza, adottato da Sergio Mattarella. Mentre a Matteo Renzi riconosco indubbio fiuto politico, non riesco a capire la sua strategia politica (ammesso che esista al di là del mantenimento dell’accensione delle luci della ribalta) ed a perdonargli certi comportamenti e sfoghi da osteria (che possono anche suscitare epidermica simpatia, ma non convinta adesione).
I sassi lanciati da Renzi rischiano di trasformarsi in veri e propri boomerang per lui e per tutti. Detta in modo più plastico con un modo di dire parmigiano: l’eventuale “patàja sporca” dei politici non si pulisce gridando all’eventuale “patàja sporca” dei giudici e viceversa.