Lasciateci piangere in pace

A proposito di informazione mio padre mi raccontava come esistesse un popolano del quartiere Oltretorrente (più provocatore che matto), il quale era solito entrare nelle osterie dell’epoca ed urlare una propaganda contro corrente del tipo: “E’ morto il fascismo! La morte del Duce! Basta con le balle!” Lo stesso popolano che aveva improvvisato un comizio ai piedi del monumento a Filippo Corridoni (ripiegato all’indietro in quanto colpito a morte in battaglia), interpretando provocatoriamente la postura nel senso che Corridoni non volesse vedere i misfatti del fascismo e di Mussolini, suo vecchio compagno di battaglie socialiste ed intervistate: quel semplice uomo del popolo, oltre che avere un coraggio da leone, conosceva la storia ed usava molto bene l’arte della polemica e della satira.  Ci voleva del fegato ad esprimersi in quel modo, in un mondo dove, mi diceva mio padre, non potevi fidarti di nessuno, perché i muri avevano le orecchie. Ricordo che, per sintetizzarmi in poche parole l’aria che tirava durante il fascismo, per delineare con estrema semplicità, ma con altrettanta incisività, il quadro che regnava a livello informativo, mi diceva: se si accendeva la radio “Benito Mussolini ha detto che…”, se si andava al cinema con i filmati luce “il capo del governo ha inaugurato…”, se si leggeva il giornale “il Duce ha dichiarato che…”.

Tutto più o meno così ed è in un certo senso così anche oggi, in forme e modi moderni, ma forse ancor più imponenti e subdoli. Se si vuole fare il lavaggio del cervello alla gente o le si tacciono clamorosamente le notizie o la si investe con una continua, pressapochista e superficiale sarabanda di notizie, dentro la quale non ci si raccapezza e dalla quale si esce confusi nella mente e depressi nell’animo.

Si stavano finalmente abbassando le luci sulla ribalta mediatica del covid, si cominciava appena a respirare ed ecco arrivare il ciclone informativo relativo alla guerra tra Russia ed Ucraina. Sono paradossalmente più preoccupato del petulante vociare sulla situazione internazionale che degli effetti veri e propri della guerra. Siamo stati letteralmente torturati ed allarmati per due anni dalle pseudo-verità più virali del virus ed ora ci apprestiamo a soffrire per un vero e proprio ciarpame informativo relativo a quella che già si comincia a definire come la terza guerra mondiale.

Viviamo dentro un castello mediatico autoreferenziale in cui tutto fa spettacolo, in cui tutto serve per catturare audience e pubblicità, in cui la verità non serve e non interessa a nessuno. Diventa quasi impossibile selezionare le fonti e operare delle scelte sui mezzi d’informazione, tanta è la confusione che regna sovrana.

Mio padre, che la sapeva molto lunga, ironizzava sui comportamenti dei conduttori dei telegiornali, che, alla fine delle corrispondenze dai luoghi terremotati snocciolanti il bilancio delle vittime (morti, feriti, dispersi, senza casa etc.), chiudevano l’argomento più o meno così: “Bene, ora passiamo a parlare di un’altra questione…”. Bene? Si chiedeva sconcertato…Oggi si dovrebbe aggiornare, perché l’intercalare giornalistico è cambiato: “Tot morti, tot feriti, tot macerie…ma adesso andiamo in pubblicità…”.

Sarà più o meno così anche per la guerra scatenata dissennatamente dalla Russia e subita passivamente e omertosamente dal resto del mondo. Abbiamo assistito alla parodia delle schermaglie del dialogo diplomatico, ora va in scena la guerra vera e propria. Su questi discorsi non si farà chiarezza, basterà il fumo tossico di un’informazione pletorica, stucchevole e sostanzialmente complice delle nefandezze perpetrate. Cercherò di difendermi dall’eco mediatica per avere la forza di piangere sui drammi di uomini e donne convinti di assistere al più brutto spettacolo del mondo.