I nervi scoperti della politica

L’aut aut di Draghi: “Adesso o il Parlamento ci segue o dovrete trovarvi un altro esecutivo”. Il governo va sotto alle Camere. Il premier riferisce al Quirinale, poi chiede un chiarimento ai partiti. Secondo Ilaria Lombardo de La stampa, il rapporto tra i partiti e Mario Draghi si sta sfibrando: lo proverebbe un confronto aspro avuto tra il presidente del Consiglio e i capidelegazione della maggioranza.

In una intervista rilasciata da Massimo Cacciari ad Andrea Malaguti de La stampa, il filosofo afferma: “Questo sistema politico è morto, così i partiti non servono a niente”. C’è qualcosa di irrevocabile nel modo in cui la voce del professor Massimo Cacciari sigilla le parole, sulla coda di 48 ore in cui i brandelli della credibilità politica sono sepolti prima dalla Corte Costituzionale guidata da Giuliano Amato e poi dal nervosismo insolitamente plateale di Mario Draghi. Amato, nel corso di una sorprendente conferenza stampa, spiega promozione e bocciature dei referendum, appellandosi a un Parlamento sempre più inerme perché si sbrighi a legiferare. Dall’altra parte i partiti, a livello parlamentare, dimostrano una crescente insofferenza nei riguardi del governo ultra-decisionista di Mario Draghi.

Non condivido la lettura giornalistica delle recenti decisioni della Corte Costituzionale, viste come una provocatoria spinta al Parlamento: come ho già scritto, ci vedo assai più una subdola copertura di sistema. Tuttavia il vuoto legislativo appare clamoroso e dovrebbe indurre chi di dovere a darsi una mossa.

Draghi non ha la pazienza di Aldo Moro, anche perché non è un politico e, checché se ne dica, non ne coglie i meccanismi e i tempi: è portato quindi a mettere la politica con le spalle al muro, rischiando di buttare il bambino del gioco democratico assieme all’acqua sporca della melina partitica.

Non mi resta che tornare di seguito alle affermazioni di Sergio Mattarella, contenute nel suo discorso di reinsediamento al Quirinale. “La sfida – che si presenta a livello mondiale – per la salvaguardia della democrazia riguarda tutti e anzitutto le istituzioni. Dipenderà, in primo luogo, dalla forza del Parlamento, dalla elevata qualità della attività che vi si svolge, dai necessari adeguamenti procedurali. Vanno tenute unite due esigenze irrinunziabili: rispetto dei percorsi di garanzia democratica e, insieme, tempestività delle decisioni. Per questo è cruciale il ruolo del Parlamento, come luogo della partecipazione. Il luogo dove si costruisce il consenso attorno alle decisioni che si assumono. Il luogo dove la politica riconosce, valorizza e immette nelle istituzioni ciò che di vivo cresce nella società civile. Così come è decisivo il ruolo e lo spazio delle autonomie.

Il pluralismo delle istituzioni, vissuto con spirito di collaborazione – come abbiamo visto nel corso dell’emergenza pandemica – rafforza la democrazia e la società. Non compete a me indicare percorsi riformatori da seguire. Ma dobbiamo sapere che dalle risposte che saranno date a questi temi dipenderà la qualità della nostra democrazia. Quel che appare comunque necessario – nell’indispensabile dialogo collaborativo tra Governo e Parlamento è che – particolarmente sugli atti fondamentali di governo del Paese – il Parlamento sia sempre posto in condizione di poterli esaminare e valutare con tempi adeguati. La forzata compressione dei tempi parlamentari rappresenta un rischio non certo minore di ingiustificate e dannose dilatazioni dei tempi. Appare anche necessario un ricorso ordinato alle diverse fonti normative, rispettoso dei limiti posti dalla Costituzione. La qualità stessa e il prestigio della rappresentanza dipendono, in misura non marginale, dalla capacità dei partiti di esprimere ciò che emerge nei diversi ambiti della vita economica e sociale, di favorire la partecipazione, di allenare al confronto. I partiti sono chiamati a rispondere alle domande di apertura che provengono dai cittadini e dalle forze sociali.

Senza partiti coinvolgenti, così come senza corpi sociali intermedi, il cittadino si scopre solo e più indifeso. Deve poter far affidamento sulla politica come modalità civile per esprimere le proprie idee e, insieme, la propria appartenenza alla Repubblica. Il Parlamento ha davanti a sé un compito di grande importanza perché, attraverso nuove regole, può favorire una stagione di partecipazione. Anche sul piano etico e culturale, è necessario – proprio nel momento della difficoltà – sollecitare quella passione che in tanti modi si esprime nella nostra comunità”.

Se la politica fosse una partita tra governo e parlamento sarei tentato di tifare per Mario Draghi. Siccome però è l’arte del governare, non posso che spezzare una lancia a favore del Parlamento, anche se questo Parlamento non merita troppo rispetto e troppa attenzione.  La migliore sintesi delle esigenze apparentemente contrapposte la fa il Presidente della Repubblica. Lo si ascolti. In questo momento storico è l’unico punto di riferimento: saprà dispensare suggerimenti e consigli molto preziosi. Le intemperanze partitiche, i protagonismi di Giuliano Amato e Mario Draghi lascino il posto all’unico personaggio in grado di coniugare politica, istituzioni e popolo. Il resto è o rischia di essere una rissa.