Le benefiche spaccature del fronte

Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive all’ospedale San Martino di Genova, è intervenuto alla trasmissione “L’Italia s’è desta” su Radio Cusano Campus per criticare il bollettino serale con il numero dei contagi giornalieri. “Non dobbiamo continuare a contare come malati di Covid quelli che vengono ricoverati per un braccio rotto e risultano positivi al tampone. Bisogna – ha aggiunto – anche finirla col report serale, che non dice nulla e non serve a nulla se non mettere l’ansia alle persone, siamo rimasti gli unici a fare il report giornaliero”. “Anche nella registrazione dei decessi – ha continuato Bassetti – se il paziente entra in ospedale per tutt’altro, ma è positivo e muore, viene automaticamente registrato sul modulo come decesso Covid. Ma questi sono numeri assolutamente falsati”, ha concluso polemicamente il primario.

La muraglia cinese dei virologi e degli epidemiologi comincia a mostrare qualche crepa, qualcuno comincia a ragionare con la sua testa, che fino ad ora sembrava portata mediaticamente all’ammasso. Meglio tardi che mai… Qualcuno comincia persino a porsi domande e a dare risposte assai imbarazzanti, che dovrebbero scalfire la compattezza delle passerelle governative, diradate nel tempo ma sempre più insopportabili nel tono da “grilloparlanti” e nel merito da “orecchianti”. Ho attinto al riguardo dalle cronache del quotidiano La Stampa.

È il caso dell’analisi critica dell’epidemiologa Salmaso: “Tanti morti sono ingiustificati, il sistema sanitario ha delle colpe”. L’esperta ed ex direttrice del Centro nazionale di epidemiologia dell’Iss dichiara: «Mentre i vaccini sono offerti a tutti, gli antivirali sono disponibili in maniera diseguale. Vanno coinvolti i medici di base».

«Non sappiamo abbastanza dei decessi Covid». Per Stefania Salmaso, epidemiologa ex direttrice del Centro nazionale di epidemiologia dell’Istituto superiore di sanità, «bisognerebbe avere ulteriori informazioni, conoscere le comorbodità, le tempistiche dei ricoveri, l’eligibilità per trattamenti terapeutici, insomma se ci sono margini di miglioramento del terribile carico di casi fatali giornaliero».

Sulla questione che i tanti morti siano dovuti al fatto che siamo il secondo Paese più vecchio del mondo e il Covid è particolarmente perfido con anziani e fragili, la Salmaso osserva: «Questa è una delle motivazioni, ma non basta a spiegare la frequenza di decessi».

Mi stupisce meno Massimo Cacciari, che ha onestamente e pragmaticamente dichiarato: “Ho fatto la terza dose, la legge si rispetta o te ne vai”. E sui social partono le accuse No Vax. Da sempre critico anche nei confronti del Green Pass ha rispettato le norme. Il presidente della Fondazione Gimbe: «Ha protetto se stesso». Ha comunicato di aver fatto la terza dose del vaccino anti-Covid e ha invitato «chi può» a procedere alla vaccinazione, perché «queste sono le leggi e finché non si ha la forza di cambiarle bisogna rispettarle». Purtroppo c’è chi non ragiona su entrambi i fronti, i vaccinisti ante litteram e gli antivaccinisti per partito preso. In questo modo non si va da nessuna parte. Infatti l’annuncio di Massimo Cacciari – che negli ultimi mesi in molti talk show ha espresso posizioni critiche nei confronti di vaccini e Green Pass – ha scatenato prevedibilmente il web, tra indignazione, sarcasmo e ironia. Decine di post hanno addirittura fatto balzare il nome «Cacciari» in testa ai trend topic del momento.

C’è naturalmente chi lo difende, anche se sui social sono sempre più frequenti gli attacchi: «Chi attacca Cacciari non ha capito nulla del suo discorso», dice qualcuno». Anche il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, commenta su Twitter l’annuncio di Cacciari: «Ha fatto terza dose e protetto se stesso. A differenza dei #novax che lo seguono».

La spiegazione di Cacciari non si ferma a un telegrafico post sui social. Il filosofo spiega: «Chi può vada a vaccinarsi. Chi non è d’accordo ci vada lo stesso, perché queste sono le leggi». Risponde agli attacchi: «Non vedo alcun caso!». Cacciari resta comunque convinto della posizione assunta in questi mesi. «Si cerca di far capire l’insensatezza di una legge, si cerca di modificarla. Ma se non riesci a cambiarla la rispetti. Oppure te ne vai».

Non posso che essere d’accordo con Massimo Cacciari, il quale da sempre ha espresso ragionevolezza critica e prendere atto con soddisfazione come il pensiero unico trovi qualche temperamento anche nel fronte accademico più allineato. È il caso di richiamare Bohème di Giacomo Puccini e precisamente la battuta di Chaunard (il musicista) a Colline (il filosofo), allorché il secondo tenta di gestire al meglio il contorno amichevole all’agonia di Mimì: «Filosofo ragioni!». Mimì muore poco dopo. Speriamo non succeda agli italiani. Se devo infatti essere sincero mi preoccupa molto il morire di covid, ma mi terrorizza forse ancor più morire di “pensiero unico”.