Lo scrittore Alessandro Baricco ha annunciato sui social: “Ho la leucemia. Trapianto di midollo tra un paio di giorni, i medici si sono messi in testa di guarirmi”. “Ehm, c’è una notizia da dare e questa volta la devo proprio dare io, personalmente. Non è un granché, vi avverto. Quel che è successo è che cinque mesi fa mi hanno diagnosticato una leucemia mielomonocitica cronica”, scrive lo scrittore in un post su Facebook.
Il post è accompagno da una foto in cui si vede un computer e una copia de Il Circolo Pickwick di Charles Dickens accanto a un letto d’ospedale. “Ci sono rimasto male – prosegue lo scrittore – ma nemmeno poi tanto, dai. Quando hai una malattia del genere la cosa migliore che puoi fare è sottoporti a un trapianto di cellule staminali del sangue, cosa che farò tra un paio di giorni (be’, non è così semplice, ci stiamo lavorando da mesi, è un lavoro di pazienza). A donarmi le cellule staminali sarà mia sorella Enrica, donna che ai miei occhi era già piuttosto speciale prima di questa avventura, figuriamoci adesso”.
“Molto altro non mi verrebbe da aggiungere – continua -. Forse, ecco, mi va ancora di dire che percepisco ogni momento la fortuna di vivere tutto questo con tanti amici veri intorno, dei figli in gamba, una compagna di vita irresistibile, e il miglior Toro dai tempi dello Scudetto. Sono cose, le prime tre, che ti cambiano la vita. La quarta certo non te la guasta. Insomma, la vedo bene. Per un po’ non contate su di me, ma d’altra parte non abituatevi troppo alla cosa perché i medici che si sono ficcati in testa di guarirmi hanno tutta l’aria di essere in grado di riuscirci abbastanza in fretta”.
Ho una grande ammirazione per Alessandro Baricco e quindi sono rimasto doppiamente colpito e dispiaciuto dalla notizia della sua malattia: questi personaggi, con i loro scritti, con le loro idee e con il loro stile comunicativo, entrano nella tua vita, diventano un po’ come un soggetto di famiglia e quindi fa ancora più male saperli ammalati. Questa la prima, non banale reazione, anche se, a dirla con il sarcasmo di mio padre, se a Baricco andassero a dire che Ennio Mora ha un tumore (facciamoci le corna persino con le dita dei piedi, come affermava simpaticamente una mia carissima zia alquanto superstiziosa), probabilmente risponderebbe con malcelato imbarazzo, chiedendo all’interlocutore chi sia mai questo signore gravemente ammalato, non per indifferenza alle sofferenze altrui, ma per i limiti posti ai rapporti umani.
Mi colpiscono il suo spirito combattivo, il suo ottimismo, la sua fiducia nella medicina, il suo ancoraggio ai sentimenti forti: sono le migliori reazioni possibili sul piano umano, delle quali molto probabilmente io non sarei capace. Quindi traggo dalle sue parole un insegnamento, un invito a non mollare, a combattere fino in fondo la buona battaglia, conservando la fede, certamente nella vita, non so se per Baricco si possa dire anche in Dio. Il cardinal Martini direbbe che è la stessa cosa: Dio è vita e amore alla vita, quindi… Senza esagerare, colgo nella reazione di Baricco alla sua grave malattia un messaggio positivo ed incoraggiante.
C’è però una domanda che mi faccio: è proprio necessario e utile mettere in piazza (oggi si dice sui social) questi fatti così personali e particolari? Cosa spinge ad agire così? Spero non sia una ricerca a tutti i costi del protagonismo e nemmeno una strumentalizzazione a scopo propagandistico della propria notorietà. Sarebbero veramente motivazioni inconsistenti e contraddittorie. E allora perché non autorispettare la propria privacy: gli animali quando stanno male tendono ad isolarsi. Non siamo animali e quindi abbiamo bisogno degli altri anche e soprattutto nei momenti più difficili e tristi, ma questi rapporti devono essere molto profondi e intensi, altrimenti rischiano di rimanere semplici esternazioni di maniera, di costituire una equivoca spettacolarizzazione del dolore o un pretenzioso esorcismo nei confronti della malattia.
Qualche tempo fa un amico medico mi fece osservare come nella cultura americana il tumore sia considerato un evento normale, da vivere e comunicare con tutti, mentre per la nostra cultura è l’anticamera della morte. Non mi piace l’idea di associare immediatamente la malattia grave alla morte, ma non mi piace nemmeno la sua banalizzazione mediatica. Le cose serie vanno comunicate e vissute seriamente. Sono sicuro che per Alessandro Baricco sarà così e mi auguro che la sua esternazione abbia il significato umano di amicizia con i suoi lettori. Io, che sono un suo lettore ed ammiratore, la colgo e la vivo così e mi permetto di esprimergli tutta la mia solidarietà, al di là e al di fuori della insulsa ritualità mediatica, di cui siamo ormai (quasi) tutti e sempre (più) schiavi.