Rosalina e Super Mario

Una volta, mentre si aspettava l’inizio di una riunione di carattere professionale, i miei simpatici colleghi si esercitarono nel fare previsioni di carriera per i dirigenti del mondo in cui operavamo. Ad un tratto si rivolsero a me, che fino a quel momento me ne ero stato zitto, infastidito da quell’assurdo giochino, quasi per chiedere il mio parere e per scoprire quali fossero le mie eventuali puntate personali. Li gelai con una battuta eticamente inattaccabile: “Io punto molto molto più in alto rispetto ai vostri criteri…”. Ed accennai con un dito ad un piano assai superiore: intendevo riferirmi al Paradiso, quello vero e non quello dei potenti di questa terra. Mi guardarono con aria di compatimento mista ad un senso di sconsolato rispetto.

Me ne sono ricordato con riferimento alle puntate carrieristiche di Mario Draghi, su cui molti commentatori politici si stanno esercitando mentre l’interessato risponde con assordanti silenzi.  Si capisce che punta, ma non è ben chiaro a cosa e in qual modo. Al termine della riparatoria conferenza stampa sulle novità introdotte dal recete decreto governativo in materia di covid, pur avendola seguita a spizzichi e bocconi, non per scelta ma per necessità casalinghe, penso di avere finalmente capito come Draghi veda il proprio futuro.

Chi è capace di mettere d’accordo cautela e speditezza, difesa della vita e sviluppo economico, salute ed istruzione? Sarei tentato di rispondere: solo il Padreterno può riuscirci! Invece Mario Draghi evidentemente ha le carte in regola per provarci. Ecco serviti e spiazzati quanti si interrogano sul futuro draghiano (Chigi o Quirinale?).

La sua bacchetta magica va bene in tutti i casi, consiste infatti nel non cambiare i meccanismi del sistema, salvaguardandoli: ecco il miracolo che ci viene proposto. A livello mediatico il miracolo sta avvenendo, nei fatti… Niente sarà più come prima? Tutto come prima, meglio di prima: è sufficiente che tutti si vaccinino e tutto andrà a posto, dalla scuola, istituzione fondamentale per la nostra democrazia (affermazione retoricamente sconvolgente), alla sanità, messa a repentaglio dalla testardaggine dei no vax (eloquente il grafico con cui si è pavoneggiato il ministro Speranza e da cui si evince che gli angeli ospedalieri non bastano a sconfiggere i demoni non vaccinati), all’economia, altare profano su cui sacrificare le vittime, allo sport, irrinunciabile carrozzone su cui si regge l’economia improduttiva ma beneaugurante.

Morale della favola: tutto sta ruotando intorno a Draghi a prescindere dal ruolo che gli verrà assegnato prossimamente sullo schermo italiano. Forse stiamo esagerando. C’è un detto parmigiano che recita: “i ‘daviz ien cme j insònni” (i pareri sono come i sogni). Anche le opinioni di Draghi? Credo proprio di sì.  Ricordo un sarcastico giudizio espresso parecchio tempo fa su Gianfranco Fini da parte di un importante intellettuale di destra (chiedo scusa ma non ricordo il nome): “non sa un cazzo, ma lo dice bene…”. Speriamo di non dover impietosamente capovolgere questo giudizio in riferimento a Draghi: “dice tutto bene, ma non conclude un cazzo…”.

La povera Rosalina viveva nella più assoluta miseria in un paesino di campagna. Un giorno gli diedero in dono una bella ricottina: Rosalina la mise in un cestello e se ne andò al mercato. Lungo il cammino cominciò a fantasticare, facendo i suoi progetti: andrò al mercato, venderò la ricotta, con quei soldini comprerò delle uova che metterò sotto le chiocce e nasceranno i pulcini che diventeranno polli; venderò i polli e comprerò delle caprette che mi daranno i caprettini: io li venderò e comprerò una vitellina che diventerà mucca e mi darà il latte per fare tante ricottine. Diventerò ricca e la gente passando davanti alla mia bella casetta mi dirà: “Riverita signore Rosalina, riverita!”. Nel dir così la svampitella fece un profondo inchino e la ricotta andò a finire in mezzo alla strada.

Draghi nel suo cestello ha una ricottina molto consistente, un gruzzolo di miliardi Ue da spendere: stia coi piedi per terra, non si monti la testa, non esageri. Della serie chi troppo vuole nulla stringe: pensate se alla fine della fiera ci trovassimo con Berlusconi al Quirinale e Di Maio premier.  A questo punto a Sergio Mattarella, che ha innescato virtuosamente la miccia, non rimane che restare ancora un po’ al Quirinale, giusto il tempo per evitare che l’esplosione della bomba si trasformi in una penosa e pericolosa cilecca.

In fin dei conti che differenza c’è tra le fastidiose e reiterate conferenze stampa di Giuseppe Conte e quelle di Mario Draghi? Conte sparlava bene e Draghi tace, ma ammicca fin troppo bene. Di Conte Mattarella ne aveva piene le tasche, di Draghi ne ha probabilmente fin sopra i capelli.