A prestito dal maanchismo

Metropolis/23, Toti: “Con Di Maio dialogo piacevole, potremmo unirci in una Federazione di Centro”. Il leader di Coraggio Italia Giovanni Toti elogia a Metropolis Luigi Di Maio: “Lavora bene con il governo Draghi, sotto traccia, senza cercare visibilità, nell’elezione del presidente della Repubblica è stato un interlocutore affidabile”. Toti si dice pronto a ripensare anche con Di Maio una Federazione di Centro. “Il Movimento sta esplodendo” in mille rivoli – riflette -, è nato sull’indignazione popolare che oggi sta ritornando negli alvei normali della politica più dialogata”.

Il “maanchismo” è un atteggiamento politico colto da Crozza con la sua impareggiabile ironia. Che rappresenterebbe la volontà di dare vita ad un partito universale, buono per tutti e per tutte le stagioni, che non prende mai posizioni forti sugli argomenti. Cerchiobottismo, in sostanza: pensare ai lavoratori ma anche agli imprenditori, ai laici ma anche al Papa, tifare Juve ma anche Roma. Ma che – tifo a parte – può essere anche visto come un modo per cogliere la complessità dei temi, senza necessariamente ridurli e semplificarli a una contrapposizione tra il bianco e il nero. Se si può discutere sull’accezione del maanchismo – ma prevale di gran lunga quella negativa – non ci sono dubbi su chi sia in Italia il massimo esponente di tale “corrente” politica. Parliamo di Walter Veltroni. (così è scritto in un pezzo tratto dall’Unione sarda).

Evidentemente la malattia è contagiosa se ne è rimasto vittima anche Giovanni Toti, un politico col sistema immunitario a pezzi, che sta disperatamente cercando una via d’uscita dal labirinto di centro-destra in cui peraltro ha bazzicato assai. Il fatto che Di Maio possa essere un potenziale interlocutore del fantomatico nuovo “centro” a cui si sta lavorando, la dice lunga sullo snaturamento identitario e politico del M5S, che è sotto gli occhi di tutti, ad eccezione di Marco Travaglio intestardito a difendere l’indifendibile.

Mio padre raccontava di quel tizio che si era sbilanciato nel dire che la minestra era fredda, dopo di che fu costretto a ingoiarla bollente per non smentire se stesso. Mi pare sia grosso modo l’atteggiamento del pur bravo, anzi bravissimo, Travaglio, il quale da tempo si è lanciato spericolatamente in un atteggiamento molto riguardoso verso i pentastellati e verso Giuseppe Conte: non vuole vedere il disastro in cui sono sprofondati per non ammettere di essersi sbagliato o, quanto meno, illuso.

Il velleitario maanchismo totiano, variante impazzita di quello veltroniano di cui sopra, la dice lunga su un’altra cosa: il “centro politico”, se non è guidato da personaggi di altissimo livello culturale e politico (vedi De Gasperi), se non rappresenta lo storico argine alle inaccettabili derive estremiste (vedi la presa d’atto del fattore K del comunismo), finisce con l’essere un mero escamotage tattico, un sito in cui si collocano gli scontenti di destra e sinistra, un modo per sfruttare una rendita di posizione, un pretestuoso moderatismo che nasconde la smodata voglia di potere.

L’ho già detto e scritto: non sono interessato a queste manovre centriste, a questo tatticismo riveduto e scorretto. Ne ho viste troppe di cose sbagliate fatte all’ombra del centrismo. Mi si dirà: meglio un centro moderato e finanche sgangherato piuttosto di una destra populista e di una sinistra parolaia. Non sono d’accordo. Se gli schemi hanno da finire, facciamoli finire a destra, a sinistra e… al centro.