La Cina non è molto lontana

Durante i primi giorni della lotta al coronavirus, con la zona di Codogno isolata e messa in quarantena, provvedimento che poi purtroppo dovette essere allargato all’intero territorio nazionale, un cittadino fece un’uscita clamorosamente trasgressiva, andò a sciare e si procurò una frattura che venne regolarmente curata in ospedale.  A Marcello Lippi, allenatore di calcio, impegnato per alcuni anni come commissario tecnico della nazionale cinese, è stato chiesto cosa pensasse della Cina e del coronavirus. Azzardò una similitudine paradossale, ma non più di tanto: al cittadino italiano in fuga dal lock down è stata sistemata la frattura alla gamba, in Cina lo avrebbero messo al muro.

La Cina non si smentisce ed è di questi giorni la notizia che quattro persone, non rispettose delle norme anti-Covid, sono state costrette a sfilare in strada per gogna pubblica, ognuna tenuta ferma da due guardie in tuta bianca e scortate da un gruppo di poliziotti armati. I quattro avevano anche il loro nome scritto su un cartello appeso al collo con la loro foto. Gli accusati sono stati poi costretti a sfilare in strada tra due ali di folla. La parata si è svolta a Jingxi nella provincia cinese del Guangxi al centro anche di altre controversie come il traffico di persone per l’attraversamento del confine (secondo la stampa locale due delle persone erano accusate anche di immigrazione clandestina). In rete molti commentatori hanno sottolineato la “prevenzione dell’epidemia in stile rivoluzione culturale”.

Tento di seguito un’ardita e provocatoria similitudine altamente sconsigliata ai deboli di cuore politico ed a chi non vuole muovere, intellettualmente parlando, freddo per il letto. Ognuno ha il suo modo di affrontare l’emergenza, più o meno duro, ma sempre e comunque riconducibile alla soppressione, più o meno clamorosa, dei principi di convivenza democratica. Ho la spietata impressione che tutta la legislazione anti-covid, varata dal governo italiano, sia, nel metodo e nel merito, ai limiti della Costituzione: nessuno o quasi nessuno (compresa la Corte Costituzionale e i rappresentanti delle massime Istituzioni repubblicane) ha detto e dice niente, ritenendo ammissibile sacrificare sull’altare di una fumosa e sconclusionata azione di contenimento pandemico le libertà delle persone, persino quella di morire senza essere isolato o criminalizzato. Sono pochissime le persone di un certo peso culturale, che osano dissentire dal sempre più invadente ed invasivo pensiero unico.

In Cina c’è la gogna pubblica, in Italia c’è la gogna mediatica camuffata da una vergognosa opera di disinformazione orchestrata tramite una continua e contraddittoria overdose di notizie, tramite l’inflazione e la spettacolarizzazione delle consulenze scientifiche, tramite la drammatizzazione a corrente alternata dei dati più statistici che reali, tramite la faziosa e omertosa analisi delle problematiche. Chiacchierare continuamente, anche e soprattutto a sproposito, non vuol dire fare informazione, ma il suo esatto contrario. Mio padre aveva un debole per le persone taciturne, le difendeva a spada tratta in quanto riteneva avessero meno probabilità di dire stupidaggini.

In Cina sono riusciti a coniugare il peggior capitalismo con il miglior comunismo: un autentico capolavoro, che sta infatti conquistando il mondo intero, sfilandolo progressivamente dalle tasche degli Stati Uniti. In Italia ci affidiamo sempre più al mercato con la scusa di non essere comunisti e, politicamente parlando, stiamo riducendo al lumicino la possibilità di criticare il potere: l’operazione Draghi sta purtroppo degenerando in tal senso, facendo risuonare le trombe della tecnostruttura a copertura dei primi tre poteri dello Stato assieme alle campane del quarto potere a copertura di ogni e qualsiasi democratico dissenso.

La trasparenza, fin dallo scoppio della pandemia, è un optional: non ci si è capito e non ci si capisce dentro niente. Al riguardo sono curioso di vedere il futuro che avrà l’uso degli anticorpi monoclonali.  Evelina Tacconelli (università di Verona), in una lunga e motivata intervista al quotidiano Avvenire, afferma: «Da noi già adottati su migliaia di pazienti fragili. Entro 72 ore dal test positivo congelano la malattia». Perché l’Italia non li usa e li lascia scadere?

«Una sola dose di anticorpi monoclonali, somministrata al paziente con Covid-19 nei primi tre giorni di infezione, in una sola ora riduce di oltre l´80% il rischio di ricovero ospedaliero: non solo evita la malattia severa, quindi la terapia intensiva o addirittura il decesso, ma costa infinitamente meno di un ricovero. Eppure in Italia in alcune regioni i monoclonali non sono stati utilizzati, addirittura sono stati trasferiti in altre regioni per evitare che scadessero». Uno spreco incomprensibile, che però non avviene nei reparti gestiti da Evelina Tacconelli, 54 anni, professore ordinario di Malattie infettive e direttore della clinica di Malattie infettive dell’azienda ospedaliera universitaria di Verona, responsabile del gruppo di ricerca sulle infezioni resistenti agli antibiotici dell’università di Tübingen in Germania. «Chi è positivo ci contatta, lo valutiamo clinicamente e se pensiamo che per lui i monoclonali possano essere utili gli diamo immediatamente l’appuntamento. Da noi basta una telefonata per ricevere la terapia e tornarsene a casa poco dopo con un’altissima probabilità di non sviluppare il Covid-19». In una parola, guariti. Non solo: «La notizia è che stanno arrivando anticorpi monoclonali in grado anche di fare prevenzione prima del contagio; e altri ancora potranno essere utilizzati subito dopo un possibile contagio, sempre per prevenire». Facciamo due conti: i monoclonali costano circa 1.500 euro e prevengono ricoveri che allo Stato costano decine di migliaia di euro a paziente. Per quale mistero allora non vengono usati?

Forse occorre aspettare di esaurire le scorte di vaccino su cui l’industria farmaceutica ha fatto una girandola di produzioni e di speculazioni? Può darsi che dietro l’uso degli anticorpi monoclonali si nasconda una certa qual frettolosa approssimazione scientifica associata ad un prospettico e mastodontico business. Siccome tutto è business, proviamo almeno a considerarli tutti mettendoli alla pari.