Il governatore della Campania ha chiesto di mettere il lucchetto agli istituti scolastici «per 20-30 giorni», ma l’esecutivo non ha intenzione di rinviare la riapertura post-natalizia. «Se la situazione dovesse diventare drammatica la Regione farà quello che ritiene necessario per tutelare la salute pubblica». In questa frase contenuta in un’intervista rilasciata a La Stampa il presidente della Campania Vincenzo De Luca minaccia di chiudere le scuole da solo se il governo Draghi non gli darà retta. «Abbiamo proposto con grande pacatezza una riflessione che parte dai dati del contagio. Se si ritiene di ragionare, si possono fare le scelte più utili e meno dolorose nella situazione data. Se ci si chiude, ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Io ho detto quello che penso. La decisione spetta al governo. Se poi la situazione dovesse diventare drammatica, la Regione farà quello che ritiene necessario», fa sapere De Luca. Che poi aggiunge: «Sarebbe ragionevole, in caso di breve chiusura oggi, recuperare i giorni sacrificati con una chiusura posticipata dell’anno scolastico».
Seguo con molto scetticismo le prese di posizione dei governatori regionali (già chiamarli così mi scatena una sorta di prurito allergico) in modo direttamente proporzionale alla sfiducia accumulata nei decenni verso le Regioni in generale (una riforma tanto attesa e poi mancata, che si sta addirittura ritorcendo contro il Paese). Questi signori giocano a fare i primi della classe (vedi l’emiliano Bonaccini) oppure i saputelli in salsa leghista (vedi il veneto Zaia) oppure i pierini (vedi il campano De Luca). Ammetto che fra tutti questi aspiranti padreterni quello che mi ispira maggiore simpatia è senza dubbio Vincenzo De Luca: mi piace la sua verve populista, accetto il suo pragmatico buonsenso, ammiro la sua capacità di interpretare l’umore della gente.
La notizia di cui sopra mi conferma nel mio giudizio. La proposta di De Luca in ordine alla posticipata riapertura delle scuole, in modo da sfruttare un maggior indice di vaccinazione fra gli scolari e gli studenti, mi sembra ragionevole e coerente con l’importanza capitale che si dà alla vaccinazione. Se la vaccinazione è veramente l’unica arma a disposizione per combattere il virus nei suoi multiformi attacchi non capisco l’atteggiamento del governo, che sembra avere più la volontà di non creare disturbi e disagi alle famiglie che non quella di contenere la pandemia e difendere la salute dei cittadini.
Il ministro dell’Istruzione si è intestardito nella difesa della didattica in presenza e non c’è verso di farlo ragionare. Non colgo i motivi di una simile impuntatura se non il discorso di garantire la normalità di vita famigliare, sociale ed economica usando l’unica arma difensiva del vaccino: cosa che non sta funzionando. Rispetto agli altri Paesi europei si stanno invertendo le parti: chi prima era permissivo è diventato rigorista ai limiti dei lock down, chi prima è stato decisamente rigorista ora tentenna e non vuol rinunciare al bonus d’immagine accumulato fino ad oggi.
Penso sia inutile aggiungere che non mi piace questo modo incoerente, utilitaristico e strumentale di governare l’emergenza che sta diventando triste normalità. Basti riferirsi agli stadi e agli impianti sportivi nei quali si è, a mio incompetente giudizio, collocata gran parte della ripresa pandemica. Si ha paura a richiuderli: certo se non si chiudono gli stadi, diventa difficile chiudere le scuole. Un tira e molla che all’inizio poteva essere giustificato dalla sorpresa, ma che oggi non si giustifica affatto. Si abbia il coraggio di assumere delle decisioni precise senza rincorrere le contraddittorie sparate scientifiche: di tutto e di tutti si tenga conto e poi si decida per il meglio in un disegno che abbia un minimo di organicità nel tempo e nello spazio.
Se proprio vogliamo collocare Vincenzo De Luca tra i pierini del decentramento regionale, si ricordino due cose. Le barzellette di Pierino, che tutti ben conoscono, mettono a nudo non tanto la pochezza intellettuale di un ragazzino schietto, vivace e impertinente, ma la sciocca presunzione delle autorità che vogliono condizionarlo. In secondo luogo è da preferire un Pierino, che vuol prendere dappertutto e che gioca a carte scoperte, ai bravi governatori che non sanno cosa prendere e giocano a fare i primi della classe. Attenzione perché prima o poi bisognerà consegnare i compiti e sarà una zeppa di errori da segnare con la matita blu.