“Da un lato sono addolorato perché David era un amico. Dall’altro lato ero anche un po’ indignato, perché pensavo: possibile che ci accorgiamo del valore di queste persone, di quello che possono portare nel dibattito politico solo quando non ci sono più”. Il direttore de La Stampa Massimo Giannini ha ricordato così David Sassoli durante Metropolis, la trasmissione del gruppo Gedi. Sono perfettamente d’accordo con Giannini e confesso di sentirmi profondamente in colpa per avere considerato in modo distratto e approssimativo l’azione politica di David Maria Sassoli.
“Fäls cmé ‘na lapida” recita un noto detto dialettale parmigiano. Nel caso di Sassoli la lapide allestita con i funerali di Stato ha ridato a lui il maltolto, ci ha consegnato una persona poco conosciuta, ma molto valida su tutti i piani. Evidentemente la sua discrezione ne ha limitato la conoscenza in mezzo ad una politica sempre più gridata e sbandierata a vanvera.
Mio padre non era un ambizioso, si accontentava dei risultati raggiunti con onestà e laboriosità, non recriminava, non invidiava nessuno, sapeva godere delle piccole (grandi) soddisfazioni della vita. Di fronte a certe carriere fulminanti, senza scandalizzarsi e senza particolare acredine, commentava così: «In-t-la vitta pr’andär avanti, purtróp, bizoggna lavorär äd gòmmod…Mi an sariss miga bón äd färol». Quando qualcuno si pavoneggiava e si dava un contegno, tenendo, come si suol dire, su le carte, ammetteva sconsolatamente: «L’importansa s’a t’ spét ch’ a t’ la daga chiätor…bizoggna ch’a te tla dàgh da ti». Non parliamo delle onorificenze varie, dei premi alla carriera, al lavoro, al merito in genere: «J én robi chi ne m’ piazon miga, dil volti is compron…».
Sassoli nella sua vita ha rispecchiato perfettamente la mentalità di mio padre e purtroppo è finito nel (quasi) dimenticatoio. Di lui non conoscevo né vita né miracoli e devo ammettere che la sua vita merita di essere ripercorsa a livello famigliare, professionale e politico, piena com’è di “miracoli”, di segni, testimonianze e comportamenti degni di grande considerazione ed ammirazione. Un uomo proveniente dal mondo dei media che riesce a dribblare la ribalta dei vip e i suoi futili applausi per recitare la sua parte davanti al pubblico di chi ha fame e sete di giustizia, facendosi carico dei fischi e delle grida degli ultimi della pista.
Voglio doverosamente sottolineare due aspetti della sua vita politica così fortemente legata agli affetti ed ai valori famigliari ed amicali. Mi commuove e mi consola la sua appartenenza alla corrente del “cattolicesimo democratico”, che tanto ha dato e significato per il nostro Paese a livello di classe dirigente e di indirizzo politico. Se non ricordo male, si era timidamente accennato a lui per un’eventuale successione a Mattarella: ve ne erano i presupposti per una continuità umana, politica ed istituzionale. I migliori purtroppo se ne vanno sempre in fretta e in punta di piedi.
Mi colpisce la sua capacità di aprire il palazzo europeo ai bisogni della gente nella genuina fedeltà ad un europeismo che non guarda ai forti ma ai deboli, che non privilegia la burocrazia e la tecnocrazia, ma si preoccupa degli emarginati, degli immigrati e dei disoccupati. Dio sa quanto bisogno ci sia di tornare a questo spirito europeistico e solidaristico dei padri fondatori.
In buona sostanza un esempio di vera ed autentica politica a servizio dei cittadini italiani ed europei. Da cattolico qual era ha concretizzato nella politica la più alta espressione della carità cristiana, dimostrando che si può fare carriera nel senso di mettersi al giusto livello di ascolto verso chi ha bisogno di aiuto: una dimensione elementare ma sostanziale dello stare nelle Istituzioni non per scaldare le seggiole, ma i cuori.
Speriamo che il suo eloquente e, in un certo senso riparatore, funerale induca tutta la classe politica ad un serio esame di coscienza anche e soprattutto in vista dell’importantissimo appuntamento istituzionale che incombe. I giusti evidentemente ci sono ancora. Tendo a considerare Sergio Mattarella come l’ultimo di questa schiera di cui ha fatto parte anche David Sassoli. Spero vivamente di sbagliarmi.